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 2010  novembre 30 Martedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "GALLO, PIER

DOMENICO"

2010
In effetti, come ricorda Pier Domenico Gallo, direttore generale del Nuovo Banco Ambrosiano dall’82 all’87, nel libro Intesa Sanpaolo: c’era una volta un «fantasma inesistente», Bazoli «nella sua etica weberiana» s’interrogò «sull’opportunità che la finanziaria da lui presieduta facesse parte del gruppo dei compratori di Rizzoli, essendo il Nba venditore». Quello che lo stesso Gallo definisce «un classico problema di conflitto d’interessi» fu aggirato così: la presidenza della Mittel venne temporaneamente affidata al costituzionalista Paolo Barile, per essere poi restituita a Bazoli, che la ricopre tuttora, ndr.
Fonte: Stefano Lorenzetto, il Giornale, 23/3/2010

2008
Specie quando le licenze vengono rinnovate senza gara. Come accadde per il SuperEnalotto. La rivendita delle quote della Sisal - la società che "inventò" le scommesse calcistiche nel dopoguerra e che poi creò il SuperEnalotto - acquisite da Pier Domenico Gallo di Meliorbanca e da Gianpiero Fiorani di Efibanca e quindi Banca Popolare di Lodi fruttarono in un biennio (come ha scritto Claudio Gatti sul "Sole 24Ore") ben 25 milioni di euro di plusvalenze.
Fonte: Giochi e scommesse in Italia di Vittorio Emiliani, l’Unità, 19/11/2008, pag. 35

Una mattina dell’agosto 1982, Giovanni Bazoli e Pier Domenico Gallo varcarono la soglia del Banco Ambrosiano, travolto dallo scandalo e dalla bancarotta, per assumerne le cariche di Presidente e Direttore Generale: senza saperlo, varcavano anche il confine tra il passato e il futuro delle banche italiane.
Fonte: Mario Deaglio, La Stampa 6/8/2007

Gallo, sull’Ambrosiano "per esempio svela i compensi: il suo era pari a 180 milioni di lire l’anno, l’emolumento di Bazoli a 60. Le stock option avrebbero fatto la loro fortuna, ma nessuno le ha chieste". [...] Gallo racconta gli incontri e le discussioni che portano all’amministrazione controllata. E ricorda che, scaduti i tempi, sollecita Bazoli a chiedere a Bankitalia di poter convertire in capitale il credito del Nuovo Banco Ambrosiano verso Rizzoli per consentire l’uscita in bonis dalla procedura, riportare i conti in attivo e vendere la società senza urgenza. Ma Bazoli, dopo aver parlato con Ciampi, risponde che il no del Governatore (in coerenza con la normativa) è irremovibile. Bazoli punta allora per la cessione sulla strategia «dei due blocchi», vuole cioè vendere la Rizzoli per il 50% a Gemina (Mediobanca-Agnelli) e per il 50% alla cordata alla quale partecipano Meta (Montedison-Schimberni) e Mittel (e qui il libro descrive gli scrupoli del banchiere bresciano su un eventuale conflitto d’interessi, visto che era presidente di quella finanziaria).
Fonte: Sergio Bocconi, Corriere della Sera 25/10/2007