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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

ECCO QUANTI NE HANNO FATTI FUORI I PROGRESSISTI Il progressismo uccide. Milioni di persone. Lo dice R

ECCO QUANTI NE HANNO FATTI FUORI I PROGRESSISTI Il progressismo uccide. Milioni di persone. Lo dice R.J. Dunn, storico militare, romanziere e saggista, in Death by Liberalism: The Fatal Outcome of Well-Meaning Liberal Policies. Ovvero 320 pagine di pugni tirati nello stomaco delle anime belle. Dunn, già autore di tre romanzi (This Side of Judgment, 1995, Days of Cain, 1997, e Full Tide of Night, 1998), cocuratore, dal 1992, di The International Military Encyclopedia e opinionista del periodico conservatore online American Thinker, non ha dubbi. «Nell’ultimo cinquantennio le vittime dei liberal sono state mezzo milione solo negli Stati Uniti, ma milioni nel resto del mondo. Le cause sono molte, il filo rosso unico è il fallimento delle politiche stataliste. Dal 1990 più di 150 americani sono stati ammazzati nelle aree del Paese dove dal 1991 lo Stato vieta ai cittadini il libero porto delle armi; 96mila uomini sono morti di cancro alla prostata prima che la Food and Drug Administration desse il via libera al Provenge, farmaco portentoso. Poi ci sono gli azzannati, bimbi e jogger, da lupi, coyote, puma e orsi reintrodotti da noi in grande quantità in nome dell’“ecologicamente corretto”. E uccide pure il criterio di consumo di carburante imposto a livello federale ad autoveicoli e autotrasporti leggeri in base al Corporate Average Fuel Economy (CAFE)». Come, come?... «Varato nel 1975 dal Congresso per fronteggiare al crisi petrolifera, il CAFE stabilisce che auto e camion debbono rientrare in certi parametri di consumo. Le case produttrici s’impegnano così a garantire che i propri veicoli facciano un tot di miglia per gallone per consumare meno e l’obiettivo viene raggiunto costruendo veicoli leggeri. Troppo: si sfasciano infatti facilmente. Agli standard CAFE si debbono ben 124mila morti sulle carreggiabili. Nel 1999 il quotidiano Usa Today ha documentato 7.700 morti per ogni miglio per gallone di benzina. Ne muoiono così 1.000 l’anno. E il presidente Barack Hussein Obama ha appena autorizzato un ulteriore giro...». I soliti democratici, insomma... «Guardi, la legge che istituì il CAFE fu firmata dal presidente repubblicano Gerald Ford e qualche anno fa è stata rafforzata da George W. Bush jr. La legge che ha bandito il ddt fu voluta da un burocrate repubblicano William D. Ruckelshaus. Lo statalismo uccide in modo bipartisan». Il ddt? Non le pare di esagerare? «Anni fa gli ambientalisti riuscirono a far bandire il ddt: risultato, circa 50 milioni di morti per malaria che si sarebbero potuti prevenire eliminando gli insetti agenti del contagio. Aggiunga gli aborti, più un milione l’anno negli USA, causati dalla “pietra miliare” del progressismo e vedrà se esagero. Pensi che negli ultimi tre anni 55 bambini sono morti in conseguenza di abusi e incurie subiti mentre erano sotto la diretta responsabilità della contea di Los Angeles. E i liberal, ampiamente finanziati da George Soros, spingono per legalizzare l’eutanasia. Le mie fonti sono le statistiche dei Dipartimenti della Giustizia, degli Interni e dei Trasporti, quindi la Harvard University School of Health e la Brookings Institution. No, non esagero affatto. C’entrano pure criminali e homeless...». Non vorrà dire che i delinquenti sono colpa dei liberal e i “barboni” dei farabutti?... «La “rivoluzione proceduristica” del nostro diritto criminale ha fatto sì che i malviventi, in nome di un errato concetto di garantismo, godano di grandi strumenti di difesa rispetto a poliziotti e vittime, e questo si è tradotto in una sorta di cultura dell’impunità che insanguina le strade: 268mila morti, dagli anni 1960 in qua. Quanto al fenomeno ormai enorme degli homeless, è dovuto