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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

VAJONT, ENERGIA DALLA DIGA DEL DISASTRO

La decisione è presa, ma l’amarezza e qualche polemica restano: passati quasi cinquant’anni dalla tragedia del Vajont, i comuni dei paesi distrutti dall’onda killer sfrutteranno di nuovo le acque del torrente per produrre energia elettrica: 15 milioni di kilowatt all’anno. «E’ stata una decisione sofferta, presa dopo aver incontrato le due associazioni del superstiti e la popolazione» , hanno spiegato i sindaci di Longarone e Castellavazzo (Belluno), Erto e Casso (Pordenone), in una conferenza stampa. «Ci saranno utili— circa 300.000 euro l’anno per ogni municipio— che serviranno al rilancio dell’intera area» , hanno puntualizzato. Soldi benedetti in un territorio che dispone di poche risorse, ma qualcuno non può fare a meno di chiamare «acqua dei morti» quella del torrente Vajont. Micaela Coletti aveva 12 anni il 9 ottobre 1963. Nel disastro, perirono suo padre, sua madre, un paio di fratelli, parenti amici. Oggi è la presidente del Comitato sopravvissuti, con circa 200 iscritti. Protesta: «Quel torrente scorre sopra i morti intrappolati nella frana. La sola idea di sfruttarla economicamente mi mette i brividi» . «Se vogliamo fare qualcosa per la nostra gente — continua — puntiamo sulla Memoria. Facciamo conoscere i luoghi, in modo che le persone vengano quassù. Marco Paolini ha narrato la vera storia, e nel 2008 l’Onu ha definito il Vajont la tragedia più grande dell’umanità» . Insomma, pollice verso alla decisione dei comuni. «Finora sono state fatte interpellanze a livello locale e nazionale, aspettiamo risposte» , insiste.
Di parere diverso è Renato Migotti, alla guida dell’Associazione superstiti, con 400 iscritti. «Abbiamo dato il nostro ok dopo varie discussioni — nota — ponendo alcuni paletti. Per cominciare, vogliamo partecipare alle scelte sui programmi di utilizzo delle risorse economiche, rivendicando prevenzione e sostenibilità ambientale dei progetti. Chiediamo che una quota parte dei proventi sia utilizzata per tenere alta la Memoria del Vajont» . L’associazione di Migotti chiede, inoltre, che la realizzazione della centrale e la gestione siano interamente pubbliche. Ma non è così. La società che gestirà la centralina (progettata da privati) sarà controllata al 60 per cento dal soggetto pubblico.
Interviene anche lo scultore/scrittore Mauro Corona di Erto. Il suo sembrerebbe un nì. «Secondo la logica della convenienza, poter disporre di fondi per tirar su i nostri paesi piuttosto poveri non è male — afferma —. Meglio non sprecare acqua e trasformarla in energia. Ma dobbiamo fare i conti con chi ci guarda da fuori. "Hanno tanto sbraitato, gli abitanti del Vajont, diranno nel mondo, e alla fine hanno ceduto. Fanno soldi con l’acqua dei morti"» .
Marisa Fumagalli