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 2010  febbraio 20 Sabato calendario

COSÌ LA MADONNA LUCANA FINÌ NELLA VILLA DI GELLI


ROTONDA. Nel paese della Basilicata con un forte culto mariano c’è una scultura in marmo del 1512, dedicata alla Madonna della Consolazione e apparsa a una povera contadina. Nel 1976 fu trafugata e ricomparve, misteriosamente, in una foto di “Epoca” del 1980, dove il capo della P2 era ritratto a “Villa Wanda”. Tornata al suo posto, ha mantenuto intatto il suo segreto.
Curioso come a volte la Storia si metta a percorrere certe stradine secondarie, portando scompiglio in realtà periferiche, sonnacchiose, divorate dalla noia. È quel che è capitato più di trent’anni fa a un piccolo paese della Basilicata che si chiama Rotonda (al confine con la Calabria, e oggi sede del più grande Parco Nazionale d’Europa, il Pollino), che di colpo si ritrovò al centro di un’inquietante vicenda criminale e mediatica. Una lontana storia che riemerge all’indomani delle dichiarazioni di Licio Gelli sull’organizzazione segreta “L’Anello” di cui, a suo dire, Giulio Andreotti sarebbe stato il principale referente. A quel punto, viene da pensare, ogni storia sul venerabile Licio Gelli, sia pur minima, può essere rivelatrice.
Rotonda (nella Valle del Mecure, modernizzazione toponomastica dell’antico Mercurion) è terra storicamente di grande interesse religioso, anche se è sempre stata tagliata fuori dalle rotte del Grand Tour internazionale (che preferiva la Campania, la Calabria e la Sicilia) e dagli studi storici meridionali. Eppure quella del Mercurion è una delle pagine più interessanti della storia religiosa meridionale, e meriterebbe ben altra attenzione di quella che attualmente ha.
Il Mercurion infatti, tra il V e l’XI secolo dopo Cristo, fu “capitale” del monachismo meridionale, perché qui si rifugiarono, costruirono monasteri e biblioteche, curarono i malati e confortarono gli indigenti migliaia di monaci italo-greci, provenienti prima dall’Oriente iconoclasta e, in seguito, dalla Sicilia saccheggiata e sterminata dal sareceno Kalil, che nel 940 costrinse alla fuga, tra i tanti, dopo averli addirittura ridotti a mangiare carne umana, i Santi Cristofaro, Macario e Saba, che proprio nel Mercurion trovarono un luogo appartato e sicuro dove compiere in pace la propria unione mistica con Dio, senza trascurare, come sottolineava Giulio Gay nel suo fondamentale libro (da ristampare) L’ Italia meridionale e l’Impero Bizantino. Dall’avvento di Basilio I alla resa di Bari ai Normanni 867-1071, l’intervento sulla natura e sul dolore degli uomini, tanto che i monaci furono sommamente amati dalla popolazione indigena. Questa del Mercurion fu terra di Santi (San Fantino il giovane, San Nicodemo da Cirò, San Zaccaria del Mercurion, San Luca di Demenna, San Macario Abate e San Nilo da Rossano), e molte agiografie non trascurano di raccontare i miracoli che vi avvennero, come quelli di San Saba, che guarì un bambino morso da una vipera, scacciò il demonio dal corpo di un monaco, placò la furia del fiume “Sinno” e fece trovare in una grotta alcuni sacchi di grano nelle ore più dure d’una mortale carestia.
Arriviamo però al XX secolo, alla storia che ci interessa. A Rotonda, a un chilometro dal centro abitato, in località “Santa Maria”, c’è un santuario denominato Santa Maria della Consolazione, che fu costruito nel 1558, e che padre Serafino Montorio (1647-1729), nell’opera Lo zodiaco di Maria (1715), definiva «edificata sopra orbicolare collina, ma in modo, che con dolce declivio si distende nel piano. Da ogni parte è riguardata dal Sole, che dispensandole liberalissimo i suoi raggi luminosi, la rende d’aria assai celebre, ed amena. Il suo territorio è molto fruttifero; i frutti molto dilettevoli, e d’ogni altra cosa al vivere umano necessaria è abbondantissimo, in modo che senza invidiare i convicini paesi gode tutti quei beni, che sa dispensare la madre Natura, ed in particolare ha sorgive d’acque, non solo limpide, e cristalline, ma anche freddissime».