a tre fattori: il disfacimento delle città americane in nome del “rinnovamento” che dagli anni ’50 ha distrutto centinaia di unità abitative alla portata economica di tutti, l’inflazione delle proprietà immobiliari iniziata negli anni ’70 che ha reso la casa una cosa da “ricchi” e la deospedalizzazione di troppi malati di mente praticata, sempre dagli anni ’50, in nome di un “politicamente corretto” assurdo che affida tutto alla neuroscienza e nulla alla cultura della responsabilità personale. E così, certamente gli homeless sono delle vittime e non dei criminali, ma fra loro, per le strade, si confondono anche sballati pericolosissimi». Parliamo del “democidio” progressista. «Nel 2003 l’ondata di caldo anomalo uccise 15mila persone in Francia. Perché? Perché le strutture sanitarie, pure di emergenza, stavano in standby per decisione statale. Le morti sono arrivate prima. Il sistema sanitario nazionale di Gran Bretagna, Australia e Canada è paralizzato allo stesso modo da tempo, una cata- strofe. In Africa, Paesi come Kenya e Tanzania soffrono di simili mortalità democide e i loro capi politici affermano di avere imparato a rispondere a tutto solo con il centralismo statalistico frequentando le Università occidentali negli anni ’40 e ’50». Ma la sanità, la sanità per tutti... «Le 2.400 pagine del Patient Protection and Affordable Care Act, cioè l’“Obamacare”, mirano a un sistema nazionalizzato sul modello britannico. Solo che il nostro Dipartimento della Salute è in crisi da decenni. Crisi economica. Chi paga? Facile dire “Sanità per tutti” (ammesso lo si dica) lasciando ad altri, dopo, la patata bollente dei costi astronomici. Che peraltro inducono tagli, riduzioni, scelte. Ci si rimettono insomma sempre vite. Studi recenti dicono che circa 95mila cittadini britannici muoiono ogni anno per cause accidentali mente li sta curando il sistema sanitario nazionale. In proporzioni americane significherebbe 450mila vittime ogni anno». Mi spieghi bene, però. Il suo libro s’intitola Death by Liberalism, letteralmente “Morte per colpa del liberalismo”. Mi vien in mente un altro libro, che lei conoscerà bene, scritto da un suo “compagno” di conservatorismo, l’opinionista della National Review Jonah J. Goldberg, autore di Liberal Fascim: The Secret History of the American Left, From Mussolini to the Politics of Meaning (Doubleday, 2008). C’è un modo tutto americano di dire “liberalismo”... «Voglio essere chiaro. La maggior parte dei morti fatti dal progressismo sono dovuti a buone intenzioni finite male. Ciò detto, il liberalism è una “cultura di morte”. Quel che da noi chiamiamo così è il contrario stesso della libertà. È il pensiero di sinistra. Ed è il prodotto della “lunga marcia dentro le istituzioni” con cui la Nuova Sinistra si è infiltrata nel mondo accademico, nella burocrazia e dentro il partito democratico fino a prenderne pieno possesso». Lei però parla di fatto di statalismo e ricorda le tesi di Rudolph J. Rummel, oggi professore emerito di Scienze politiche all’Università delle Hawaii di Honolulu, autore del documentatissimo Stati assassini. La violenza omicida dei governi (traduzione italiana a cura di Stefano Magni, Rubbettino). Perché tirare in ballo il progressismo? «Lo statalismo è lo strumento pratico dell’ideologismo progressista. Rummel è delle una fonti maggiori del mio Death by Liberalism. I dati che fornisce sono la notizia maggiore nella Scienza politica degli ultimi anni, spesso però tristemente trascurati. Egli dimostra che la minaccia più grande contro la vita umana nei tempi moderni non sono le malattie, la fame, l’inquinamento o persino la guerra, ma le azioni degli Stati che si fanno canaglia. Per sostanziale mancanza di democrazia vera. È qui che il mio Death by Liberalism entra in gioco, espandendo le valutazioni di Rummel: man mano che perde in democrazia, tanto più il progressismo diventa letale».