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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

LE BANCHE CACCIANO L’UOMO DI LIGRESTI

Salvatore Ligresti ormai da mesi non è più padrone in casa propria. Messo alle strette da debiti e perdite, l’anziano finanziere (79 anni tra due mesi) ha di fatto ceduto lo scettro ai creditori, in primis Mediobanca e Unicredit. Sono state loro, le banche, a imporre il cambio al vertice di Fondiaria, di gran lunga la più importante tra le società del gruppo Ligresti. E così, salvo sorprese clamorose, entro primavera Fausto Marchionni lascerà la poltrona di amministratore delegato della compagnia di assicurazioni, la terza per dimensioni in Italia dopo Generali e Ras. Verrà sostituito da Emanuele Erbetta, direttore generale in carica.
La notizia, anticipata ieri da un articolo del quotidiano finanziario Mf, è stata sostanzialmente confermata da una nota ufficiale della stessa Fondiaria. “Se Marchionni dovesse lasciare, il suo posto verrebbe preso da Erbetta”, recita in estrema sintesi il comunicato del gruppo assicurativo. La Borsa l’ha presa bene. Anzi benissimo. Il titolo della compagnia è schizzato al rialzo fin dalle prime battute della seduta chiudendo la giornata con un progresso del 3,53 per cento. Il cambio della guardia al vertice viene infatti interpretato come un’accelerazione nel piano di salvataggio del gruppo. Un riassetto che è partito l’autunno scorso con l’annuncio del prossimo ingresso della compagnia francese Groupama con una quota vicina al 20 per cento nel capitale della holding Premafin.
I NUOVI SOCI attendono il via libera della Consob, che potrebbe pronunciarsi sul tema già tra pochi giorni. Di fatto l’ingresso di Groupama rappresenta un’ipoteca sul futuro del gruppo Ligresti. L’assicurazione transalpina punta al bersaglio grosso, cioè Fondiaria, e non è neppure escluso che in un futuro prossimo rilevi una partecipazione di rilievo anche in quest’ultima. L’occasione giusta dovrebbe arrivare con il prossimo aumento di capitale della compagnia con base a Torino. Obiettivo dell’operazione: fare provvista di denaro fresco per riportare a livelli di sicurezza i coefficienti patrimoniali da tempo deteriorati.
L’AUMENTO potrebbe partire entro la prossima estate e per quell’epoca Marchionni non dovrebbe più essere della partita. L’uscita di scena di questo manager di lungo corso, torinese, classe 1943, segna una svolta decisiva per il gruppo Ligresti. Da almeno vent’anni il numero uno uscente di Fondiaria fa parte della ristretta cerchia degli uomini di assoluta fiducia del finanziere siciliano. É stato lui, Marchionni, a prendere nel 1999 le redini della Sai che tre anni dopo si è fusa con Fondiaria. L’amministratore delegato si è di fatto trasformato in una sorta di maestro sul campo per Jonella Ligresti, la figlia maggiore del patron, che ora siede sulla poltrona di presidente. A Marchionni, però, a partire almeno dal 2008 è toccato mettere la firma a bilanci in forte peggioramento. E ai risultati negativi si è aggiunto anche il forte calo del titolo Fondiaria in Borsa, che negli ultimi dodici mesi, nonostante la rimonta delle ultime settimane, ha perso il 50 per cento circa. I conti sono stati affossati non solo dalla grave crisi del settore rc auto, su cui la compagnia è da sempre pesantemente esposta, ma anche da una serie di operazioni immobiliari concluse in conflitto d’interessi con l’azionista di controllo Ligresti.
In sostanza, nel corso degli ultimi tre anni, Fondiaria ha comprato palazzi e terreni messi in vendita dalle società di famiglia del socio di maggioranza, così come la compagnia alberghiera Atahotels con i bilanci in rosso. Questi affari hanno fruttato plusvalenze ai piani alti del gruppo ma, allo stesso tempo, hanno in buona parte finito per gonfiare il passivo della compagnia. Marchionni, da più parti criticato per queste operazioni, ha sempre pubblicamente difeso la strategia aziendale.
STA DI FATTO che nel 2009 Fondiaria ha perso 392 milioni e i primi nove mesi di quest’anno, dopo la svalutazione di alcune partecipazioni finanziarie (Generali, Unicredit, Monte Paschi), si sono conclusi con una perdita di 430 milioni. Si spiega così il piano di vendite straordinarie varato dalla compagnia. Le cessioni hanno già fruttato plusvalenze per oltre 100 milioni utili ad alleviare il peso di un conto economico che anche per il 2010 è previsto tutt’altro che positivo.
Marchionni, da parte sua, non può lamentarsi. Tra il 2007 e il 2009, secondo quanto riportato nei bilanci della compagnia, il capo di Fondiaria ha ricevuto oltre 14 milioni di euro tra stipendio, compensi vari, premi e incentivi. Nel solo 2009, nonostante l’azzeramento dei bonus per via dei pessimi risultati del gruppo, gli emolumenti dell’amministratore delegato hanno comunque raggiunto i 3,5 milioni di euro.
Questi numeri fanno di Marchionni il manager assicurativo di gran lunga più pagato d’Italia, davanti, per fare un esempio, ai suoi colleghi Mario Balbinot e Giovanni Perissinotto, alla guida delle Generali. Mica male per il numero uno di una società che ha visto peggiorare i risultati. Senza contare che tra poco, se davvero lascerà la poltrona, potrà incassare anche la liquidazione.