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 2010  novembre 28 Domenica calendario

Il premier boccia Montezemolo: può sperare solo nel ribaltone - Gioca d’attacco il Cavaliere. Convinto sì che si stia saldando un vero e proprio fronte antiberlusco­niano - che parte dalle procure, passa per Fini e la Cgil e arriva fino a Wikileaks - ma certo di poter an­cora dare le carte

Il premier boccia Montezemolo: può sperare solo nel ribaltone - Gioca d’attacco il Cavaliere. Convinto sì che si stia saldando un vero e proprio fronte antiberlusco­niano - che parte dalle procure, passa per Fini e la Cgil e arriva fino a Wikileaks - ma certo di poter an­cora dare le carte. Sul suo persona­le pallottoliere, infatti, Berlusconi continua a contare tra i 317 e i 320 voti. Numeri che se fossero confer­mati- ultimamente a via dell’Umil­tà non hanno mostrato grande di­mestichezza con i fondamentali della matematica- gli consentireb­bero di superare indenne la fidu­cia del 14 dicembre. Così non fos­se, il premier è comunque convin­to di poter mettere in pista il cosid­detto «piano B».L’asse con la Lega, infatti, continua a fare da argine al­l’eventualità di un governo tecnico -che senza l’appoggio del principa­le partito del Paese e del principale partito del Nord non troverebbe il sostegno del Quirinale a meno di un corposo travaso di senatori del Pdl - e a dare buone garanzie in ca­so di elezioni anticipate. I sondag­gi, è vero, sono altalenanti. Ma con questa legge elettorale anche nelle ipotesi peggiori il centrodestra avrebbe la maggioranza alla Came­ra e si giocherebbe la partita al Se­nato ( secondo le ultime rilevazioni di Piepoli anche Palazzo Madama finirebbe alla coalizione guidata da Berlusconi che porterebbe a ca­sa tra i 159 e i 165 seggi). Per il fron­te anti-Cav, decisamente un pro­blema non di poco conto. È anche per questo che il pre­mie­r decide di sparigliare e non rac­cogliere la mano tesa che arriva dal presidente della Camera.L’apertu­ra di Fini alla riforma dell’Universi­tà - «uno degli atti migliori della le­gislatura » la definisce l’ex leader di An assicurando che «martedì ver­rà approvata » - per il Cavaliere è in­­fatti l’ultimo atto di una vera e pro­pria «guerriglia parlamentare» che va avanti da mesi e che ha coinvol­to finanche la riforma Gelmini. In­somma, è il ragionamento del pre­mier, che oggi Fini dia rassicurazio­ni sul voto del Fli conta poco o nien­te. Sul perché, almeno nelle sue conversazioni private, Berlusconi è piuttosto chiaro: «Ormai è total­mente inaffidabile». È per questo che intervenendo telefonicamen­te all’assemblea dell’Adc di Piona­ti il premier decide di affondare il colpo: chi è stato eletto nel centro­destra e non voterà la fiducia «sarà segnato dal marchio del tradimen­to ». A questo punto, infatti, l’obiet­tivo è mettere bene in chiaro l’in­tenzione di andare avanti a gover­nare. E chi deciderà di votare con­tro l’esecutivo dovrà «assumersi la responsabilità» non solo di aver tra­dito il patto con gli elettori ma pure di aver dato il là a una crisi di gover­no in un momento di instabilità dell’economia che rischia di mette­re in ginocchio mezza Europa. Berlusconi - che pure non vede le urne di buon occhio - decide dunque di accelerare. Anche per­ché, è l’idea che s’è fatto il premier, per la prima volta da mesi Fini è co­­stretto a «giocare di rimessa». E in effetti votare la sfiducia al governo e poi sostenere che le elezioni anti­cipate sarebbero un azzardo non è che sia un ragionamento propria­mente lineare. Concetto che nelle sue conversazioni private il Cava­liere derubrica in modo piuttosto colorito. Prima fa implodere la maggioranza - è il senso delle sue parole - eppoi vuol scaricare su al­tri la responsabilità di un eventua­le voto anticipato. Ma a pesare sul­l’irrequietezza di Fini c’è forse an­che un altro elemento. L’asse con Casini, infatti, al momento tiene. Ma ai piani alti di Montecitorio, ri­gorosamente off the records , c’è chi teme che alla fine l’Udc possa var­care il Rubicone, soprattutto se il governo portasse a casa la fiducia il 14 dicembre. Non è un caso che an­cora ieri Berlusconi abbia ribadito la disponibilità ad un allargamen­to della maggioranza. Un’apertura destinata a Casini e non certo a Fi­ni. Nonostante continui a sentirsi sotto assedio, dunque, il Cavaliere guarda con un certo ottimismo al­le prossime settimane, convinto che ora in affanno siano soprattut­to i sui avversari. E il tira e molla di Montezemolo ne sarebbe una con­ferma. Prima dice che non scende­rà in campo, poi che lo farà e che forse lo ha già fatto. Anche il presi­dente della Ferrari, però, vede il vo­to come «un atto di gravissima irre­sponsabilità ». Sul punto Berlusco­ni ha un’idea piuttosto chiara. So­no anni - ripete a più d’un interlo­cutore- che parla di entrare in poli­tica e poi si tira puntualmente in­dietro perché anche lui è pronto a mettersi in gioco solo in caso di ri­baltone e naturalmente senza pas­sare per il voto degli italiani.