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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

JAMIE SFORNA BEST SELLER SENZA AVER LETTO UN LIBRO

«Cucino solo quello che mi porta Dio ogni mattina». Il segreto del menù che non c’è, Giovanni, cuoco di Marettimo, lo ha spiegato così, indicando il mare con pizzichi di demagogia e prese di compiacimento, facendosi mentore di un Essex Boy, avido di Sicilia in tavola. Lo ha spiegato, cioè, al suo più giovane collega cuoco Jamie Oliver, 36 anni, eccezione, speculare com’è, allo stereotipo thatcheriano che vuole l’uomo dell’Essex, medio borghese, di media cultura, di medie ambizioni, di medie passioni, ovvero l’elettore medio da conquistare.

Questo ragazzo è dell’Essex, ma è di altra stoffa, svezzato alla passione per il cibo friggendo bangers and mash al Cricketers, pub di famiglia. Da anni, Jamie Oliver, grazie anche alla decine di "Giovanni e Giovanne" incontrate nel suo viaggio gastronomico in Italia, è celebrità assoluta del fornello britannico fortemente dirottato verso la dieta mediterranea. L’Italia ha dato un contributo essenziale alla prima metà del suo successo, il resto l’ha fatto il più selvaggio marketing britannico. Miscela capace di generare una chimera senza uguali. Jamie Oliver, marito di Jools, e padre di Poppy Honey, Daisy Boo, Petal Blossom e Buddy Bear è lo scrittore di maggior successo inglese dopo Jk Rowling. Senza aver mai letto un libro. Per sua stessa ammissione attutita, appena appena, da un richiamo alla dislessia. I libri li scrive e li vende. Una pila infinita per un valore superiore ai 100 milioni di sterline. Primato che ha replicato nelle giornate natalizie con il suo ultimo manufatto, Pasti in mezz’ora, che secondo i calcoli approssimativi dell’editore Penguin dovrebbe aver venduto 1,2 milioni di copie in meno di tre mesi. Ovvero nuovo, con un margine abbondantissimo, record assoluto per un volume non fiction. Secondo Nielsen ne sono acquistate 15 copie al minuto.

Un fenomeno che non ha uguali nell’editoria britannica e che muove da un fallimento. Quello scolastico. Jamie ha lasciato i banchi del liceo a 16 anni per buttarsi fra i fuochi del CrickEters con suo padre che gli urlava il "giù dalle brande" all’alba, ricordandogli che il «letto serve per morire». Poi, dopo un passaggio alle scuole di gastronomia è finito a fare dolci da Carluccio, veterano della cucina italiana nel regno di Elisabetta. Da lì il salto all’avanguardia dell’esclusiva ristorazione made in Italy londinese, ovvero il ristorante River Cafè. Qualcuno lo ha visto, qualcuno ha notato il look garibaldino, la chiacchiera veloce, la mano felice e gli ha aperto la via alla sua seconda vita, quella in Tv. La serie Il cuoco nudo è stato un trionfo della Bbc. A cascata il trionfo s’è esteso al resto: ancora tv, libri, associazione con celebrities e star della politica a cominciare da Tony Blair che lo volle per i menù più esclusivi di Downing street. Oggi Jamie Oliver siede su una fortuna di 65 milioni di sterline, patrimonio cresciuto del 63% rispetto all’anno precedente, secondo il Sunday Times Rich List. È invece al ventiduesimo posto nella lista dei più generosi con 2,7 milioni di sterline donate di recente in beneficenza.

Un eroe fra le pentole che presta il suo nome alla catena di supermercati Sainsbury, ma anche a forni a legna che fa produrre secondo le esigenze richieste dalla miglior pizza. Ogni piatto si trasforma in oro, un turbinio di merchandise che ha fatto di un cuoco un’industria. Eppure Jamie Oliver è chef with a mission, una missione da brividi: cambiare le abitudini alimentari degli inglesi. Ha cominciato con le scuole forzando menù più sani di quelli in auge a queste latitudini (non solo scolastiche) con il programma Jamie’s school dinners. Un successo certificato dall’Essex university secondo cui nelle scuole che avevano adottato la sua dieta, l’assenteismo per disturbi legati all’obesità è calato del 15 per cento. Ha poi proseguito con il programma Ministro dell’alimentazione, denuncia delle cattive abitudini nazionali, ambientato a Rotherham, in Yorkshire, città a più alta densità di ciccioni del paese. La prima scena mostrava Katie, 2 anni, seduta a terra mentre affondava dentini marci in Diner Kebab e patatine ricoperte di formaggio fuso. La seconda inquadratura indugiava su Clare che vive di 12 pacchetti di patatine e barrette al cioccolato Galaxy. Spiegare le doti di uno spaghetto aglio e olio può, dunque, essere cosa complessa e anche per questo Jamie si è guadagnato la Medaglia dell’impero, alta onoreficenza britannica. A Rotherham non è troppo amato nonostante la sua operazione di rieducazione alimentare abbia avuto un gran successo nel resto del paese. Non lo ricordano con simpatia nemmeno a Huntigton, Virginia, dove una trasmissione analoga - Food Revolution - non resterà nel palmares delle sue imprese.

La guerra al colesterolo che genuinamente Jamie Oliver combatte sui due lati dell’Atlantico gli ha creato (pochi) nemici e tanto onore. E molta più popolarità. È una star...rosa da un dubbio. Glielo ha insinuato l’Economist . «Grazie anche a lui, nel 2009, in Gran Bretagna, sono stati venduti 7 milioni di libri di ricette - ha scritto il settimanale - e sono state spese migliaia di ore guardando programmi televisivi su temi di gastronomia. Ma sono anche stati spesi 10 miliardi di euro in cibi pre-cotti. Questo ci porta a una conclusione: siamo una nazione di gente che vive stesa su divano impegnata a dare forchettate in confezioni di curry uscite dai supermercati, guardando alla tv show di alta cucina». Medita Jamie, medita.