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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

Dalle spiate ai finti ricatti, ecco cosa non torna - Dieci bugie. Dieci massime spacciate con troppa sicurezza da magi­­stratura, giornali, tifosi dell’inchiesta su Ruby

Dalle spiate ai finti ricatti, ecco cosa non torna - Dieci bugie. Dieci massime spacciate con troppa sicurezza da magi­­stratura, giornali, tifosi dell’inchiesta su Ruby. Un’indagine che è ancora in corso ma sembra già finita. A leggere «Repubblica», nel­l’edizione di ieri, siamo già dalle parti della sentenza. Se non oltre. Col Cavaliere già con un piede al gabbio. Così, in un articolo stermi­nato, il quotidiano diretto da Ezio Mauro ha messo in fila, come per­le, le dieci menzogne di Berlusconi. Menzogne presunte, traballan­ti, sfocate, perché le cose non stanno così. Per questo oggi è «il Gior­nale » a mettere in pagina dieci bugie. Dieci verità mancate, figlie dell’euforia giacobina di questi giorni.Di questo clima incandescen­te in cui c’è chi aspetta, impugnando gliatti dell’inchiesta come for­coni, la caduta dell’odiato Cavaliere. Attesa dal lontano 1994. *** 1 Ruby ha chiesto 5 milio­ni al premier È lei stessa ad affermarlo in una telefonata del 28 ottobre: «Col mio avvocato abbiamo chiesto al Cavaliere 5 milioni in cambio del fatto che io pas­so per pazza, che racconto so­lo cazzate». L’avvocato stori­co di Ruby, Luca Giuliante, ha liquidato i 5 milioni con una risata e un’intervista al Giorna­le : «Anch’io, quando gioco al Superenalotto, mi immagino come sarebbe vincere certe ci­fre. Al massimo Ruby poteva chiedere un favore a me, ma certo non chiedere di averne attraverso di me». Lei stessa, intervistata da Alfonso Signo­rini nel programma Kali­spèra! ha smentito. E ha offer­t­o una chiave di lettura di quel­l’intercettazione: «Posso dire delle esagerazioni, ma non questo. Non capisco più quel­lo che è vero o quello che vie­ne scritto». Facile immagina­re che in quella telefonata Ru­by sognasse ad occhi aperti. Il 27 ottobre quasi implora il ra­gionier Giuseppe Spinelli: «Ho bisogno del suo aiuto per­c­hé non so veramente come fa­re ». Altro che 5 milioni, Ruby è una ragazza disperata. 2 Ruby ha fatto sesso col premier È Repubblica a mettere fra virgolette questa frase, attribu­endola naturalmente a Ruby: «Ho fatto sesso col premier, lui sapeva che ero minoren­ne ». Questa frase, però, la gio­vane marocchina non l’ha mai pronunciata. A dirla, de re­lato per usare un linguaggio consono ai pentiti, è un’altra ragazza che mette a verbale una confidenza presunta di Ruby. Ruby però ha smentito. Insomma, sulla giostra delle dichiarazioni si trova tutto e il contrario di tutto. Ruby, da­vanti alle telecamere di Kali­spèra! , è stata categorica: «Lui non mi ha mai toccato nem­meno con un dito. Anzi, era di­sposto ad ascoltarmi a diffe­renza di tutti gli psicologi che ho incontrato e che sono paga­ti per farlo». Può darsi che la Procura abbia ragione, ma l’ammissione di Ruby non c’è. C’è semmai l’esatto opposto. 3 Ad Arcore un puttanaio È l’espressione che usa un’amica di Nicole Minet­ti, M.T. che una sera partecipa ad una cena a Villa San Marti­no. Conversando con un’altra ragazza al telefono, M.T. è esplicita: «Quando qualcuno ha iniziato a far vedere il culo, la serata è decollata in un sus­seguirsi di scene più o meno volgari, come se fosse natura­le... Siamo proprio in un putta­naio dove ciascuno è libero di fare quello che gli pare». Il 16 novembre M.T. viene interro­gata. E innesta non una ma due volte la retromarcia: «Nes­suno mi ha proposto nulla, nessuno ha fatto sesso». Ma al­lora dov’è il puttanaio, le sce­ne volgari e tuto il resto? 4) Soldi per il sesso È la tesi di fondo dell’inchiesta: il Cavaliere pagava le ragazze per le loro prestazioni sessuali. Sembrerebbe un automatismo, ma non è così. La prova, paradossalmente, ce la dà ancora M.T. al telefono con la solita amica: «Berlusconi mi dice: “Come sei stata?” e io gli ho detto “no, non mi sono divertita”. Allora lui mi ha detto: “Avrei piacere di aiutarti negli studi, perché Nicole mi dice che studi, che sei una brava ragazza. Tieni”». E M.T. torna a casa con la busta regalo del Cavaliere. Come si vede, e gli esempi sono molti, Berlusconi aiuta chi ha bisogno. Con o senza sesso. 