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 2010  novembre 30 Martedì calendario

2 articoli - RIVELAZIONI WIKILEAKS - «MICROCHIP SOTTOPELLE COME CON I FALCHI» L’IDEA SAUDITA PER IL DOPO GUANTANAMO — Da una lettura — parziale — delle carte di Wikileaks si comprende come la questione iraniana sia centrale e vada risolta

2 articoli - RIVELAZIONI WIKILEAKS - «MICROCHIP SOTTOPELLE COME CON I FALCHI» L’IDEA SAUDITA PER IL DOPO GUANTANAMO — Da una lettura — parziale — delle carte di Wikileaks si comprende come la questione iraniana sia centrale e vada risolta. Con il negoziato o con i metodi forti. Posizione non inedite ma che ora emergono in modo aperto nel campo arabo. La paura di Mubarak «Gli iraniani — dice il presidente egiziano Mubarak al senatore americano John Kerry — sono «dei grassi, grandi bugiardi e giustificano le menzogne perché ritengono siano utili per conseguire obiettivi più alti». Il raìs aggiunge: Teheran sponsorizza il terrore, «è cosa nota ma non lo si può dire pubblicamente perché sarebbe pericoloso». Le armi Teheran, durante il conflitto tra Israele e Hezbollah in Libano (2006), invia armi ai guerriglieri. «I veicoli della Mezza Luna rossa che trasportano medicinali trasferiscono anche materiale bellico». Una fonte cita un testimone che vede «razzi all’interno degli aerei (della Mezza Luna, ndr) che devono raggiungere il Libano…Prima dell’arrivo delle medicine la stiva era già mezza piena». Quello di usare le ambulanze è uno dei trucchi usati dai militanti sciiti filoiraniani. Cosa farete? Nell’aprile 2009, il senatore americano Kyl è ricevuto dal premier israeliano Netanyahu. «Kyl afferma che gli europei si sono impegnati con l’Iran per 5 anni ma non ha funzionato. Il presidente Obama vuole proseguire (negli sforzi negoziali, ndr), ma Kyl dubita che avrà successo. Netanyahu risponde che gli Usa devono agire con rapidità. Un impegno dovrebbe essere breve nel tempo e con obiettivi specifici. Poi avvicinandosi (al senatore) Netanyahu ripete la domanda: «Cosa farete se questo non funziona?». In un’altra occasione, il generale israeliano Baidatz sostiene che «a partire dal 2012 l’Iran sarà in grado di costruire un’atomica entro poche settimane e un arsenale entro sei mesi». Nella nota diplomatica gli americani commentano: «Non è chiaro se gli israeliani credono veramente a questa ipotesi o se invece facciano la previsione peggiore per creare fretta agli Usa». Il Mossad Il capo del Mossad Meir Dagan riceve nel luglio 2007 Frances Townsend, assistente del presidente Usa sulla sicurezza. «Secondo Dagan Giordania, Arabia Saudita e gli stati del Golfo temono l’Iran ma vogliono che qualche altro faccia il lavoro per loro». Dagan esprime giudizi severi sul ministro saudita Saud bin Faysal — ha «un ruolo molto negativo» — e sul Qatar «un vero problema», «crea fastidi a tutti». «Quasi scherzando il capo del Mossad ipotizza che la prossima guerra scoppierà a causa della tv Al Jazeera (la sede è in Qatar). Molti leader arabi sono pronti ad iniziative per farla chiudere e ritengono lo sceicco Hamid personalmente responsabile». Microchip e falchi Il re saudita Abdullah riceve il consigliere per la sicurezza di Obama, John Brennan, e discutono dei prigionieri di Guantanamo. Gli Usa sperano che alcuni ex detenuti possano essere inseriti nel programma di rieducazione saudita. Potremmo mettergli sotto pelle un microchip — suggerisce il sovrano — «come facciamo con falchi e cavalli». «I cavalli non hanno buoni legali», replica Brennan. In un altro colloquio il principe Nayef se la prende con gli europei «Per esempio, Ibrahim, (Salih Al Yacoub) è un importante sospetto per l’attentato di Khobar ed era in Europa. L’Arabia ha chiesto che gli sia consegnato», ma ciò non è avvenuto. Zapatero Il premier spagnolo Zapatero è definito in un cablo esponente «di una sinistra nottambula e romantica. Viene considerato un problema per alcune delle linee guida della politica estera statunitense». Ancora: «E’ un politico dall’orizzonte limitato che subordina gli interessi comuni al calcolo elettorale… Usa la politica estera per guadagnare punti all’interno». Per questo ne derivano rapporti bilaterali «a zig zag». I Reali La Corona britannica non è risparmiata dalle pagelle. Protagonista il principe Andrea ad un pranzo con uomini d’affari inglesi e canadesi in Kirghizistan. «I sudditi di sua madre Sua Maestà seduti attorno alla tavola sono arrossiti all’evocazione dell’imbecillità degli inquirenti britannici che hanno bloccato un affare tra la società Al Yamamama e la Bae con il pretesto che un principe saudita avrebbe percepito una commissione». E quando i presenti gli parlano della corruzione locale, il principe ribatte: «Ma è la Francia sputata». Non contento deride i magri risultati degli americani nella zona: «E’ che non capiscono la geografia. Non ci hanno mai capito nulla». Comprensibile che il comportamento di Andrea sia definito «al limite della volgarità» e maleducato. Il ristorante Ahmed Wali, il controverso fratello del