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 2010  novembre 30 Martedì calendario

I MILIARDARI BUFFETT E GATES IN VETTA PER LA FILANTROPIA - I

miliardari filantropi Warren Buffett e Bill Gates si aggiudicano quest’anno il primo posto nella lista dei "Top 100 global thinkers" di Foreign Policy, l’ambiziosa selezione delle idee che hanno dominato il pianeta nei dodici mesi che volgono al termine e delle menti che le hanno partorite.

Warren e Bill sono in cima alla classifica della prestigiosa rivista americana «per essere entrati in campo mentre gli stati vacillavano», volando da un continente all’altro per arruolare i ricchi in un club globale di "Great Givers". L’idea: chiedere ai miliardari di donare almeno metà dei loro soldi a fini umanitari. Cura della malaria, ricerca di vaccini contro l’Aids, aiuti alimentari, istruzione dei bambini nel terzo mondo possono diventare un fiore all’occhiello e dare enormi soddisfazioni quando si possiedono asset per 54 miliardi di dollari, come mister Microsoft, o per 47 miliardi, come l’«oracolo di Omaha» e una minima porzione di tanta ricchezza è sufficiente ad avere per sé quasi tutto quanto si possa desiderare. Buffett e Gates hanno attraversato gli oceani, dalla vicina Silicon Valley a Shanghai e convinto finora 40 miliardari. Hanno così tolto l’onore del primo posto a Ben Bernanke, il governatore in gran tempesta della Banca centrale americana incoronato nel 2009.

A ruota arriva un’altra coppia, franco-americana. Dominique Strauss-Kahn e Robert Zoellick, a capo rispettivamente del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale: «Hanno avuto una visione d’acciaio in un momento di crisi». Pompieri globali, come i vigili del fuoco delle nostre città sono dati per scontati finché non se ne ha disperatamente bisogno. Quanto è avvenuto appunto nel 2010 quando Fmi e Banca mondiale sono riusciti a evitare default pericolosissimi in Grecia, Ungheria, Pakistan, Ucraina. A proposito di Atene, Foreign Policy mette al 79° posto della lista dei pensatori globali anche il premier George Papandreou: arrivato al governo nell’ottobre 2009 scoprì che il deficit non era al 6% come avevano sostenuto i suoi predecessori, ma al 12,7 per cento. La sua idea? Avvisare il mondo che la Grecia era solo il canarino nella miniera europea, destinato a cadere annusando la fuga di gas. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha conquistato il 10° posto per aver guidato l’Europa nella recessione con «teutonico decisionismo».

Tra i capi di stato, nella classifica, domina ancora Barack Obama, al terzo posto (nel 2009 era al secondo) «per aver tracciato un percorso, attraverso le critiche». Travolto da un anno difficile, senza tregua: economia debolissima, conflitto afghano sempre peggio, persino il disastro di Bp nel golfo del Messico. Ma Obama si è trovato davanti il compito di tracciare un nuovo ordine, quello che segue l’era dell’America unica superpotenza riconosciuta. Se ne è fatto carico e dobbiamo essergli grati, scrive Foreogn Policy. Anche Bill e Hillary Clinton sono in lista, al 13° posto, perché hanno dimostrato che si può avere statura presidenziale senza essere presidente.