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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

IL FLOP DELL’INGLESE POTENZIATO. SOLO LO 0,6% DEI RAGAZZI HA POTUTO SEGUIRLO ALLE MEDIE —

L’idea venne a Letizia Moratti, correva l’anno 2005. Da settembre gli studenti delle medie potranno scegliere l’inglese potenziato, cinque ore alla settimana invece delle solite tre. L’inglese è importante, bisogna farlo bene. Ma siccome far quadrare gli orari scolastici è opera di alta ingegneria, in cambio bisogna rinunciare alla seconda lingua, francese, spagnolo o tedesco che sia. Da quell’annuncio, di anni ne sono passati sei ma l’inglese potenziato è ancora una rarità. I dati del ministero dell’Istruzione ci dicono che quest’anno il modulo delle cinque ore viene seguito da meno di 10 mila ragazzi, lo 0,66%del totale. Briciole. E cambia poco che rispetto all’anno scorso un piccolo aumento c’è stato, lo 0,3%in più. Se guardiamo alle intenzioni e alle attese siamo davvero lontanissimi. Cosa è successo, allora? Che non sarebbe stato semplice si era capito fin dall’inizio. La partenza dell’inglese potenziato è stata rinviata più volte, congelando quel decreto del 2005. Poi, quando nel 2008 il ministro Mariastella Gelmini ha deciso di toglierlo dal freezer, è stato fermato di nuovo da una decisione del Tar. Ma non basta la solita partenza difficile di ogni riforma (anche minima) a spiegare numeri così bassi. Il problema è un altro: il preside che vuole l’inglese potenziato si trova davanti ad un percorso ad ostacoli. E allora molti, magari anche favorevoli, preferiscono lasciar perdere. Armando Catalano è il dirigente della media Rosmini di Roma: «Noi abbiamo rinunciato ed il motivo è semplice. A febbraio di ogni anno, al momento dell’iscrizione, possiamo pure chiedere alla famiglie se vogliono più ore di inglese. Ma se avremo gli insegnanti per farlo lo sapremo soltanto a luglio. E se poi gli insegnanti non ci sono, cosa succede?» . Se lo chiedono anche le famiglie che in questi giorni sono alle prese con i moduli d’iscrizione, i pochissimi che offrono questa scelta. Barrare la casella, d’accordo, ma il servizio sarà disponibile «subordinatamente all’esistenza delle condizioni di organico e organizzative della scuola» . Passerebbe la voglia anche al più determinato dei genitori. Il problema è che le due ore di inglese in più vengono sottratte alla seconda lingua. L’inglese potenziato potrebbe portare all’estinzione i professori di spagnolo o tedesco, e specie in un’epoca di tagli come questa nessuno si vuole prendere la responsabilità. L’unica soluzione è pagare quelle due ore in più con i fondi di istituto, che però già non bastano a coprire il necessario, figuriamoci gli optional. Oppure avere una gran fortuna e trovarsi in casa un professore di inglese con due ore scoperte senza doverle togliere a quelli di altre materie. Ma il complicato puzzle degli organici viene definito solo a luglio, quando i termini per le iscrizioni sono scaduti già da tempo. E forse è un peccato. Perché nelle pochissime scuole dove l’inglese potenziato esiste, le cose sembrano andare bene. La scuola media Beschi di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, ha cominciato quest’anno in due sezioni su sei: «Non è stato semplice— racconta il preside Angelo Gandini — ma ragazzi e genitori sono soddisfatti. Alla fine dei tre anni decideremo se estendere l’offerta alle altre sezioni» . In realtà non ci sono soltanto difficoltà organizzative, ma anche chi contesta la «dittatura dell’inglese» . Gianfranco Porcelli è il presidente dell’Anils, associazione dei professori di lingua: «Per sviluppare la mente è meglio imparare due lingue piuttosto che una. E guardi che non sono di parte visto che per anni ho insegnato proprio l’inglese» . Anche l’Unione Europea la pensa così, due anni fa a criticare l’inglese potenziato fu il commissario europeo al multilinguismo, Leonard Orban. Ma se per l’Ue il multilinguismo è un dovere, nella scuola è giusto poter scegliere. «Credo sia meglio fare qualcosa in meno ma bene ed in profondità» dice Paolo Bassani, preside della Malpighi di Bologna. Nella sua scuola, una paritaria, le ore di inglese alla settimana sono addirittura sei, compresa una con un lettore madrelingua. La vera domanda, però, è se chi fa più ore parla l’inglese meglio degli altri. Paola Caruggi insegna inglese alla Dante Alighieri di Varese. Ha una sezione con l’inglese potenziato e una senza. Differenze? «I ragazzi del potenziato sono più spigliati. In quelle due ore aggiuntive ci concentriamo sull’ascolto e sul parlato, con video e discussioni. Le tre ore normali bastano solo per la grammatica» . Il fatto di perdere la seconda lingua, secondo lei, non è un problema perché «di francese o spagnolo si riesce a fare solo un’infarinatura» . Ma la prova del nove è la solita, a scuola come fuori: ai suoi figli lo farebbe fare? «Sì, senza dubbi» . Percorso ad ostacoli permettendo.
Lorenzo Salvia