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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

Per gli operai cinesi arriva un altro aumento - Nuovo aumento del salario minimo, dopo quello del 25% ottenuto l’anno scorso, per gli operai della regione meridionale cinese del Guangdong, un concentrato di fabbriche che producono per il mondo intero

Per gli operai cinesi arriva un altro aumento - Nuovo aumento del salario minimo, dopo quello del 25% ottenuto l’anno scorso, per gli operai della regione meridionale cinese del Guangdong, un concentrato di fabbriche che producono per il mondo intero. Sulla pagina Web del governo regionale vengono pubblicate le novità del piano quinquennale per il periodo appena iniziato e che si estende fino alla fine del 2015: fra queste, si può leggere che il salario minimo della manodopera cantonese verrà aumentato annualmente per i prossimi cinque anni. Primo aumento nel marzo di quest’anno, del 19%, seguito poi da un aumento annuale del 15%. Ciò porterà gli stipendi degli operai cantonesi a un minimo previsto per legge di... 130 euro mensili, solo per chi lavora nel capoluogo regionale Guangzhou (Canton). In altre località, dove il costo della vita è reputato inferiore, dopo il primo aumento di quest’anno gli stipendi raggiungeranno i 110 euro al mese: a Dongguang, per esempio, la città a un passo da Hong Kong dove si trova la maggior parte delle fabbriche di proprietà degli imprenditori provenienti dalla ex colonia britannica. Ma alcuni industriali di Hong Kong, lamentando un calo nella disponibilità della manodopera non specializzata, hanno dichiarato alla stampa di pagare già «ben 160 euro al mese» i lavoratori nelle fabbriche del Guangdong. Stando alle informazioni della pagina Web, l’incremento salariale è stato voluto dal governo per aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori. Il segretario del partito comunista del Guangdong, Wang Yang, ha annunciato anche di volersi occupare, nei prossimi 5 anni, della felicità dei cittadini, lanciando lo slogan, «Guangdong Felice», e dichiarando di voler tener conto della «Felicità interna lorda», e non più solo della crescita economica. Il Guangdong, una delle regioni più ricche della Cina,già da alcuni anni ha cominciato ad imporre salari minimi più alti, anche nel tentativo di trasformarsi in una manifattura a maggior valore aggiunto, incoraggiando le fabbriche che non richiedono manodopera specializzata a spostarsi verso le zone interne, meno sviluppate delle costiere. Secondo il sindacalista Han Dongfang, ex operaio ferroviario in esilio che da Hong Kong dirige il China Labour Bulletin (una Ong che si occupa delle problematiche lavorative e sindacali in Cina) e conduce un programma radio che lo mette in contatto con i lavoratori cinesi, l’aumento annunciato dalla regione del Guangdong non risolve molto. «Un aumento è sempre una buona notizia ma non possiamo restare per sempre dipendenti dal governo per avere un aumento del salario minimo». Dal punto di vista di Han, quest’annuncio non ovvia alla necessità di «ottenere, per i lavoratori cinesi, il diritto al contratto collettivo. Aumentare i salari degli operai non aiuta solo i lavoratori, ma l’intera economia cinese, che non è ancora un’economia di consumi». Le stime del Clb reputano che i lavoratori cinesi retribuiti a salario minimo siano «circa 300 milioni, ma non possono sognarsi di diventare consumatori, non sono certo loro a comprarsi le Audi e le Mercedes che vengono vendute oggi in Cina con grande enfasi mediatica. Il problema non è di dare agli operai cinesi un salario minimo, si tratta di conquistare un salario decente».