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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

ALLE GENERALI ANCHE DEL VECCHIO MOLLA GERONZI

La riunione del consiglio delle Assicurazioni Generali convocata per domani a Roma si avvia a trasformarsi in un ring dedicato al regolamento di conti nell’alta finanza nazionale. Dopo i recenti attacchi di Diego Della Valle al presidente della compagnia, "l’arzillo vecchietto" Cesare Geronzi, a innescare la miccia di un nuovo scontro ieri è arrivata la notizia delle dimissioni di Leonardo Del Vecchio dal consiglio di amministrazione del gruppo di Trieste, crocevia dei poteri forti del capitalismo.
Il patron di Luxottica, uno dei più noti, e dei più ricchi, imprenditori italiani, si sarebbe deciso al gesto clamoroso per manifestare il suo dissenso per l’invasione di campo di Geronzi. Il quale, pur non avendo nessuna delega operativa, nei giorni scorsi in un’intervista al quotidiano britannico Financial Times avrebbe prospettato possibili futuri impegni di Generali in banche o nella costruzione del Ponte di Messina. L’estemporanea uscita del presidente sarebbe stata accolta con sorpresa anche da altri consiglieri della compagnia. E perfino gli analisti di alcune case d’investimento internazionali non hanno mancato di rilevare nei loro report che le parole di Geronzi non erano in linea con quanto dichiarato nell’incontro di novembre con la comunità finanziaria dall’amministratore delegato Giovanni Perissinotto, lui sì dotato di poteri ad hoc. Ieri in serata una nota attribuita dalle agenzie di stampa alla presidenza di Generali segnalava che in passato mai vi erano state divergenze, manifestate "dentro e fuori gli organi societari", tra Del Vecchio e Geronzi. Peraltro in passato il patron di Luxottica aveva preso pubblicamente posizione a favore del rafforzamento dei poteri del management operativo della compagnia (a cominciare da Perissinotto). Dichiarazioni che difficilmente saranno state gradite da Geronzi.
L’impressione però è che lo scontro sia entrato nella fase decisiva. Il pletorico consiglio di amministrazione delle Generali, ben 20 componenti, rischia di spaccarsi tra i sostenitori del presidente e quelli di Della Valle, che un paio di settimane fa era riuscito a far mettere all’ordine di giorno della riunione di domani un tema di per sè scottante come la vendita della partecipazione (3,7 per cento) del gruppo triestino nella Rcs, la società editrice del Corriere della Sera.
Che cosa succederà se si andrà al voto su questo punto? Il gruppo di soci di peso che nel recente passato meno avrebbe gradito l’attivismo di Geronzi comprende, oltre a Del Vecchio, anche Lorenzo Pellicioli, che siede nel consiglio per conto della De Agostini, l’imprenditore boemo Petr Kellner, e Angelo Miglietta che rappresenta il gruppo dei cosiddetti azionisti veneti alleati con la Fondazione torinese Crt. Ma a far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra potrebbe essere alla fine la posizione che prenderà Mediobanca che con il suo 13,7 per cento resta il maggiore azionista della compagnia triestina.
Geronzi è planato a Trieste meno di un anno fa proprio dalla poltrona di presidente dell’istituto che fu di Enrico Cuccia. Ma da allora i rapporti del banchiere romano con i vertici operativi di Mediobanca, mai idilliaci, si sono ulteriormente deteriorati. E alla fine Del Vecchio potrebbe quindi trovare il sostegno anche di Alberto Nagel, l’amministratore delegato di Medio-banca asceso l’anno scorso alla vicepresidenza di Generali. Difficile dire come si regolerà il costruttore-editore Francesco Gaetano Caltagirone, anche lui vicepresidente. Mentre il finanziere bretone Vincent Bolloré in passato ha sempre garantito il suo sostegno a Geronzi. Ma adesso che comincia la resa dei conti finale, all’ok corral di Trieste nessuno potrà più fidarsi di nessuno.