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 2010  novembre 30 Martedì calendario

La moda degli elenchi, ecco quello dei libri - Liste, liste, liste: è un nobile tormento. Non si parla d’altro

La moda degli elenchi, ecco quello dei libri - Liste, liste, liste: è un nobile tormento. Non si parla d’altro. Quelle di Nick Hor­nby sulla musica pop, di Umberto Eco sullo scibile umano, di Fa­zio& Saviano su qualsiasi cosa faccia presa moralistica, e poi ancora: liste elettorali, civiche, della spesa e della spazzatura (a Napoli), degli evasori fiscali, degli Stati canaglia... E infine, non poteva mancare, la lista dei dieci capolavori letterari del 2010. Quella di Michiko Kakutani, la critica più famosa d’Ameri­ca, è uscita venerdì,il«Black Fri­day » in cui gli americani com­prano di tutto approfittando di saldi di ogni tipo, anche in libre­ria. E così la temutissima firma del New York Times ha pensato bene di consigliare le masse. Se­condo Kakutani, quest’anno non dobbiamo perdere, tra gli altri, Life di Keith Richards, «ri­tratto indimenticabile dell’era in cui il rock’n roll ha raggiunto la maturità»(da poco uscito an­­che in Italia da Feltrinelli), le Let­tere di Saul Bellow, Freedom di Jonathan Franzen, struggente romanzo su una famiglia di­sfunzionale della middle class americana, il liberatorio Tu non sei un gadget di Jaron La­nier (tradotto da noi per Mon­dadori) e I mille autunni di Ja­cob de Zoet di David Mitchell (uscito da Frassinelli)... A questo punto, potevamo non andare alla ricerca di una simile lista made in Italy ? Fer­mo restando che la primissima risposta di tutti i critici interpel­lati è stata «sul momento non ri­cordo nessun libro» (segnale molto preoccupante per la no­stra letteratura), ecco cosa ci hanno infine rivelato. «Eh, ma l’effetto negativo del lavoro di critico letterario è ap­punto che ci si dimentica dei ti­toli, senza per questo far torto a nessuno! Sono troppi! Troppi!­ci dice Alfonso Berardinelli . Ad ogni modo, pensandoci, ne­gli ultimi mesi mi è molto pia­ciuto La natura precaria della li­bertà di Joachim Fest (Garzan­ti) e A cosa servono gli intellet­tuali? di George Scialabba (Pressed Wafer Press, non an­cora tradotto da nio), un saggio dove si parla di Dwight MacDo­nald, Lionel Trilling, Irving Howe, Michael Walzer, Stanely Fish, Christopher Lasch, ma an­che di Nicola Chiaromonte, Sciascia e Pasolini. Molto inte­ressante. Aggiungerei Al paese dei libri di Paul Collins (Adel­phi). E Autopsia dell’ossessione di Walter Siti (Mondadori) e La marea umana di Franco Cor­delli (Rizzoli), tutte e due insie­me, poiché entrambi antiro­manzi particolarmente coeren­ti, ossessivi, fatti con una mate­ria che non si presta ad essere romanzata. Poi, come manca­re la nuova­traduzione di Rena­ta Colorni della Montagna ma­gica di Thomas Mann ( Meridia­ni Mondadori)? Infine ecco due saggi: La forma del vivere. L’etica del gentiluomo e i morali­sti italiani di Amedeo Quon­dam (il Mulino), una rivaluta­zione appassionata e compe­tente dei nostri moralisti in al­ternativa a quelli francesi, e Ri­viera di Giorgio Ficara (Einau­di) per la straordinaria qualità della prosa costruita su una va­stissima documentazione». «Premetto - ci dice Andrea Cortellessa - che esistono an­che le “classifiche qualità” di Pordenone Legge, per chi vuol farsi un’idea non appiattita da quello che impone il mercato. Venendo a me, ecco i miei dieci titoli per il 2010: i due romanzi di Siti e Cordelli, perché il fatto che due libri così diversi da tut­to il resto siano usciti nello steso momento è un segnale di resi­stenza della letteratura, poi Ogni promessa di Andrea Baja­ni ( Einaudi) e Europe central di William Vollmann (Mondado­­ri), seguiti da tre poeti, Kamika­ze (e altre persone) di Gian Ma­ria Annovi ( Transeuropa), Shel­ter di Marco Giovenale ( Donzel­li) e Varie ed eventuali di Edoar­do Sanguneti (Feltrinelli). Ag­giungerei Lezioni di fotografia di Luigi Ghirri (Quodlibet) e due classici, oserei dire, po­stmoderni, entrambi suicidi, Paul Celan con Microliti (Zan­donai) e David F. Wallace con Roger Federer come esperienza religiosa (Casagrande)». Il critico Massimo Onofri , in­vece, non ha esitazioni: «Que­st­’anno abbiamo avuto un sac­co di titoli buoni, tra cui ne spic­cano di buonissimi, come l’in­quietante romanzo di Alessan­dro Piperno Persecuzione (Mondadori), su cui non mi sor­prende che ci siano state prese di posizione persino politiche, e XY di Sandro Veronesi (Fan­dango). Quest’ultimo non è cer­to un teorico, ma ha scritto un romanzo che è all’altezza del di­battito su questo genere che si tenne nel secolo scorso. Un ro­m­anzo sull’impossibilità del ro­manzo, nonché una meditazio­ne, lo dico da laico, sul miraco­lo. XY è un libro che si infila in tutti quei problemi che i nostri romanzieri di solito scansano, perché scrivono facendo finta che non è accaduto niente pri­ma di loro. Non dimentichia­mo poi i romanzi di Pennacchi ( Canale Mussolini , Mondado­ri) e Silvia Avallone ( Acciaio , Rizzoli). Il primo scrive avendo alle spalle il Novecento, ma è tutt’altro che un attardato epi­gono, è quasi un redivivo Bac­chelli; la seconda ha scontato accuse pretestuose in quanto oggetto di marketing, ma ha scritto un libro certo emendabi­le e con un finale discutibile, ma comunque molto buono». «Capolavori sottomano non ne ho - ci dice allegro e ironico Ermanno Paccagnini - oltre­tutto non leggo gli “acclarati” e preferisco rivolgermi a nomi nuovi, tra cui mi sento di consi­gliare: Zoo col semaforo di Pao­lo Piccirillo ( Nutrimenti), Il sor­riso lento di Caterina Bonvicini (Garzanti), Racconti sgradevoli di Jole Zanetti (Garzanti) a cui aggiungo Milano è una selva oscura di Laura Pariani ( Einau­di) e Le cose fondamentali di Ti­ziano Scarpa (Einaudi), anche se preferisco Stabat Mater . Mi sto deliziando poi con il carteg­gio di Grazia Deledda Amore lontano. Lettere al gigante bion­do (1891-1909) pubblicato da Feltrinelli con una ragguarde­vole prefazione di Anna Folli. Certo, ora tutti parlano di An­drea Bajani e Nicola Lagioia, ma avrei preferito vederli recen­siti anni fa, quando scrivere su di loro, come facevo io, era una scommessa, mica un attività di gruppo».