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 2011  gennaio 22 Sabato calendario

Turchia, esplode la nostalgia per l’epopea degli Ottomani - Fiction televisive, profumi, convegni, musei

Turchia, esplode la nostalgia per l’epopea degli Ottomani - Fiction televisive, profumi, convegni, musei. Persino funerali. In Turchia c’è sempre più voglia di riscoprire il proprio passato, la mitica epopea degli Osmanoglu, gli Ottomani, con buona pace delle persone vicine al governo islamico-moderato guidato da Recep Tayyip Erdogan e il malcelato sospetto delle schiere di affezionati alla tradizione kemalista, la dottrina del fondatore dello stato laico e moderno Mustafa Kemal Atatürk che nel secolo scorso mandò in pensione e in esilio il Sultanato. Fazioni opposte, che si sono trovate a litigare anche davanti alla televisione. Pochi giorni fa la Turchia sembrava sull’orlo della guerra civile e non per la solita contrapposizione fra laici e filo-islamici, bensì a causa di una telenovela chiamata Mühteshem Yüzyil, il secolo meraviglioso, che parla della vita di Kanuni Suleyman, conosciuto in Europa con il nome di Solimano il Magnifico, e della sua bellissima moglie Haseki Hürrem, nota alle cronache storiche come Roxelana. La soap va in onda tutti i mercoledì su Show Tv. Nelle ultime tre settimane l’Authority per la programmazione radio televisiva è stata sommersa da migliaia di lettere che ne chiedevano il ritiro dal video. Gli attacchi sono arrivati da ogni parte: i militanti islamici hanno accusato il produttore di aver dipinto Solimano in balìa delle donne, gli storici hanno trovato la ricostruzione degli avvenimenti approssimativa. I discendenti degli ottomani sono scesi in campo e hanno chiesto alla produzione perché non li avessero interpellati prima di girare. Esponenti del partito di Erdogan hanno definito la soap «un oltraggio alla tradizione storica dell’Impero ottomano». Potere dell’auditel e della pubblicità: la soap è ancora sugli schermi, con ascolti record e fenomeni di costume annessi. Da qualche giorno è in vendita la Hürrem Sultan Kolonyasi, un profumo che porta il nome dell’affascinante consorte di Solimano e che in una settimana a Istanbul ha venduto oltre 4.000 pezzi, alla cifra di 19 lire turche, meno di 10 euro. L’essenza ha una base di mandarino e fiori di pompelmo e per razionalizzare le vendite è stato creato un sito internet ufficiale. Ma chi pensa che il revival ottomano si esprima solo in questi fatti di costume, sbaglia. Non è un caso che uno dei musei più visitati del momento, dagli abitanti di Istanbul più che dai turisti, sia quello che celebra la caduta di Costantinopoli del 1453, a opera di Maometto II il Conquistatore. In 3D, i visitatori vengono letteralmente calati negli avvenimenti di quella notte del 29 maggio, con relativa versione storica al seguito. Non solo. Nell’ottobre 2010, l’anno che ha visto Istanbul capitale europea della cultura, uno degli appuntamenti più importanti è stato proprio un simposio dedicato alla dinastia degli Osmanli. Un evento storico, perché, come ha fatto rilevare il quotidiano Hurriyet, per la prima volta tutti i 76 discendenti dell’ultimo sultano, che vivono in diverse parti del mondo, si sono ritrovati nell’antica capitale dell’ex-impero. Una rimpatriata così non si era vista nemmeno ai funerali di Osman Ertugrul, l’ultimo discendente diretto del sultano, morto ultranovantenne a New York nel settembre dell’anno scorso. È stato sepolto in un cimitero non lontano da Santa Sofia, dove riposano anche suoi celebri antenati, e alcuni avevano addirittura chiesto che gli venissero tributate le esequie di Stato. Molti degli Osmanli hanno ancora un’altissima considerazione del loro titolo, anche se la Turchia è una repubblica dal 1923 e alcuni di loro hanno riottenuto il passaporto solo dopo gli Anni Settanta. Negli Stati Uniti hanno dato vita alla Fondazione per gli studi Ottomani, che ripercorre i sette gloriosi secoli di storia della dinastia. Qualcuno poi sembra volere anche scendere sul piede di guerra. Negli scorsi mesi infatti era circolata la voce che la famiglia imperiale fosse intenzionata a fare causa allo Stato turco per riavere 4.200 proprietà private del sultano Abdullahmid II, confiscate dallo Stato. Il valore totale della partita raggiunge la cifra di 18 miliardi di dollari. Chissà che cosa direbbe Mustafa Kemal Atatürk, il «padre della patria» che depose Maometto VI.