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 2010  novembre 30 Martedì calendario

PRANZI IN PIEDI, VELOCI E FUORI CASA COSÌ GLI ITALIANI RINUNCIANO ALLA TAVOLA - MILANO

Il tracollo dell´italian food style. Pasti consumati in fretta, piatti pronti, negandoci spesso perfino il lusso di mangiare seduti. È una sorta di WikiLeaks gastronomico, lo spaccato dei nuovi consumi alimentari nazionali. Se la dieta mediterranea è stata appena iscritta tra i patrimoni dell´Unesco, chi dovrebbe goderne peggiora giorno dopo giorno il proprio rapporto col cibo, snaturando uno stile di vita nutrizionale preso a modello da stuoli di scienziati da una parte all´altra del pianeta, in favore della frenetica serialità alimentare made in Usa.
Lo studio è stato commissionato dal Barilla Center for Food & Nutrition al sociologo francese Claude Fishler, responsabile del Centro Edgar Morin, che lo presenterà al secondo Forum internazionale su alimentazione e nutrizione, in programma oggi e domani all´università Bocconi. Una ricerca completa, dettagliata, che indaga sul nostro approccio quotidiano al cibo, soprattutto quello fuori casa. I risultati, impietosi, svelano l´inquietante de-mediterraneizzazione a cui stiamo andando incontro, tendenza che non può non incidere sulla proverbiale salubrità del nostro approccio al cibo.
Il dato di partenza recita che dei 105 milioni di pasti cucinati ogni giorno, più o meno un quarto - oltre 25 milioni - avviene lontano dalle mura domestiche. L´alta percentuale di pranzi rispetto alle cene - 17 milioni - testimonia l´impossibilità di rientrare a casa per la pausa pranzo, consegnando stomaco e portafogli all´offerta gastronomica commerciale.
I guai cominciano qui. Perché in tanti dichiarano di mangiare "di corsa", altri confessano di recuperare un surrogato di pasto ben oltre l´orario canonico, se è vero che solo un pasto su tre rispetta la pausa oraria 13-14. E ancora: un lavoratore su dieci ingolla il cibo in meno di 10 minuti, uno su tre pranza in piedi o seduto in qualche modo, ma non a tavola, oltre un milione sceglie primi piatti precotti. In quanto al tempo di preparazione, se il pranzo casalingo richiede un tempo compreso fra il quarto d´ora e la mezz´ora, la gran parte dei piatti fuori casa non necessita più di 10 minuti d´impegno culinario.
Una scansione spazio-temporale che dà i brividi, anche se la ricerca lascia qualche margine di recupero. Secondo Fischler, infatti, gli italiani non hanno tanto smarrito il dna culturale del "mediterranean way of life". Piuttosto, non hanno ancora capito come coniugare mediterraneità e stile di vita contemporaneo: una sfida che richiede di individuare gesti, politiche, scelte sociali e individuali che preservino il nocciolo duro del made in Italy gastro-culturale.
La ricerca propone una serie di parole-simbolo, una sorta di griglia su cui agganciare il nuovo alimentare che avanza senza venirne travolti: tavola, estetica, ricette, rituali, ozio, mercato, memoria, contaminazioni, frugalità e perfino la macchia mediterranea, intesa come occasione di scambio e conoscenza legati al gusto. Il compito non è facile. Occorre prendere dei bei respiri, rispedire al mittente le paste stracotte, il mais imperante, le verdure scolorite, le bistecchine-suola e i formaggi di plastica in fila nelle vetrinette di bar e tavole calde. Chiedere, anzi pretendere un veloce, magnifico piatto di pasta al dente con due cucchiai di sugo di pomodoro e un filo di olio extravergine. Il Parmigiano, meglio portarselo da casa.