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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

La Milano creativa che seduce Brad Pitt - Più bel regalo per iniziare il nuovo anno non potevo immaginarlo», sorride Rossana Orlandi, signora no botox e capelli bianchi («Odio andare dal parrucchiere»), vera talent scout di talenti, che ha conquistato prima Brad Pitt e ora anche il «New York Times»

La Milano creativa che seduce Brad Pitt - Più bel regalo per iniziare il nuovo anno non potevo immaginarlo», sorride Rossana Orlandi, signora no botox e capelli bianchi («Odio andare dal parrucchiere»), vera talent scout di talenti, che ha conquistato prima Brad Pitt e ora anche il «New York Times». Se nell’elenco del prestigioso quotidiano Milano è al 5˚ posto dei 41 luoghi da visitare nel 2011 (Miami, tanto amata da nostri ricconi, è solo all’ultimo) non è solo per mega operazioni come il nuovo Museo del ’900 o l’Hangar Bicocca ma anche per lo «Spazio Rossana Orlandi»: una ottocentesca ditta di cravatte nel quartiere Magenta trasformata dalla minuta lady in una magica e stravagante factory del design. Vintage, rari pezzi da collezione e, soprattutto, oggetti e arredi d’avanguardia. Racconta Rossana: «Da sabato 8 gennaio, quando è uscito quell’articolo, arrivano davvero tanti turisti americani». Caos creativo. Nel cortile della factory, sotto un pergolato d’uva, c’è un divertente mix-match di mobili industriali, vecchi comignoli (Orlandi li ha scovati in giro per cantieri), oggetti kitsch come un grande maiale azzurro. Al primo piano, tra le antiche cassettiere, una giovane coppia trasferita a Milano dalla California sceglie ceramiche tridimensionali dell’olandese Piet Hein Eek: come ogni cosa chez Orlandi («Il bestseller di Natale è stato un pesce-candela da 7,50 euro») verranno impacchettati in cartoni riciclati, ridipinti di bianco. Alcune studentesse d’architettura s’aggirano divertite tra un tavolo con le gambe che camminano dell’olandese Jack Brandsma, cornuti trofei fatti con vecchie tappezzerie dalla francese Frédérique Morrel, le poltrone supertrend di Tom Dixon e Patrizia Urquiola, icone come i vasi giganti di Gaetano Pesce o la poltrona Elda disegnata nel 1963 da Joe Colombo e le «Evolutions chairs», eco-romantiche sedute del giovane designer spagnolo Nacho Carbonell che, presentate dalla Orlandi ad Art Basel 2009, sono molto piaciute a Brad Pitt (tra i pezzi comprati dall’attore la «Tree Chair», una sedia-albero, per la tribù di bambini che ha con Angelina Jolie). Dall’Olanda a Israele. «Considero quasi una missione dare fiducia e visibilità ai giovani», sostiene Orlandi che, in questi anni, molto ha puntato sui designer del Nord Europa (ha ospitato gli allievi di celebri scuole come l’Art Academy di Eindhoven) con un’attenzione particolare per i progetti ispirati a un consumismo meno sfacciato. Così, a fine 2010, per 2 mesi ha offerto la casa e i suoi magazzini stipati di vecchie cose ai JamesPlumb, duo di scultori-designer inglesi (al secolo: James Russle e Hannah Plumb) che creano pezzi unici assemblando arredi danneggiati o dimenticati. Il portale e le tapparelle di una casa di campagna sono diventati un letto matrimoniale; assi di un tetto e resti di un armadio un bel tavolo da pranzo, subito venduto. Chi compra? «Collezionisti, soprattutto stranieri. Le “sciure” milanesi? Adesso sì. Ma, all’inizio, non venivano da me neanche con il passaporto!», ride Rossana, nata nel Varesotto a Cassano Magnago («Non sono una lumbard! Semmai mi sento apolide») in una facoltosa famiglia d’industriali (Filati Orlandi) con un fratello, Vittorio, olimpionico di equitazione. Sposata con 2 figli e un nipote, la supercreativa Rossana ha, per anni, con i suoi bei filati lavorato con celebri nomi della moda, da Gianni Versace a Issey Miyake; un mondo che, a poco a poco, ha abbandonato per dedicarsi al più vitale design. Appena tornata da Israele, uno dei suoi tanti viaggi a caccia di idee e talenti, entusiasta soprattutto per i progetti (da pannelli solari di minor impatto visivo a casette prefabbricabili di plastica riciclabile) di Ezri Tarazi, designer e prof al Bezalel Academy di Gerusalemme, Rossana Orlandi ora deve indicare a un settimanale francese 5 giovani designer italiani promettenti. «Non so chi segnalare», ammette. «Abbiamo le migliori aziende del mondo ma, purtroppo, in questo momento è difficile trovare dei creativi interessanti. Forse i nostri giovani sono troppo viziati».