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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

QUELLE GLADIATRICI DI SILVIO CHE INVADONO L´ARENA TV SULL´ORLO DI UNA CRISI DI NERVI

Ieri mattina, quando per la seconda volta di seguito il sottosegretario (per l´attuazione del programma!) Daniela Santanchè stava platealmente abbandonando lo studio di Agorà, all´apice del tele-fragore di voci che di solito contraddistingue questi spassosi e insieme sciagurati momenti è parso di sentire, da parte di Mughini, uno spezzone di frase, poco più di una sbigottita esecrazione o di interrogativa supplica: «Ma in quale angolo dello zoo!...».
Ecco. Neanche a farlo apposta, due giorni prima, la Santanchè compariva in foto sul Giornale sotto un titolo a tutta pagina, che gridava: «Le tigri del Pdl in campo a difesa del Cavaliere». Ora, per quanto felice fosse l´intuizione di Mughini, e ancor più espressiva, più che il giardino zoologico, l´odierna produzione di spettacoli politici sembra decisamente orientata sull´arena circense. Ma nell´accezione antica, là dove la presenza delle belve feroci si combinava con i ludi gladiatori.
L´atmosfera da Suburra e più in generale da basso impero ha evidentemente riattivato dispositivi di combattimento ferino, in precario equilibrio tra crisi di nervi e intrattenimento. Di questa nuova e antichissima tendenza la Santanchè rappresenta l´istanza al momento più avanzata. Per questo i conduttori, con l´occhietto all´audience, l´accettano con entusiasmo; e per la stessa ragione il presidente Berlusconi la spedisce nei talk-show con l´obiettivo di dare addosso in maniera assolutamente feroce a chi cerca di dargli addosso.
C´è da dire che la scenografia e il format di Anno Zero, con tanto di gradinate, domatori e acclamazioni, certamente corrobora questa sensazione di duelli belluini. Ma la parte che assegnata alla Santanchè sa un po´ di strategia della disperazione. Come una kamikaze o una missionaria in partibus infidelium deve stupirsi, indignarsi, alzare la voce, ripetere la sua verità, interrompere quella degli altri, cercare di sgominare quanti più nemici possibile. Per la verità lo fanno un po´ tutti perché questo è richiesto - anche se non si può dire - in questo genere di show dove la prima necessità è quella di conquistare l´attenzione dei telespettatori, piuttosto stanchi a quell´ora.
E´ difficile dire se poi è convincente o se invece i suoi eccessi che sono anche acustici e visivi - la voce non bella, i lineamenti innaturali - si traducono in un autogol. E´ difficile dirlo perché non esiste un rilevatore di consenso, ma solo di interesse. Ma il dato nuovo è che quando gli argomenti e gli strilli non bastano più, il personaggio Santanchè, cui toccano i salotti meno facili, passa ai fatti, cioè si alza e se ne va. Per due volte in meno di 24 ore, il che lascia pensare a una tattica.
Di sicuro messo nel conto, il gesto ha un valore ultimativo e simbolico. Non spetta compierlo alle altre donne che Berlusconi, per evidenti ragioni di smottamenti nell´elettorato femminile, ha stabilito di spedire in tv a difenderlo con le unghie, con i denti o con le smancerie (l´Ape Began). E infatti sono rimaste sedute sulle loro poltroncine la Moratti, la Gelmini, la Casellati, apparsa assai in difficoltà con Cacciari, e poi la Bergamini, la Di Girolamo e pure la Carfagna, che qualcosina ha da farsi perdonare avendo mollato il Cavaliere in un momento di grande difficoltà, salvo poi tornare sui suoi passi.
Alla Santanché, divenuta assai più potente e fidata di tutte le altre statiche gladiatrici del bunga bunga, è concessa la facoltà dello sdegno massimo, dell´alzata di testa e del microfono restituito al conduttore. Certo impressiona che solo nel 2008, tra invettive contro concezioni di donne «orizzontali» e sbrigativi dinieghi «tanto non gliela do», quasi profeticamente usasse contro il Cavaliere proprio gli stessi argomenti che oggi deve contrastare. Ma l´odierna politica, si sa, è come la tv. Una triste recita un po´ oltraggiosa e buffonesca, un agitarsi dinanzi al pubblico e poco più.