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 2010  novembre 30 Martedì calendario

Il campionatolumaca - Per chi stava lassù, è stato un weekend da dimenticare. Le prime cinque hanno segnato un golletto ciascuna, portando a casa la miseria di tre pareggi

Il campionatolumaca - Per chi stava lassù, è stato un weekend da dimenticare. Le prime cinque hanno segnato un golletto ciascuna, portando a casa la miseria di tre pareggi. Poca, pochissima roba, considerando che Milan, Lazio, Napoli, Juve e Roma sfidavano rivali mediamente staccate di 7 punti da loro. Un caso? Assolutamente no. Al contrario: la conferma di una tendenza. Perché chi guida il campionato non ha mai viaggiato così piano. Mai vista una Serie A più lenta, da quando (stagione 2004/2005) è tornata a venti squadre. Punti della capolista (30 del Milan), punti totali delle prime tre (81) e delle prime sei (151), distacchi dalla prima alla quarta (6) e alla sesta (7) e gol segnati (313) sono ai minimi storici. C’è di più: per trovare un leader con un bottino minore dopo 14 giornate bisogna scivolare fino al 2001/2002, quando Chievo e Roma tiravano il gruppo a quota 29. Big che proprio non riescono ad accelerare e classe media che tiene botta: la morale è un livellamento che produce equilibrio ma, appiattendo i valori verso il basso, riduce il divertimento e la cifra tecnica. Si segna poco, si gioca mediamente maluccio, specie negli scontri più attesi. Inter-Juve 0-0 e il bruttissimo derby Inter-Milan 0-1 sono stati fra i capitoli più noiosi di una stagione fin qui senza guizzi, persino trascurabile. Al campionato, è chiaro, sta mancando soprattutto l’Inter. Fuori campo, senza Mourinho e Balotelli sono spariti il 90% dei veleni e delle polemiche. Sul campo, dopo il Triplete che ha prosciugato i vincitutto e gli infortuni a ripetizione che hanno inguaiato Benitez, i nerazzurri hanno perso da un anno all’altro 12 punti. Uno in meno di quelli che, rispetto al 2009, hanno guadagnato insieme Milan (+2), Napoli (+4), Palermo (+6) e Roma (+1). Dal 2006, l’Inter pluriscudettata a questo punto del torneo non aveva mai fatto meno di 33 punti e aveva avuto sempre almeno tre lunghezze di vantaggio sulla seconda. Ecco, la frenatona dei campioni è la prima spiegazione di questo campionato-lumaca. Non l’unica, naturalmente. C’entra anche la sindrome del dopo Mondiale. I campioni tornano stanchi, le favorite impiegano più tempo a ingranare, le sorprese aumentano. Morale: eccezion fatta per il 2006 post Calciopoli che fa inevitabilmente storia a sé, ogni quattro anni l’andatura in testa rallenta (Parma 31 punti nel 1994, Fiorentina 29 nel 1998, Milan 32 nel 2002) e chi capeggia ha spesso nomi insoliti. Poi, pesa il discorso allenatori. Quest’anno, nei quartieri altissimi, hanno cambiato guida tre delle quattro qualificate alla Champions (Inter, Milan e Samp) più la Juve. Svolte che significano partenze più complicate, tempi fisiologici da concedere a chi deve imparare a conoscersi e a lavorare insieme. Adesso, però, 14 turni di campionato possono bastare. Da chi ha qualità e quantità in abbondanza è lecito attendersi di più. La Serie A ne ha bisogno per provare a riguadagnare almeno un po’ del terreno perso fin da agosto nei confronti del resto dell’Europa che conta. Sapevamo da tempo di non avere il campionato più bello, ma mai ci era capitato di guardare così tanta gente con invidia. Soltanto in Grecia si segna meno che in Italia, soltanto in Francia le prime tre in classifica hanno una media-punti inferiore, soltanto Marsiglia, Manchester United, Psv e Twente sono salite in testa con ruolini di marcia peggiori del Milan. Ci consoliamo con l’incertezza. Non siamo ai livelli della Ligue 1 francese, dove Marsiglia e Lilla comandano a quota 25 e il St-Etienne 12˚ è ancora a -5, ma le nostre sette squadre in otto punti fra Milan e Roma tengono vivissimo l’interesse, in attesa che decolli lo spettacolo.