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 2011  aprile 18 Lunedì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 18 APRILE 2011

Bernard Madoff, protagonista della più grande truffa della storia della finanza condannato negli Stati Uniti a 150 anni di prigione (utilizzando lo “schema Ponzi” pagava gli interessi ai vecchi investitori con i soldi dei nuovi), ha fatto sparire 65 miliardi di dollari. Gianfranco Lande, quello che i giornali chiamano “il Madoff dei Parioli”, si sarebbe fermato a 300 miloni di euro. Federica Angeli: «Denaro investito, da oltre 1.200 persone, in azioni, obbligazioni e liquidità alle Bahamas, in Lussemburgo e in Belgio, lontano dal circuito dei controlli previsti». [1] Tra i clienti eccellenti, politici, giornalisti, personaggi dello spettacolo, calciatori, principesse, la ’ndrangheta ecc. [2]

Lande, boss della società di intermediazione finanziaria Europeanne Gestion Priveé (Egp), è stato arrestato il 24 marzo insieme alla direttrice Raffaella Raspi, al di lei fratello Andrea Raspi, ai broker Roberto Torreggiani e Giampiero Castellani. Accuse (che variano a seconda delle posizioni): associazione per delinquere, truffa, ostacolo alla vigilanza, abusivismo finanziario, esercizio abusivo dell’attività bancaria [3]. Venerdì il tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione. Motivo: i 90 pregiudicati che figurano nella lista dei clienti avrebbero potuto fornire a Lande & C. la loro collaborazione per far sparire un “tesoretto” di cui gli imputati negano l’esistenza. [4]

L’Egp, messa in liquidazione coatta dal ministero dell’Economia e radiata dall’albo francese, aveva un lussuoso ufficio in via Bocca di Leone, nel cuore del centro storico della capitale. [3] Con la promessa di rendimenti fino al 20% (dove il mercato raramente sfiora il 4%), la finanziaria era riuscita ad attrarre i risparmi di una clientela tanto varia quanto selezionata. Ilaria Sacchettoni: «Dal cantante Massimo Ranieri all’ex calciatore Stefano Desideri. Samantha De Grenet, Paolo Guzzanti e sua figlia, l’attrice Sabina. Fra questi nessuno risulta truffato e il danno - se c’è stato - è stato contenuto. In realtà, come hanno spiegato i magistrati, era prevista una sorta di alternanza per i clienti della Egp: mentre alcuni venivano remunerati, ad altri si rispondeva di pazientare perché i loro soldi erano investiti in “fondi chiusi”, non disponibili nell’immediato». [5]

Prendiamo il caso della Guzzanti, cui la vicenda è costata le critiche di molti tra i suoi stessi fan. «La notizia è che io sono stata truffata. Punto e basta. Invece, per assurdo, qui sta passando il concetto che io debba giustificarmi di aver fatto qualche investimento... [...] Sui blog scrivono quelli più ossessionati... Io non li offendo, ma è esattamente così. Si sono gasati, poverini, hanno letto certi articoli e si sono messi a pontificare, a dirmi quello che avrei dovuto fare e non fare, con i miei soldi. Uno è arrivato a scrivere che i miei soldi avrei dovuto investirli aprendo un bar... Io? La barista? No, dico: si rende conto di qual è il livello della polemica? E però la colpa è vostra, di voi che sui giornali avete parlato solo di me e di Massimo Ranieri». [6]

Lande, che non è nato nella Roma bene, vi era stato introdotto da Giampiero Castellacci de Villanova, finito anche lui in galera. Goffredo Buccini: «Sua mamma, la nobildonna Edvige Delfino, cui la morte nel 2009 ha risparmiato questa vergogna, chiacchierava e beveva soft drink al caffè Ginori d’estate e al bar Euclide d’inverno, con le mamme di quelli che, quarant’anni dopo, lui ha raggirato». [7] Separata in casa «da prima che cominciassero i guai», la moglie Consuelo lo difende: «Mio marito è stato un fregnone. S’è consegnato ciecamente a questo tipo che aveva conosciuto alla San Paolo tanti anni fa. Lande faceva certe conferenze all’hotel Parco dei Principi illustrando la bontà dei suoi prodotti finanziari, Giampiero ha imboccato. Come lui, tanti, che non erano sicuramente cerebrolesi. Mio marito è stato il primo truffato». [8]

