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 2011  febbraio 12 Sabato calendario

Il pilota di elicotteri che vola sul business - Fabrizio Di Amato, presidente di Marie Tecnimont (uno dei maggiori gruppi europei di ingegneria, progettazione e realizzazione di impianti industriali) prende un foglio bianco e traccia le tappe della sua irresistibile ascesa, a suon di prestigiose acquisizioni: 2004 la divisione Engineering della Fiat; 2005 Tecnimont da Edison; 2007 il 50% di Tecnimont India etc etc

Il pilota di elicotteri che vola sul business - Fabrizio Di Amato, presidente di Marie Tecnimont (uno dei maggiori gruppi europei di ingegneria, progettazione e realizzazione di impianti industriali) prende un foglio bianco e traccia le tappe della sua irresistibile ascesa, a suon di prestigiose acquisizioni: 2004 la divisione Engineering della Fiat; 2005 Tecnimont da Edison; 2007 il 50% di Tecnimont India etc etc. Sulla scrivania ha un vaso di vetro ricolmo di minuscole palline di polipropilene, l’oro del gruppo. «Costruiamo il 30% degli impianti di polipropilene, in questo settore siamo tornati leader nel mondo», spiega Di Amato. E, vola alto: «La chimica italiana è stata distrutta dai partiti. Il mio sogno è riportare la chimica in Italia». Brevetti&Grandi Opere. Parla dei megaimpianti costruiti ad Abu Dhabi (il più grande è il «Bourouge II», per la produzione di polietilene; commessa da 1,8 milioni di dollari) e della gara vinta a gennaio in consorzio con Salini per la nuova metropolitana di Copenhagen. L’interrompo: «Si dice che lei sia molto ambizioso». Maglioncino blu, forte accento romano («Sono una persona semplice; anche la mia compagna, Elisabetta, insiste che devo correggermi!») Di Amato ribatte: «Nella vita bisogna pensare in grande ma costruire cose solide. La nostra è una crescita solida». L’appuntamento con Fabrizio Di Amato, 47 anni, 5 figli, personaggio ancora poco noto fuori dalla business community, è nella nuova sede di Marie (dalle iniziali dei suoi 2 figli maggiori, Massimo e Irene) Tecnimont, in una delle torri che stanno cambiando il volto di Milano. Arrivato da Roma pilotando un elicottero (il volo è la sua passione; con un gruppo di amici ha fondato una società che affitta i velivoli) Di Amato si è appena insediato al 24˚ piano. Spettacolari vetrate, pavimenti in tek, gialle poltrone Frau. Con orgoglio mi mostra anche il suo bagno privato. Spiega: «Abbiamo affittato 2 torri, ciascuna di 24 piani. A regime lavoreranno qui 2.200 persone». Magnifico! Ma perché ha chiuso la sede torinese di Tecnimont, 350 ingegneri, un polo d’eccellenza della città? S’irrigidisce: «Questa sede è la prova che non delocalizziamo anche se il 90% dei nostri ricavi è all’estero. Bisognava riunire le nostre attività e Milano era già il polo più forte; con Torino abbiamo chiuso sedi a Firenze e Bergamo ma non abbiamo licenziato nessuno. Anzi. Cerchiamo ingegneri, facciamo ancora assunzioni. Da Bergamo si sono già trasferiti tutti; spero faranno altrettanto gli ottimi ingegneri torinesi: al centro del gruppo avranno più possibilità di lavoro. E ancora. Per chi preferirà fare il pendolare l’Alta Velocità arriva proprio qui, alla stazione Garibaldi; da Torino a Milano sono solo 50 minuti». Profilo di un imprenditore senza augusti natali (suo padre lavorava in una municipalizzata) che a 19 anni mentre studiava a Scienze Politiche fondò la sua prima società (3 dipendenti; installazione d’impianti in uffici e condomini) e, dopo varie operazioni immobiliari, oggi guida uno gruppo quotato in Borsa che fattura 2,3 miliardi, con 5.700 dipendenti in 30 Paesi e 4 continenti. Qual è il suo segreto? Ha amici&parenti potenti? «Non devo nulla alla politica; del resto in Italia lavoriamo poco», risponde. «Se allude a Roberto Poli, presidente dell’Eni e padre della mia compagna Elisabetta, l’ho conosciuto dopo aver fatto quelle acquisizioni. Poli ora è nel nostro cda; lo stimo molto, penso sia una fortuna per l’Eni averlo come presidente». Abu Dhabi, 28 giugno 2009. «Firma di 3 contratti, per un totale di 8 miliardi di euro, aggiudicati a noi e a società coreane e tedesche. A sostenere i coreani c’era mezzo governo per i tedeschi il cancelliere Merkel. Per noi un addetto commerciale», ricorda. Come presidente anche di Federprogetti, Fabrizio Di Amato avverte: «Le imprese italiane hanno una ottima fama ma non si può vivere di rendita. Bisogna investire in ricerca e fare più sistema. La politica dovrebbe essere al servizio dell’industria e non l’industria al servizio della politica».