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 2010  novembre 29 Lunedì calendario

«Il “Secolo”? Ogni copia ci costa 7 euro» - «Domani (oggi, ndr ) c’è la riunione del comitato dei ga­ranti e dopodomani c’è una nuova assemblea per la ricapi­talizzazione del Secolo d’Ita­lia

«Il “Secolo”? Ogni copia ci costa 7 euro» - «Domani (oggi, ndr ) c’è la riunione del comitato dei ga­ranti e dopodomani c’è una nuova assemblea per la ricapi­talizzazione del Secolo d’Ita­lia . Sono ore cruciali, giorni decisivi. Se qualcuno usasse di più la testa e mettesse da parte la demagogia evitando di strumentalizzare una que­stione serissima com’è quella della drammatica realtà eco­nomica di questo quotidia­no, forse potremo pensare davvero a salvarlo, il Secolo ». Roberto Petri, membro del co­mitato dei garanti di An, sem­bra annunciare la dipartita dello storico giornale di parti­to della destra italiana diven­tato giornale agonizzante del solo partito di Fini. Si tappa la bocca proprio al limite, ma dà l’ultimatum ai vari Perina e Raisi: «O si recide il cordone con An o qui si finisce davve­ro male. Occorre trovare al più presto un’entrata diversa dei flussi di finanziamento». Situazione drammatica, par di capire. Domani o do­podomani annuncerete la chiusura dei rubinetti al Se­colo ? «Diremo che, economica­mente, non si può più andare avanti così. E non c’entra niente iltentativo di “imbava­gliamento” delle idee del Fli o le “vendette”del comitato dei garanti a maggioranza Pdl evocate dal direttore Flavia Perina. Il problema è molto più serio, e la Perina lo sa be­ne anche se continua a dire che il Secolo deve vivere per­ché è sempre stato finanziato prima dal Msi e poi da An. I tempi e il contesto generale sono radicalmente cambiati, quell’affermazione non fa i conti con lo scenario di oggi. L’associazione Alleanza na­zionale che andrà a costituir­si in una fondazione non è più un partito politico, con tutto quel che ne consegue a livello di soldi». La vostra ultima propo­sta? «L’ho detto all’inizio.Il Seco­lo deve mettersi in testa che prima recide il cordone con An e più possibilità ha di sal­varsi. È assolutamente neces­sario che l’attuale ammini­s­trazione di gestione del Seco­lo e del giornale sia consape­vole della reale situazione e si attivi, prima che sia troppo tardi, per individuare canali di finanziamento, nuovi e di­versi, che permettano al gior­nale di andare avanti. Pensia­mo alla ricerca della pubblici­tà. All’impegno per aumenta­re le copie che sono ulterior­me­nte diminuite dopo la scel­ta di appoggiare una linea po­litica evidentemente poco ap­prezzata dai lettori. Alleanza nazionale deve alleggerire la sua quota di proprietà del Se­colo ponendola sul mercato a chi eventualmente fosse in­tenzionato ad acquistarla». Lei ha detto che le copie so­no in picchiata… «Siamo intorno alle mille e ottocento copie». Scusi Petri, ma quanto co­sta all’anno il Secolo ? «Quattro milioni di euro. Così suddivisi: due milioni e ottocentomila vengono dal fi­nanziamento pubblico. Due­centomila euro, circa, dalle vendite. Un altro milione cir­ca, secondo quanto dichiara­to da Raisi, serve per tirare avanti. Sono spese folli». Quattro milioni di euro di costi, 1.800 copie al giorno per un anno (escluso il lu­nedì che non esce) fanno quasi 7 euro a copia. «Più o meno sono i calcoli che abbiamo fatto anche noi. E sono calcoli che fanno veni­re i brividi. Ecco perché insi­sto nel dire che c’è l’assoluta necessità di prendere co­scienza, da subito, di questo percorso “esterno” alternati­vo, non assistenzialista,l’uni­co percorribile per assicurare stabilità a grafici e giornalisti del Secolo . Pensate che anco­ra venti giorni fa, come Allean­za nazionale, abbiamo fatto al Secolo un altro prestito di 300mila euro che è servito a pagare gli stipendi. Nei prossi­mi giorni saremo costretti a fa­re un’ulteriore ricapitalizza­zione per consentire al Secolo di non portare i libri in tribu­nale. Non so come dirlo: è inu­tile piangere, gridare al com­plotto o alle vendette. Qui bi­sogna cambiare pagina. Persi­no i locali del Secolo potrebbe­ro rendere di più…». Sta parlando della redazio­ne in via della Scrofa? «Ma certo. La sede del quoti­diano, al piano terra di via del­­la Scrofa, è di proprietà di Alle­anza nazionale. Anche que­sta incide ovviamente sui co­sti perché potrebbe rendere molto di più se fosse messa a reddito e i giornalisti spostati in altri locali. Le stanze del Se­colo sono ampie, in una zona centralissima di Roma, imma­ginate a quanto potrebbero essere affittate…». Teme che la battaglia poli­tica fra voi ex An finisca per affossare il Secolo ? «Da parte nostra c’è la vo­glia di trovare una soluzione. Sul punto c’è da segnalare un aspetto abbastanza sorpren­dente: nella lettera scritta da Raisi al presidente del comita­to, senatore Mugnai, si segna­la la neces­sità di ricapitalizza­re ulteriormente la società evi­denziando, tra l’altro, come il giornale ha avuto un calo di redditività proprio in virtù della particolare situazione politica che ha portato a un ca­lo sensibile delle vendite, a di­mostrazione che la linea se­guita in questi ultimi tempi dal Secolo non ha giovato al quotidiano». Morale: o si fa come dite voi oppure il Secolo chiu­de? «Non c’è soluzione alterna­tiva: vanno trovati flussi eco­nomici diversi mettendo an­che sul mercato le quote del Secolo , trovando la pubblici­tà, puntando a far meglio il giornale e vendere più copie. Il comitato dei garanti, per ul­teriori prestiti, oltre al piano industriale sin qui delineato ha posto altre due condizio­ni: la prima riguarda la linea editoriale. E cioè la nomina di un condirettore che dia più equilibrio a un giornale che spara ossessivamente addos­so a chi lo finanzia, e che fac­cia chiarezza anche sulle spe­se, o sui consulenti, come quel Filippo Rossi, il quale ov­viamente è molto probabile che dedichi molto più del suo tempo al web di Farefuturo che al Secolo d’Italia . La se­conda concerne invece il rien­tro dei soldi: allo stato non c’è più disponibilità a dare presti­t­i senza garanzie di restituzio­ne ».