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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

EROTOMANI, PROSTITUTI E GUARDONI LA STATALE È IL REGNO DEL SESSO GAY



«Ti va di guardarmi mentre mi masturbo?». Università Statale di Milano. Terzo piano. Ore 12,14. Da dieci anni Marco fa questa domanda ai ragazzi che passano davanti ai bagni del terzo piano dell’ateneo. E da dieci anni trova qualcuno che lo accontenti. Sono in tanti a frequentare la toilette in cerca di avventure, professori compresi. Pochi gradini e ognuno ottiene quello che vuole: palpeggiamenti, giochini, filmati, sesso in tutte le salse. Gratis o a pagamento. Tutti sanno che è un punto di ritrovo obbligato per la comunità omosessuale parallela, quella cioè che in tasca non ha la tessera di un movimento ma non rinuncia a vivere la propria sessualità, magari tra le pareti di un bagno studentesco. Sono queste voci, che circolano liberamente tra gli universitari e i dipendenti, a portarti lì.
TUTTI AL TERZO PIANO
Entri alla Statale dall’ingresso al numero 3 di via Festa del Perdono, poi sempre dritto fino al fondo del corridoio. Davanti alla libreria un capannello di studenti chiacchiera alla fine di un corso ma prima delle scale la strada è libera. Sul pianerottolo del terzo piano c’è un uomo sui quaranta, aspetta seduto su un muretto. Legge il giornale distrattamente, come un paziente in attesa del dentista. Ha cappello e occhiali e appoggiato al suo zainetto guarda l’intruso con un misto di curiosità e diffidenza. Passando accanto alla porta del bagno degli uomini si sentono rumori strani (per un bagno): dentro ci sono due tizi che fanno sesso nell’anticamera. Avranno pochi anni meno di quello che aspetta fuori e non si accorgono né della porta che si apre, né di uno «scusate» imbarazzato.
Sali al quarto piano, dove ci sono i bagni delle donne e una porta tagliafuoco che conduce alle aule (a pochi metri una classe sta seguendo
la lezione delle 12). Dopo tre minuti di sosta sale un ragazzo che chiede l’indicazione proprio per quell’aula. La domanda serve per rompere il ghiaccio e tastare il terreno. È il Marco di cui sopra, trentatre anni. Nel giro di pochi minuti arriva alla fatidica domanda: «Ti va di filmarmi mentre mi masturbo? ». Una volta all’interno del bagno («in quelli delle donne si sta più tranquilli, giù c’è gentaglia»), racconta un pezzetto della sua vita e il mondo nascosto dietro porte coperte di scritte oscene. Intanto, comincia a toccarsi. «Sono uno studente fuori corso di giurisprudenza, ma faccio il commerciante in Brianza per mantenermi. Vengo qui da dieci anni, c’è sempre qualcuno con cui fare qualcosa. Avrò visto centinaia di persone aprire queste porte e chissà quante altre mi sono perso».
PROF A LUCI ROSSE
Quanti partner hai trovato qui? «Se parliamo di “compa-
gni di gioco”, un’infinità. A me piace toccarmi davanti a un altro uomo ma non mi interessa il contatto fisico o il rapporto completo».
Salta fuori che Marco è fidanzato con una donna. «Si, stiamo insieme da anni. Cosa credi? A me piacciono le ragazze. Io sono uno normale». A guardarlo sembra un tipo a posto, non ha l’aspetto da maniaco che uno immagina. E se non stesse agitando la mano nei pantaloni in un bagno dell’università, sembre-
rebbe una normale conversazione. «Sono etero ripete però mi eccita questa condizione di clandestinità omosessuale, che poi clandestina non è neppure tanto». In che senso? «Nel senso che ormai questa è diventata una meta famosa per gay e anche per etero. Vengono in tanti, incuriositi dalla propria reazione o magari per vedere se davvero alla Statale c’è quello di cui parlano gli altri». Perché cosa succede nei bagni dell’università lo sanno tutti. Studenti, inservienti e pure professori. «Alcuni docenti sono habituè. Vengono qui dopo una lezione, si “svuotano”, e riprendono con quella successiva. In genere vanno al terzo piano, ma se la sala è occupata da qualcuno, si sale qui al quarto».
SESSO A PAGAMENTO
Marco è un fiume in piena. «Trovi gente di tutte le età e non ci sono barriere generazionali. Uomini di trenta, quaranta, cinquanta anni si “incontrano” con ragazzi molto più giovani. Certo, qualche volta c’è bisogno di un incentivo economico». Parliamo di prostituzione? «Parliamo di alcuni che vengono per arrotondare (i più giovani) e di altri che non amano il corteggiamento (quelli che devono scappare a lavoro). Il resto viene qui perché si sente tranquillo».
Neanche a dirlo, Marco è interrotto dall’arrivo della donna delle pulizie che con l’aria di chi ripete un copione, ricorda che «questo è il bagno delle femmine, non dovreste essere qui».
Le strade si dividono ma Marco non ha finito quello che ha iniziato e allora parte per un altro bagno. «Peccato che vai via. Vabbè, tanto tra poco arriverà qualcun altro».