presidente afghano Karzai incontra nel febbraio di quest’anno un emissario Usa. Oltre a questioni strategiche Ahmed «sottolinea i suoi legami con gli Usa, in particolare ricorda i giorni di Chicago dove era proprietario di un ristorante vicino al Wrigley Field». Poi «all’improvviso, citando le accuse di un suo coinvolgimento nel traffico di droga sostiene di essere pronto a sottoporsi alla macchina della verità in qualsiasi momento». Cina e Corea Una nuova e più giovane dirigenza cinese «potrebbe accettare una Corea unificata controllata da Seul e legata ad un’alleanza positiva con gli Usa», afferma un alto funzionario del Sud in un incontro con l’ambasciatore americano. «La Repubblica del Nord è già collassata economicamente e potrebbe crollare sotto il profilo politico in 2 o 3 anni dalla morte di Kim Jong il (il dittatore, ndr)». Guido Olimpio ISRAELE SULL’IRAN «LE BANCHE ITALIANE CI PREOCCUPANO» - Il mittente è l’ambasciata americana a Tel Aviv, la data 10 dicembre 2008, la classe del cablogramma: «Segreto». Racconta la visita di Stuart Levey, sottosegretario al Tesoro (con delega per terrorismo e intelligence finanziaria). E’ stato in Israele tra il 16 e il 17 novembre, ha incontrato Tzipi Livni, allora ministro degli Esteri, e Meir Dagan, che dirige il Mossad. Con il capo delle spie, discute di come le banche iraniane cerchino di eludere l’embargo. Intervengono i funzionari del ministero degli Esteri e «sollevano preoccupazioni» sull’Italia e la Germania: starebbero venendo meno «all’impegno di far rispettare le sanzioni nei loro settori bancari». Tzipi Livni sta pianificando un viaggio a Roma, «ma non è sicura che lo sforzo di persuadere i politici potrà poi filtrare a tutti i livelli della burocrazia» . Gli israelia ni chiedono a Levey di «esercitare pressioni sui governi e le banche italiani e tedeschi, perché facciano di più». Wikileaks sta continuando a divulgare i file riservati che coprono il periodo dal 1966 al 2010. Con il contagocce: finora 246 su 251.287. Se la diffusione digitale continuasse a questi ritmi, ci vorrebbero 1.021 giorni, più o meno tre anni. Il sito è vincolato dagli accordi con New York Times, Le Monde, Guardian, El Paìs, Spiegel, che stanno pubblicando in contemporanea i segreti della diplomazia americana. «Wikileaks non può mettere online nulla senza la nostra approvazione», spiega Sylvie Kauffmann di Le Monde. «Con le altre testate abbiamo scambiato numerose informazioni, abbiamo mobilitato insieme 120 giornalisti e abbiamo concordato un calendario». Sul governo di Roma esistono 2.940 documenti. Le prossime uscite — che per i giornali dureranno ancora 10-15 giorni — conterrebbero informazioni che completano, integrano e arricchiscono quelle di domenica. In ogni caso si tratterebbe di telegrammi che lavorano sulla stessa linea di quelli già rivelati: la politica estera dell’Italia verso la Russia o Paesi come l’Iran e sulla personalità del presidente del Consiglio. In un messaggio, il Dipartimento di Stato chiede all’ambasciata a Mosca — scrive la rivista Rousski Reporter — di fornire informazioni sui rapporti con Vladimir Putin: notizie sui dirigenti dell’Eni, «incluso Paolo Scaroni, l’amministratore delegato» e «sul premier Silvio Berlusconi e sui funzionari del ministero degli Esteri». L’Eni è al centro anche di un rapporto dell’ambasciatore David Thorne, datato 22 gennaio 2010, classificato «Confidenziale». Richard Kessler, capo-staff della commissione Affari Esteri alla Camera americana, è a Roma per incontrare i diplomatici italiani e i dirigenti della compagnia petrolifera. Il tema sono ancora le sanzioni all’Iran e Sandro de Bernardin, vicesegretario generale della Farnesina, fa notare «i considerevoli investimenti dell’Eni in Iran». I manager del gruppo spiegano alla delegazione del Congresso che «la società sta cooperando per venire incontro alle preoccupazioni statunitensi», ma insistono che «continuerà a rispettare gli obblighi contrattuali in Iran». «L’Eni sta riducendo la sua presenza nel Paese — continuano — e non darà il via a nuovi progetti, anche se intende portare avanti lo sviluppo e le esplorazioni di attività che cadono sotto i suoi obblighi contrattuali. Il nostro obiettivo è tutelare gli investimenti, nel rispetto delle leggi dell’Unione Europea». I deputati americani incontrato anche Piero Fassino, come responsabile Politica Estera del Pd. Sostiene i negoziati con l’Iran, ma si chiede se «l’attuale leadership sia in condizione di trattare in modo credibile. Il rischio più grosso della proliferazione nucleare è che governi irresponsabili come quello di Teheran ottengano armi nucleari». Washington — svela un altro cablogramma — ha anche sollecitato Roma a bloccare la fornitura all’Iran di 12 motoscafi superveloci, con cui il regime avrebbe potuto attaccare la flotta americana nel Golfo. La richiesta — scrive il diplomatico — è stata accolta «solo dopo mesi di resistenze, durante i quali le prime 11 navi sono state comunque consegnate». Davide Frattini Federico Fubini