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 2011  aprile 18 Lunedì calendario

L’AMERICA VUOLE UNA «VIA D’USCITA» PER GHEDDAFI —

Gheddafi non ha alcuna intenzione di andarsene e, anzi, manda i suoi uomini all’attacco. Ma nelle capitali della Nato si è convinti che alla fine lascerà. E per questo gli Stati Uniti, insieme agli alleati e in particolare l’Italia, sono alla ricerca di un Paese che un giorno possa accoglierlo. In queste settimane sono trapelate indiscrezioni vaghe. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, dopo diversi contatti, ha parlato della disponibilità espressa da Stati africani, quelli che sono stati ribattezzati il «Gheddafi Fan Club» . Ieri il New York Times ha fatto il punto sostenendo che Washington ha avviato dei sondaggi con alcuni governi. Tra questi ci sono Paesi africani che hanno rapporti storici con il colonnello — che li ha aiutati con investimenti, armi, denaro — o che sono disponibili a favorire una soluzione negoziata. C’è però un problema da risolvere. Gheddafi è sotto inchiesta per crimini contro i civili: un dossier aperto in rispetto al trattato di Roma sulla Corte penale internazionale che sanziona chiunque si macchi di delitti contro la popolazione. Nel caso il colonnello arrivi in uno Stato che ha ratificato il trattato, dovrebbe scattare l’arresto. Tra i Paesi africani che non lo hanno fatto ci sono Zimbabwe, Mauritania e Guinea Equatoriale, Stati non a caso indicati in passato come probabile terra d’asilo per il raìs. Identica la posizione di Bielorussia e Nicaragua, due buoni amici di Tripoli. C’è poi un elenco di firmatari del trattato che potrebbero offrire comunque rifugio. L’Uganda, che si è espresso in questo senso, il Ciad, il Mali e il Sudafrica, il cui presidente Zuma ha avuto ieri un colloquio telefonico con il dittatore. Oppure il Venezuela di Chavez. Agli scenari sull’esilio Gheddafi reagisce picchiando duro sugli oppositori. Dopo le accuse sull’uso di bombe a grappolo a Misurata, sono emerse testimonianze su stupri di massa compiuti dai governativi. Si parla di almeno un centinaio di donne violentate ad Ajdabiya, Misurata, Ras Lanuf e in località minori. Terribile il caso di due sorelle finite nelle mani dei miliziani a Tawurga: le hanno aggredite davanti alla madre prima i soldati, poi i mercenari africani. Anche se gli stupri non sono stati confermati da fonti indipendenti non è difficile credere che possano essere avvenuti. La violenza di massa è una forma di terrore che colpisce e umilia tutti coloro che non possono difendersi. Sul campo la situazione continua a essere instabile. Complice una tempesta di sabbia che ha ostacolato i raid della Nato, le truppe di Gheddafi hanno sferrato un attacco su Ajdabiya. I ribelli sono stati costretti a ripiegare mentre una parte della popolazione ha lasciato le case. Poi nel tardo pomeriggio di ieri gli insorti avrebbero riorganizzato le file bloccando l’avanzata nemica. E gli scontri si sono fatti di nuovo aspri con un intenso tiro di razzi. Nelle prossime ore le posizioni potrebbero cambiare di nuovo.
Guido Olimpio