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 2010  dicembre 15 Mercoledì calendario

L’arte violentata per esaltare l’ex fascista Fini - Ritorno da Praga nella giorna­ta della fiducia, e trovo Roma sotto assedio

L’arte violentata per esaltare l’ex fascista Fini - Ritorno da Praga nella giorna­ta della fiducia, e trovo Roma sotto assedio. Chiuse alcune strade, en­tro in corso Vittorio superando un blocco di polizia. Arrivo davanti a casa e vedo, intorno, segni di deva­stazione, vetrine rotte, macchie di vernice rossa e nera sulle porte di istituti di credito e sugli sportelli bancomat.Soltanto all’ultimo mo­mento mi accorgo che sul palazzo dove abito, Palazzo Massimo alle Colonne, c’è una scritta con lo spray nero, alta due metri, ripu­gnante, dentro la trama spugnosa dei bei blocchi di travertino: «LA FINI È SOLO L’INIZIO». Al telefo­no mi dicono che in altre strade ci sono macchine bruciate, negozi devastati in via Del Corso, sampie­trini divelti in piazza del Popolo, che sono in azione i black bloc. Ri­scendo in strada, e vedo fumo veni­re da piazza Argentina. A fianco della facciata imbrattata vedo quella dell’altro Palazzo Massi­mo, di Pirro, e leggo un’altra scrit­ta: «CARA GELMINI USA LA TE­STA MO BECCATE STA PROTE­STA! ». Bisogna allora che dica che Pa­lazzo Massimo alle Colonne e il contiguo Palazzo Massimo di Pir­ro sono notevolissime architettu­re del ’500, la prima concepita dal­l’architetto Baldassarre Peruzzi, il cui classicismo perfeziona quello raffaellesco, è certamente la più importante architettura civile del Rinascimento con l’alto valore simbolico di essere stata eretta su­bito dopo il Sacco di Roma del 1527, negli stessi anni del «Giudi­zio Universale» di Michelange­lo nella Cappella Sistina. Que­sta è l a dimensione della sua im­portanza storica. L a scritta con­tigua, l’avviso alla Gelmini, fa intendere che lo sfregio si deve alla mano di studenti, se non dei centri sociali, di scuole supe­riori o di università che dovreb­bero far comprendere il valore dei monumenti. Certamente l’ispirazione politica è di sini­stra. Ma si avverte che que­st’espressione d i rivolta ricono­sce il suo stimolo in un ex fasci­sta come Fini. È una congiunzio­ne eloquente: Fini e i centri so­ciali, Fini e gli studenti di sini­stra. Da una parte la Gelmini è avvisata, dall’altra Fini è esalta­to. Un tempo il nome Fini era accostato a quello di Bossi, e al­l a tanto discussa legge Bossi-Fi­ni. Oggi è l’inizio della lotta. In suo nome s’imbratta un monu­mento straordinario. Indiffe­renti al suo valore e alla sua sto­ria. In quella casa molti, di de­stra, hanno tenuto Fini come ri­ferimento politico. Oggi Fini è il riferimento dei centri sociali e Palazzo Massimo è sfregiato nel suo nome e dal suo no­me. Un tempo si attribuiva ai nazi­sti il disprezzo per la cultura. So­prattutto quella libera; e si ricorda che Goebbels metteva mano alla pistola sentendo nominare la pa­rola cultura. I nazisti potevano bruciare i libri e distruggere l’ar­te degenerata. Oggi gli studenti finiani esaltati dall’odio per Ber­lusconi condiviso con Fini, aggre­discono e sporcano, in modo irre­parabile, un grande monumento dell’arte classica, non degenera­ta. È una degenerazione della de­mocrazia, della civiltà con il para­dosso di manifestarsi nella lode e nell’ammirazione per un ex fasci­sta, uomo d’ordine. Non voglio credere che gli studenti non sap­piano riconoscere un muro stori­co, e che per protestare siano pronti a sfregiare Michelangelo e Raffaello come hanno dimostra­to di fare con il Peruzzi, loro pari. Eppure con dolore e con sgo­mento oggi ho visto questa prova evidente di ignoranza e di fanati­smo che non ha giustificazioni. Se sanno cos’hanno fatto sono criminali pericolosi, se non lo sanno e scambiano un monu­mento per un muro insignifican­te si dimostra che per loro è stata inutile la scuola e utile il cattivo esempio di Fini. Quella scritta: «LA FINI È SOLO L’INIZIO» è molto più grave degli atti di van­dalismo nella Fontana di piazza Navona o dell’esaltante e stigma­tizzato con rabbia da Veltroni e da Rutelli, arrossamento della Fontana di Trevi, l’atto innocuo, gratuito e anche bello del neofutu­rista Graziano Cecchini. La fac­ciata di Palazzo Massimo fu meti­colosamente re­staurata tra il 2001 e il 2002, re­stituendone l’ar­monia e l’integri­tà. Oggi Veltroni e Rutelli non de­nunceranno la barbarie del ge­sto come fecero il giorno della Fon­tana di Trevi. Ma il gesto di Cecchi­ni fu veramente futurista, fu un atto simbolico ma non distruttivo. L’atto com­piuto nel nome di Fini non ha nul­la di futurista. È semplicemente un’espressione di fascismo, del­la peggiore specie. E restituisce, attraverso la mano di giovani che si credono o si dicono comunisti, Fini alle sue origini.