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 2011  febbraio 12 Sabato calendario

Walzer: “Obama ha vinto Ma l’alleanza con Riad ora rischia di squagliarsi” - Barack Obama coglie il risultato in cui sperava, ma ora deve guardarsi da molti rischi in Medio Oriente»

Walzer: “Obama ha vinto Ma l’alleanza con Riad ora rischia di squagliarsi” - Barack Obama coglie il risultato in cui sperava, ma ora deve guardarsi da molti rischi in Medio Oriente». Michael Walzer, direttore della rivista liberal «Dissent» e sociologo dell’ateneo di Princeton, sceglie la cautela nel commentare gli scenari che si aprono per la politica estera Usa dopo le dimissioni di Mubarak. Qual è il risultato che conta di più per la Casa Bianca? «Obama sin dall’inizio della crisi si è detto a favore di una transizione democratica che adesso può avverarsi. Ha parlato in favore della piazza e dei manifestanti come non aveva fatto in Iran nel 2009. Quanto sta avvenendo va nella direzione che auspicava. Ma è proprio ora che deve affrontare molti rischi». Quali i più immediati? «Basta guardare ad Arabia Saudita e Giordania. Due dei più importanti alleati dell’America in Medio Oriente. Non sono contenti di ciò che vedono in Egitto. Il fatto che Obama abbia spinto per far dimettere Mubarak potrebbe avere delle ripercussioni con loro. La Casa Bianca rischia lo scioglimento del blocco di alleanze costruito in decadi di politica estera». Promuovere la democrazia è stata sempre una priorità degli Usa... «Certo, è nell’essenza della missione americana nel mondo. Ogni americano non può che gioire davanti alla folla in festa al Cairo per la caduta di un dittatore. Ma promuovere la democrazia richiede tempo. È un percorso lungo, da fare con prudenza». Qual è il percorso di cui l’Egitto ha bisogno? «Trent’anni di Mubarak hanno privato l’Egitto di una società civile. Prima di andare alle urne per le presidenziali bisogna ricostruirla. Servono sindacati indipendenti, partiti politici, ong, associazioni di volontari e regole per tutelare la libertà di espressione e di assemblea che al momento non esistono. Votare senza tutto ciò è pericoloso». L’America si è divisa sui Fratelli Musulmani: c’è chi è favorevole a un loro coinvolgimento nella transizione e chi li teme considerandoli dei jihadisti. Lei come la pensa? «Io li temo e dunque sono a favore di un loro coinvolgimento nella transizione. I Fratelli Musulmani sono il partito più organizzato, certo, ma rappresentano solo un tassello di minoranza della società civile e inoltre non hanno alcun interesse a governare l’Egitto nell’immediato perché la prima esigenza sarà ristrutturare un sistema economico fatiscente. Del quale loro sanno poco o nulla». Da dove nasce la sua cautela di fronte alla svolta egiziana? «Dal fatto che può avvenire di tutto. Non sappiamo chi governerà né quanto a lungo, non sappiamo chi sono i militari che hanno sostituito Mubarak né quale ruolo avrà il vicepresidente Suleiman. Ignoriamo cosa avverrà in Egitto fra una settimana o un mese. Non sappiamo che sorte avrà l’accordo di pace con Israele. È l’incertezza che regna nell’immediato. Obama deve essere cauto».