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 2010  novembre 30 Martedì calendario

Obama congela la paga dei dipendenti pubblici - Stipendi governativi bloccati per 24 mesi al fine di riuscire a risparmiare 28 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni: è il primo passo che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, compie puntando a riequilibrare il bilancio federale appesantito da 1 trilione (mille miliardi di dollari) di deficit a causa della crisi economica

Obama congela la paga dei dipendenti pubblici - Stipendi governativi bloccati per 24 mesi al fine di riuscire a risparmiare 28 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni: è il primo passo che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, compie puntando a riequilibrare il bilancio federale appesantito da 1 trilione (mille miliardi di dollari) di deficit a causa della crisi economica. Per annunciarlo Obama si presenta davanti alle telecamere nell’Eisenhower Executive Building, accanto alla Casa Bianca, ammettendo: «Non sono arrivato facilmente a questa decisione perché tocca la vita di molte persone, di medici che curano i veterani e di scienziati che cercano migliori medicine, di uomini e donne che si occupano dei nostri parchi e cieli come di funzionari che distribuiscono pensioni e borse di studio». Si tratta di «patrioti che servono la nazione» ma poiché, sottolinea il Presidente, «attraversiamo tempi difficili» anche gli impiegati pubblici sono chiamati a «fare dei sacrifici» al pari di quanto sta avvenendo per gli altri cittadini alle prese con meno lavoro, tasse più alte e l’incubo della casa pignorata. Il Presidente d’altra parte ha lo stipendio bloccato a 400 mila dollari l’anno fin dal 2001, mentre senatori e deputati hanno concordato nel 2009 di congelarlo a 174 mila dollari, e Obama dopo l’insediamento nel gennaio del 2009 decise un analogo provvedimento per i dipendenti della Casa Bianca. A conti fatti, gli unici ad essere esclusi dal provvedimento di Obama sugli stipendi pubblici sono i militari «che rischiano la vita per difendere la nazione» ma i «sacrifici» chiesti ai dipendenti federali sono solo «il primo passo per rimanere competitivi nell’economia globale dove si svolge la battaglia più importante per assicurare un futuro migliore ai nostri figli». Obama è diretto nel far sapere che siamo solo all’inizio di un percorso disseminato di ristrettezze e difficoltà: «Guardando in avanti, dovrò adottare delle difficili decisioni che Washington ha evitato di prendere per un periodo molto lungo». E’ questa la cornice che sceglie per preparare l’incontro odierno con i leader repubblicani e democratici del Congresso usciti dalle urne di Midterm, augurandosi una «conversazione bipartisan sul nostro futuro» nel comune intento di rimettere in piedi l’economia. A cominciare dall’accordo sulla sorte degli tagli fiscali varati dal predecessore George W. Bush nel 2001 e nel 2003 destinati a scadere a fine anno: se finora la Casa Bianca si era limitata a sostenerne il rinnovo per la classe media - ovvero per chi ha redditi personali inferiori a 200 mila dollari e entrate famigliari fino a 250 mila - ora sembra esserci una disponibilità ad andare incontro ai repubblicani sul rinnovo per le fasce superiori di reddito, almeno per quanto riguarda le aziende. In cambio Obama sembra intenzionato a chiedere l’avallo dei repubblicani alla ratifica da parte del Senato del trattato Start sul disarmo entro dicembre. La scommessa di Obama è che la decisione sugli stipendi pubblici abbia una duplice conseguenza: nel medio-lungo periodo consenta di rimettere in sesto le finanze pubbliche risparmiando 5 miliardi di dollari in 24 mesi, 28 miliardi in 5 anni e 60 miliardi in 10 anni, e nell’immediato venga ricevuta dai repubblicani come un’offerta di collaborazione sul terreno del rigore fiscale. Ma così facendo va incontro al dissenso dei dipendenti pubblici che lo votarono in massa nel 2008. John Cage, presidente della Federazione che riunisce i 600 mila impiegati federali, parla di «schiaffo ai lavoratori che non hanno causato il deficit o la crisi». Uno schiaffo arrivato al termine del weekend del Giorno del Ringraziamento, una delle feste più sentite dalle famiglie americane.