5) Le prove evidenti Per la Procura le prove sono evidenti. Così evidenti che i pm giocano d’azzardo e chiedono il processo con il rito immediato. Dopo quasi diciassette anni di inchieste sul premier, bisogna ammettere che questa è una novità. Prima i pm avevano sempre seguito l’iter canonico, passando per il filtro dell’udienza preliminare. Questa volta accelerano e tentano lo sprint. Ma dov’è la pistola fumante, la prova regina, quella del ko? Se c’è, è ben nascosta negli armadi della Procura e al momento nessuno l’ha ancora vista. Ci sono, è vero, una valanga di intercettazioni. Ma le intercettazioni, come si è visto in anni e anni di inchieste nate fra squilli di tromba e poi finite su un binario morto o con molto meno clamore, promettono quasi sempre quel che non mantengono. Perché per loro natura sono scivolose, più di una buccia di banana, spesso incomprensibili, equivoche. E poi quando le si trascrive, anche questo è capitato in molte indagini, arrivano le sorprese. Le correzioni. Le variazioni rispetto a quel che si era capito dai brogliacci. 6) Berlusconi sapeva che Ruby era minorenne Anche questo non è provato. Il capo di gabinetto della questura di Milano Pietro Ostuni, protagonista della movimentata notte del 27 maggio, dà un’altra versione: «La parola minore non fu mai pronunciata». S’intende, al telefono con Berlusconi. Poi lancia un assist alla Procura: «Era implicito che si parlasse di una minorenne perché si parlò di affido di una persona priva di documenti». Basta la parola affido per chiudere la questione e pensare che Berlusconi sapesse? Quel che è implicito per un dirigente della polizia, abituato a maneggiare casi del genere, dovrebbe essere esplicito per il Cavaliere? Inutile cercare la soluzione del pasticcio con Ruby. Dice tutto e il contrario di tutto. Berlusconi sapeva, anzi no, anzi un po’. Le certezze vacillano. 7) Il premier non è mai stato spiato Lo scrivono alcuni giornali che giocano con le parole e i tempi. La verità è che per mesi decine e decine di persone in entrata e uscita da Arcore sono state monitorate, spesso fotografate, intercettate, perfino pedinate. In molti casi si sono chiesti i tabulati retrospettivamente fino al gennaio 2010. Le intercettazioni compiute in meno di sei mesi, sarebbero almeno centomila, ma probabilmente centocinquantamila. Centocinquantamila telefonate e sms finiti nei brogliacci degli inquirenti. In questo modo, con una sorta di assedio elettronico lungo quasi un anno, è stata ricostruita la vita del premier all’interno delle mura di Arcore sera dopo sera. 8) Le ragazze di via Olgettina non sono state maltrattate come sostiene Berlusconi Lo scrive la Repubblica che prova a ridicolizzare quel che, fra un videomessaggio e l’altro, ha affermato il presidente del Consiglio. Ma il quotidiano diretto da Ezio Mauro dà una versione tranquillizzante e quasi soporifera di quel che è accaduto venerdì mattina. Non è andata così. Ecco il racconto di Barbara Guerra, ex concorrente della Fattoria 4 ed ex schedina della Domenica sportiva, al Giornale: «Hanno bussato alle sei e mezzo del mattino. Mi hanno immediatamente sequestrato il cellulare e i computer, hanno messo sottosopra la casa, cercavano droga e materiale pornografico. Non mi hanno nemmeno dato la possibilità di chiamare il mio avvocato, ma l’hanno contattato loro. Mi hanno costretto a fare la doccia con la porta aperta e poi mi hanno fatto entrare in macchina e come una mafiosa mi hanno portato in questura. Mi hanno trattenuto fino alle otto di sera, senza mangiare e senza bere. Naturalmente tutto questo anche se non sono indagata ma solo una testimone». 9) Le ragazze non pagavano l’affitto Il palazzo di via Olgettina è stato ribattezzato con disprezzo il «regno delle protette». S’intende, dal Cavaliere. E loro, le amiche di Emilio Fede e Lele Mora, sono finite alla gogna. Tutti, o quasi, hanno scritto che era lui a pagare l’affitto. Poi la scoperta: erano loro, le showgirl, a saldare. E di tasca propria. Non importa. Stufa del clamore, l’immobiliare Friza le ha sfrattate. 10) Silvio Berlusconi ha affrontato «solo» sedici processi È la tesi di Repubblica che buca, come fosse un palloncino, la dichiarazione del premier. Il Cavaliere aveva detto: «Ho letto finalmente le 389 pagine dell’ultima persecuzione, la ventottesima in diciassette anni». Ma Repubblica parla solo delle inchieste che sono andate a dibattimento. E le altre? Berlusconi non ha torto. Basta ricordare quel che accade in Sicilia dove il premier è oggetto, dai tempi della sua discesa in campo, di inchieste incredibili. L’hanno accusato di essere fra i cosiddetti mandanti esterni delle stragi, è stato iscritto più di una volta nel registro degli indagati con contestazioni al cui confronto quelle del Rubygate paiono peccati quasi veniali. In pratica si sosteneva che avesse le mani sporche di sangue. Il fatto che non si sia arrivati al processo significa solo che i pm non sono riusciti a dimostrare i loro teoremi. Ma le Procure sono tenaci e non mollano la presa. Il numero esatto delle inchieste aperte e magari archiviate e poi riaperte e poi ancora riarchiviate e così via è davvero un mistero perché ormai per calcolarle ci vorrebbe un computer.