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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

PER GLI STATI USA SI VALUTA LA BANCAROTTA CONTROLLATA

Non è più impensabile. Anzi, secondo alcuni potrebbe essere addirittura inevitabile. Parliamo della possibilità che un certo numero di stati americani siano costretti a dichiarare l’insolvenza. In verità c’è un precedente, ma risale al gennaio 1841, esattamente 170 anni fa, quando ben otto stati e un territorio non ancora riconosciuto di nome Florida, furono sopraffatti dal debito pubblico. Tra questi, due stati in bilico anche oggi: l’Illinois e l’Ohio.

Fino a ieri il dibattito su questo rischio era rimasto sotto traccia. Ma ieri il New York Times ha rotto il silenzio con un articolo in prima pagina che anticipa proposte in fase di valutazione in Congresso, intese a permettere agli stati di liberarsi del peso del debito attraverso una qualche forma di bancarotta controllata.

Non poteva essere altrimenti. Perché nell’ultimo anno è stato calcolato che il solo macigno degli impegni pensionistici è passato da 2mila a 2.500 miliardi di dollari. Le spese sanitarie costituiscono l’altro grande buco contabile per gli stati a rischio - e parliamo di nomi pesanti quali California, New York e New Jersey.

Le preoccupazioni sono più diffuse tra i repubblicani, solitamente sensibili alla questione del deficit di bilancio. Tra i primi a prendere in considerazione una possibile insolvenza statale è stato l’ex presidente della Camera e potenziale candidato alle presidenziali Newt Gingrich. In un discorso ai suoi sostenitori, ha parlato senza mezzi termini della necessità di «introdurre un disegno di legge che offra agli stati un percorso di bancarotta».

Ma pochi giorni fa l’allarme è venuto da un democratico, l’ex presidente del fondo pensionistico del New Jersey, Orin Kramer, secondo il quale «la crisi è imminente» e non è più possibile ignorarla. Anche perché è lo stesso mercato finanziario che non lo permetterà: negli ultimi due mesi i fondi di investimento hanno ritirato ben 25 miliardi di dollari dal mercato obbligazionario municipale e statale. Insomma, come per la Grecia e l’Irlanda, il mercato ha già cominciato a sentire odore di sangue.

Il fatto che una qualche forma di bancarotta non sia più impensabile sta turbando non poco le due categorie che pagherebbero il prezzo più alto, gli obbligazionisti, che potrebbero vedere decimato un investimento ritenuto tra i più sicuri, e i dipendenti e pensionati statali. «Si stanno preparando a un attacco massiccio contro di noi», ha commentato al New York Times Charles Loveless, direttore legislativo del sindacato dei dipendenti statali e municipali. L’unica alternativa potrebbe essere quella di un salvataggio federale. Ma, al di là dell’opposizione republicana, questa strada è resa quasi impercorribile dal fatto che il deficit federale ha per molti già superato il livello di guardia.