Secondo la principessa Claudia Ruspoli, uno dei denuncianti, «l’anima nera» della banda è Raffaella Raspi: «Crudelia Demon, simile in tutto e per tutto al cattivissimo personaggio Disney. Sia nell’aspetto, sia nei modi: mi ha aggredito con parole che non è il caso di ripetere. E poi perché? Avevano i miei soldi, ero nel pieno diritto di riaverli indietro...». [9] La Raspi, che è anche la fidanzata di Lande, si difende: «La maggior parte dei clienti è stata remunerata sia nel capitale che negli interessi, a volte con cifre esageratamente più alte del capitale iniziale... Moltissimi mi hanno detto di aver guadagnato cifre iperboliche». [10]

Quando tirava fuori il “mestiere”, Lande stregava tutti. Uno dei denuncianti: «Non voglio essere tacciato di poca moralità. Se si hanno dei risparmi elevati non si investe in titoli di stato e non si va al Bancoposta ma si cerca di capitalizzare in modo più redditizio». Laura Serloni: «E Lande, in questo, era un maestro». [11] Sacchettoni: «Dopo 3 anni d’indagini il procuratore aggiunto Nello Rossi e i colleghi Luca Tescaroli e Francesco Ciardi hanno ricostruito un profilo diverso». [5]

Le verifiche sono partite dalle querele di 30 vittime. Solo 30? Roberto D’Agostino: «Il problema è che se fai denuncia ti possono chiedere da dove venivano i soldi che avevi dato a questa gente». [12] Tra i primi a collaborare con il nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza c’è un cugino dell’onorevole Paolo Guzzanti, Sandro Balducci, che ha raccontato: «Alla fine del 2008 decisi, su consiglio di Paolo Guzzanti, che da 15 anni insieme a Sabina conosceva e affidava il suo denaro alla Eim di Lande, di investire l’eredità che mi lasciò mio padre nella società di cui Lande era il legale rappresentante insieme alle Raspi. Lascerei stare la cifra, ma era una somma cospicua. Diedi questi soldi a Lande con tutte le garanzie del caso. Propose varie opzioni di investimento e io scelsi delle obbligazioni a basso rischio che mi avrebbero garantito dei rendimenti al 6% lordo». [13]

Le obbligazioni, intestate alla Dharma, erano false, «pezzi di carta, senza alcun valore. Come i soldi del monopoli», ma Balducci non poteva sospettarlo: «Nel mio caso le obbligazioni erano garantite da un bot italiano di cui Lande mi aveva fornito un codice Isin assolutamente vero, verificato dalla mia banca. Un titolo vero, realmente emesso dal ministero del Tesoro che Lande però non ha mai comprato. Il primo anno è andato tutto liscio, in banca è arrivato il bonifico. Ho fatto il 740 con la dichiarazione di consistenza della Dharma, che dimostrava gli interessi attivi e ho pagato le tasse dovute su quegli interessi che avevo maturato». [13]

Nel settembre 2009, non essendo arrivato nessun interesse, Balducci chiese conto dei suoi soldi, ma Lande fu evasivo. «I soldi erano spariti. Il 18 settembre scadeva il titolo di stato su cui, in teoria, avevo investito e il 20 avrei dovuto avere il mio denaro. Tanto che avevo fissato il rogito per l’acquisto di una casa in ottobre. L’acquisto è però sfumato, così ho perso quella casa e i miei soldi. Beffato due volte in un colpo solo». Si arriva così alla fine della storia: «Quando andai a reclamare il denaro che io e le mie due sorelle avevamo affidato a Lande, il 20 luglio del 2010, lui mi rispose che non poteva restituirmelo perché era stato vittima di un’estorsione dei Piromalli». [13]