All’interno di questo santuario, che nell’Ottocento ha svolto anche le funzioni di orfanotrofio e di seminario, c’è una statua mariana di grande bellezza, ovvero una scultura in marmo del 1512 dedicata alla Madonna della Consolazione (il culto mariano sembra aver avuto inizio a Rotonda in seguito all’apparizione della Madonna a una povera pastorella). Pochi sanno, però, che questa statua di marmo è stata al centro di una rocambolesca vicenda criminale e giudiziaria.
Accadde, insomma, che durante la notte del sette ottobre del 1976 la statua della Madonna della Consolazione di Rotonda venisse rubata da ignoti, gettando il clero locale e la comunità rotondese nello sconforto (erano anni, quelli, in cui il patrimonio artistico italiano, in specie periferico, veniva saccheggiato da ladri che agivano su commissione, e da famelici tombaroli, che poi vendevano al mercato nero reperti preziosi di ogni epoca). Il furto fu ampiamente denunciato, ma della statua non si seppe più niente per quattro anni, allorquando accadde qualcosa che ha – ancora oggi, a ricordarlo – dell’incredibile.
Nel 1980 Licio Gelli era uno degli uomini più oscuramente potenti e discussi d’Italia. Com’è noto, appena un anno dopo, nel 1981, i giudici Gherardo Colombo e Giuliano Turone, nell’ambito dell’inchiesta sul presunto rapimento dell’avvocato Michele Sindona, ordinarono la perquisizione di “Villa Wanda”, la faraonica villa aretina del fondatore della loggia massonica detta P2, e vi rinvennero la famosa lista con i nomi e i cognomi dei 932 iscritti. Prima dello scandalo P2, Licio Gelli non si sottraeva a intervistatori e fotografi, tanto che consentì a un fotoreporter di Epoca di fotografare (a “Villa Wanda”) la sua ricca e sontuosa collezione d’arte. Ma quando l’articolo uscì, un rotondese, nelle cui mani finì il giornale, notò strane somiglianze tra una statua in bell’evidenza nel giardino di Gelli e la Madonna della Consolazione rubata quattro anni prima a Rotonda. Il rotondese andò immediatamente dal parroco del paese (si chiamava don Antonio Golia, ed era un colto e severo prete di origini calabresi), e gli mostrò la pagina di Epoca. Don Antonio confermò i sospetti del suo concittadino, anche se la statua nel giardino di Licio Gelli sembrava accuratamente modificata e camuffata per nasconderne la sua vera fisionomia.
A quel punto partirono le denunce e le indagini, tanto che si arrivò in breve tempo al sequestro della statua a “Villa Wanda”, che effettivamente era la Madonna della Consolazione del 1512 rubata quattro anni prima a Rotonda (su ordine di Licio Gelli? Oppure venduta a un Licio Gelli ignaro della sua vera origine?). A quel punto la statua di marmo poté fare ritorno nel paese lucano, anche se prima di fare ritorno nella sua “casa” storica, la statua fu mostrata per molti mesi, su ordine del Ministero delle Belle Arti, a Castel Sant’Angelo a Roma.
Perciò il piccolo paese lucano si ritrovò inaspettatamente, in quel turbolento biennio (’80-’81) di oscurità politiche ed eversive, al centro delle cronache nazionali. E capita raramente, a un piccolo paese periferico, di vedere la grande Storia attraversare i suoi silenziosi vicoli. A Rotonda, prima della statua ritrovata nella villa di Licio Gelli, era capitato solo nel secolo precedente, esattamente il due settembre del 1860, allorquando Giuseppe Garibaldi visitò il paese, trascorrendovi finanche l’intera notte (presso la famiglia Fasanelli). Ma quando si farà nei dettagli la storia dell’eversione massonica di Licio Gelli, una capitoletto, un piccolo capitoletto, sarà dedicato anche alla sua statua della Madonna della Consolazione di Rotonda.