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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

Andiamo a lezione di baci - Potremmo cominciare dicendo che un bacio produce buonumore e migliora l’autostima, rafforza il sistema immunitario, abbassa il colesterolo e tiene lontano il mal di stomaco

Andiamo a lezione di baci - Potremmo cominciare dicendo che un bacio produce buonumore e migliora l’autostima, rafforza il sistema immunitario, abbassa il colesterolo e tiene lontano il mal di stomaco. Sarebbe già una buona ragione per praticare una tanto benefica attività, oltre che per procurarsi la «Piccola Enciclopedia del bacio» (di Lana Citron, in uscita da Vallardi), dato il prevedibile, vicino appuntamento con San Valentino, ma ce ne sono molte altre. Il bacio, oltre che un rito privato e un saluto pubblico, è diventato un modo per protestare, scandalizzare, prendere posizione, ammiccare, partecipare a un rito collettivo. Una definizione, come «Kiss and Tell», il marchio delle baciatrici di professione che raccontano ai giornali le loro storie con uomini prevalentemente impegnati (Kimberly Lee è la regina del genere: ha rivelato i suoi momenti di passione con Robbie Williams, Mike Tyson ed Eminem). Siamo pronti a discutere sul bacio tra Natalie Portman e la sensuale, oscura, Mila Kunis in «Black Swan», al cinema il 18 febbraio, come se il film fosse tutto lì (o è tutto lì?), mentre il kiss-in tra gay e lesbiche al passaggio di Benedetto XVI lo scorso novembre a Barcellona non ha suscitato, secondo alcuni, sufficiente indignazione. Fa effetto, invece, il primo bacio tra Erinela e Davide nella casa del Grande Fratello («Quanto mi è piaciuto!», dice lui), che ci permette di essere un po’ guardoni: 538 commenti nel giro di pochi minuti. Da un punto di vista culturale, non abbiamo studiato abbastanza, come Checco Zalone che, invitato a sfiorare con le labbra l’anello del vescovo, (in «Che bella giornata») bacia con grande naturalezza il suo. E del passato non sappiamo niente, né del bacio sull’orlo della gonna, né di quello sulla coscia, in segno di deferenza, o del piede, pensando che basti la pratica del presente. Invece bisogna cominciare proprio dal Kamasutra, che si dilunga per parecchie pagine, dal bacio «nominale» (la ragazza tocca soltanto la bocca dell’amante) a quello vibrante (solo il labbro inferiore) a quello commovente e via di seguito, «diritto», «piegato», «avvolgente», «dimostrativo». Potremmo scoprire che un bacio profondo coinvolge 29 muscoli, di cui 17 per la lingua, 9 milligrammi di acqua, 0,18 di sostanze organiche 0,45 di sale e centinaia di germi e milioni di batteri. Che può essere «sacro» e «terapeutico», (trasmette il soffio vitale), «freddo» (si dà chiunque e dovunque) e «di orientamento». Che fa consumare da 2 a 6 calorie al minuto, poche, perciò non sarà mai importante per una dieta (peccato). Potremmo passare velocemente attraverso Marcel Proust («La ricerca del tempo perduto»), fermandoci al racconto della madre che gli annuncia per cena, «pane, formaggio e baci». Perché, in tutto questo scandalizzarci, ammiccare, protestare e proibire (il no kissing alla stazione ferroviaria di Warrington, deciso «per evitare ingorghi»), abbiamo dimenticato l’affetto familiare, la consuetudine che ci divide in due diverse tribù: Baciatori non Baciatori. Nel film di Roberta Torre, «I baci mai dati», unico film italiano in cartellone al Sundance Festival (lo proiettano oggi) una madre tutta profumi e balocchi, concentrata su stessa, non riesce a esprimere amore, e soltanto alla fine troverà il modo di recuperare la distanza. Il cinema non racconta solo storie. Qualche volta, come sostiene Roberta Torre, segnala «una povertà emotiva, una malattia che potrebbe cominciare a guarire, appunto, con un bacio». Quanto ai romantici, per loro c’è la ricetta, alla fine della «Piccola Enciclopedia». Eccola: «Ingredienti. Un paio di labbra ben disposte. Intenzioni sincere (un cuore caldo). Un pizzico di dolci sciocchezze. Un sussurro col fiato sospeso. Una spruzzata di sospiri. Usare soltanto gli ingredienti migliori: non sono tollerati prodotti di seconda scelta».