Ormai sicuro di riuscire a farla franca, Lande aveva alzato il tiro accettando di investire 14 milioni di euro appartenenti al clan ’ndranghetista. Federica Angeli & Francesco Viviano: «A lui quei soldi sono stati consegnati da due imprenditori di Forlì: il commercialista Matteo Cosmi, peraltro implicato nella loggia P3 come mediatore d’affari di Flavio Carboni, e il broker Giuseppe Giuliani Ricci. Ma il messaggio era stato chiaro: trattasi di soldi “speciali”. Ma il trattamento riservato al clan della ’ndrangheta non è stato diverso da quello usato per tutti gli altri. Così Lande si è ritrovato nei guai. Due affiliati del clan sono entrati all’improvviso nel suo ufficio di via Bocca di Leone e senza mezzi termini è stato minacciato di morte. “O ci ridai i nostri soldi, oppure ammazziamo te e la tua famiglia”». [14]

Tanta è stata la paura che 8 dei 14 milioni sono stati immediatamente riconsegnati. Angeli & Viviano: «Poi ha sporto una denuncia ai carabinieri per estorsione. Se da una parte la denuncia lo ha salvato da una morte annunciata, dall’altra ha aperto una crepa nella macchina ruba-soldi. Gli uomini del nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza hanno infatti cominciato a tenere d’occhio i movimenti di denaro di Lande. Ma questo il re del raggiro pariolino deve averlo intuito. Tanto che, qualche mese dopo la denuncia per estorsione, ha incaricato un suo stretto collaboratore, marito della sua segretaria personale, di andare a recuperare tutto il carteggio nel suo ufficio in Belgio con liste di nominativi, documenti sui giri parabolici che il denaro consegnato dalle vittime aveva fatto e atti di compravendita». [14]

Il collaboratore ha noleggiato un furgoncino, incartato tutto e procurato al boss della truffa un appartamento a Roma in cui nascondere quelle carte. Angeli & Viviano: «Ma il giochino ormai era alla frutta. In procura hanno cominciato a presentarsi alcune delle vittime che denunciavano di non aver più rivisto i soldi investiti e consegnati a Lande. Il Madoff romano è così finito in carcere, seguito dai suoi quattro complici. E il suo fidato collaboratore ha deciso di collaborare con la giustizia e, prima di finire anche lui nei guai, ha consegnato alla finanza le chiavi dell’appartamento. Ed è da lì che sono uscite nuove importanti carte: una lista con 500 nomi, tra vittime “non scudate” e riciclatori, e il tesoro di Lande». [14]

Chiuso a Regina Coeli, Lande racconta che i problemi sono cominciati quando la società Iem ha portato i suoi clienti in Egp per scudare, ovvero trasferire in Italia i capitali depositati all’estero: «È allora che accade l’impensabile: moltissimi, dopo aver fatto rientrare il denaro, hanno iniziato improvvisamente a disinvestire i fondi in loro possesso. E questa imprevista richiesta di liquidità, in un momento di crisi economico-finanziaria globale, ci ha dato il colpo di grazia». [15]

L’intreccio di agganci e attività, fa intravedere ben altri scenari. Giovanni Bianconi: «È l’enigma del Madoff capitolino che gira intorno a un quesito di fondo: è solo un finanziere avventuroso e spericolato, costretto a rischiare per rendere conto ai risparmiatori dopo aver giocato col loro denaro fino a dichiarare bancarotta, oppure è la rotella di un ingranaggio molto più grande, legato a chissà quali contesti industriali, internazionali e criminali? A questa domanda devono rispondere i pubblici ministeri della Procura di Roma». [16]

Note: [1] Federica Angeli, la Repubblica 1/4; [2] Federica Angeli, Francesco Viviano, la Repubblica 2/4, 5/4, 6/4; [3] Massimo Lugli, la Repubblica 25/3; [4] Federica Angeli, Maria Elena Vincenzi, la Repubblica 16/4; [5] Ilaria Sacchettoni, Corriere della Sera 25/3; [6] Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 31/3; [7] Goffredo Buccini, Corriere della Sera 31/3; [8] Goffredo Buccini, Corriere della Sera 1/4; [9] Alessandro Capponi, Corriere della Sera 4/4; [10] Lavinia Di Gianvito, Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 13/4; [11] Laura Serloni, la Repubblica 3/4; [12] Goffredo Buccini, Corriere della Sera 31/3; [13] Federica Angeli, la Repubblica 4/4; [14] Federica Angeli e Francesco Viviano, la Repubblica 3/4; [15] Giovanna Vitale, la Repubblica 3/4; [16] Giovanni Bianconi, Corriere della Sera 11/4.