Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 29 Lunedì calendario

DA MERIGGI, IL LOMBARDO VENETO



«Un’amministrazione infatti – come la lombardo-veneta – quantitativamente tanto più imponente, sminuiva automaticamente il ruolo del singolo al’interno della “macchina”; esprimeva una rilevanza – pur con tutti i limiti che si son visti – collettiva, piuttosto che personalizzata a misura dei suoi singoli componenti» [121]

Rosa dei titoli: principe, conte, marchese, barone, cavaliere [127]

«Qui nel Lombardo-Veneto la nobiltà, al di là del privilegio di comparire a corte e di portare titoli e blasoni, non gode quasi di alcuna prerogativa […] non ha foro riservato né esenzione dal servizio militare» (relazione dell’arciduca Ranieri all’imperatore) [129]

«Anche per chi poteva liberamente accedervi in compagnia della propria consorte, per altro, la corte monzese di Ranieri si era ben presto rivelata una delusione, poiché l’arciduca, che interpretava la propria presenza in Italia assai più alla stregua di quella di un primo funzionario che di quella di un regista del gioco aristocratico delle corti, non amava il lusso, né quella dimensione celebrativa e cerimoniale che avrebbe reso possibile, anche agli occhi della società circostante, quella ripresa – anche visiva – dell’antico regime, o comunque della specificità aristocratica della società, che in molti si erano attesi. La corte ammoniva Carl Czoernig, avrebbe dovuto suscitare “un’apparenza di splendore principesco a Milano; “l’idea del lusso esterno” avrebbe così potuto stemperarsi in una “sensazione di autonomia” che era importante alimentare per ricondurre la riottosa nobiltà italiana – una nobiltà di vocazione quasi “repubblicana” – all’osservanza della sacralità del potere monarchico. Della leggenda nera gravante su Ranieri – fatto oggetto di dileggio e di ironia da tutta una letteratura in versi e in prosa che si ritrova citata in qualsiasi opera di vecchio stampo sulla restaurazione lombardo-veneta, e che lo accusava di essere un vicerè fantoccio – una delle cause fu certamente questa sua scarsa disponibilità a interpretare il ruolo di gran cortigiano, vale a dire di gran sodale della nobiltà» [133]

«Un’aristocrazia cittadina e non rurale e repubblicana più che monarchica» [134]

«I salotti delle lussuose magioni urbane delle famiglie che erano state patrizie divennero così ciascuno una sorte di contro-corte […] ed assai raramente vennero aperti a quella nobiltà austro-boema che, vuoi con incarichi funzionariali, vuoi in abito militare, annoverava vari suoi rappresentanti sparsi nel mondo delle città lombardo-venete» [136]

Non andavano neanche in convento: «In convento, rispetto al 13% di metà Settecento, nell’Ottocento entrò appena il 3% delle figlie del patriziato milanese» [137]

La nobiltà che offre i propri figli alla scorta di paggi, rinascita dei riti dell’Ancien Régime [138-139]

«In poche grandi città d’Europa si ravvisa nella nobiltà tanta bassezza ed inconcludenza quanto in Milano» (Czoernig) [141]

Czoernig: nobiltà «corrotta moralmente e amante del dolce far niente e del godimento», «spettatrice» [144]

Disgregazione [145, 150]

I migliori restavano fuori [154]

Il senso di «ischifo» per l’amministrazione pubblica di Cesare Correnti [161]

Sensazione di «scarso appagamento» in [164]

Stranieri nell’amministrazione [164]

Artigiani 178 con svantaggio dal cambio di mercato [187]

«I funzionari austriaci giudicavano non pericoloso il popolo di campagna delle province venete» (Berengo)

La maggioranza dei sudditi è formata proprio da contadini (Czoernig)

Banditismo [201]

Studenti di seminario esonerati dal servizio militare, i pubblici impiegati pure [206]

Scristianizzazione 210

Importanza dei parroci in Cattaneo [211]

Grani, riso e latticini [216]

Seta in [218] Londra poi Lione [220]

Decine di sensali [221]

Brutte strade nel Veneto [226]

Dogane in [230]

Contrabbando e corruttibilità della finanza [232]

Protezionismo favorisce minima attività industriale, cotone [234]

Mercato librario [238]

Opinione pubblica in [247]

Programma di d’Azeglio compendiato da Greenfield 249

Sfiducia verso le istituzioni rappresentative [250]

Pubblicistica non tanto sul programma nazionale quanto sul progresso del secolo [252]

Vienna, città giuliva… 263

Grigiore 267

Solida coscienza regionale

Aree mentali [306]

Rilancio dell’egemonia nobiliare [316]

«Il tema dell’ozio dei giovani lombardi e veneti avrebbe attraversato l’intera epoca della Restaurazione, così come essa ci vien narrata dai memoriali, dai carteggi e dalle testimonianze di varia natura che ne illustrano le fasi più significative. Non disse perciò nulla di nuovo, Czoernig, quando affermò che la nuova vocazione eversiva della giovane aristocrazia italiana era la diretta conseguenza del suo allontanamento dai luoghi dirigenziali dello stato; né si sbagliò individuando nella “noia”, nella frustrazione e non da ultimo nell’adesione ad una “moda” emozionante le ragioni che spingevano una parte delle giovani leve nobiliari a battersi per un obbiettivo che avrebbe potuto facilmente ritorcersi contro di loro» (populace ecc.) [322]

Opinione nazionale di Massimo ancora in 327

Crisi economica e paura collettiva 331