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 2010  novembre 28 Domenica calendario

COSÌ SARÀ IL MONDO NEL 2050

BENVENUTI al 2050. È stata una boccata di aria fresca quella che si è respirata a Bassano del Grappa e che ha consentito di staccarsi dall’assillo e dalle piccolezze di un presente che così spesso ci opprime e non consente di pensare al mondo che stiamo preparando per i nostri figli e nipoti. Questo benvenuto è alla base del progetto scientifico-culturale sul futuro che ha tenuto, su iniziativa della Fondazione Nardini, la sua prima riunione dedicata ai macro trend della demografia e delle tendenze della popolazione.
Non c’è dubbio che le tendenze della popolazione sono e saranno dirompenti, disegnando possibili scenari che tocca a noi decidere se riusciranno a essere gestiti positivamente o no. Un dato su tutti: da qui al 2050 la popolazione dell’Africa ci aspettiamo che cresca di un miliardo di persone (mettendo già in conto una non trascurabile emigrazione), laddove quella dell’Europa intera per via della bassissima fecondità dovrebbe diminuire di alcune centinaia di milioni (mettendo già in conto un non trascurabile ulteriore afflusso di persone). Continueranno quindi fra Paesi arretrati e Paesi ricchi ad aversi migrazioni massicce, che per quanto grandi non saranno in grado di risolvere le miserie del mondo, perché alla base del problema economico e demografico del mondo contemporaneo c’è una asimmetria eccezionalmente forte: ai Paesi sviluppati bastano alcuni milioni di immigrati l’anno per risolvere i problemi che derivano loro dalla bassa fecondità passata e presente, mentre ai paesi economicamente arretrati sarebbe necessario il deflusso di centinaia di milioni di persone, che ovviamente appare impraticabile da molti punti di vista. La pur forte emigrazione europea dei fine ’800 e dei primi del ’900 aveva come sbocco continenti da popolare in primo luogo le Americhe e poi anche l’Australia mentre ora gli sbocchi delle grandi migrazioni sono costituiti da continenti già intensamente popolati da persone molto radicate sul territorio con forti radici di natura storica, culturale, psicologica, linguistica che definiscono la loro identità alla quale non vogliono rinunciare.
Sono fortissimi e problematici i rapporti su crescita della popolazione e consumi energetici, alimentari, di acqua e sul mutamento che si avrà nell’ambiente e nella geopolitica e nei rapporti di forza. Per la geopolitica basta un esempio a dar conto di quali straordinarie modificazioni sono in atto e sono attese: al 1950 la popolazione della Russia (considerata nei confini attuali) valeva 3 volte quella del Pakistan (nazione in possesso di armamenti nucleari); attualmente le due popolazioni sono quasi equivalenti, mentre al 2050 ci si aspetta che la popolazione del Pakistan valga 3 volte quella della Russia; un totale rovesciamento. C’è però da considerare che una popolazione che in molti casi Cina, India, e poi anche Brasile, Indonesia è smisuratamente grande e velocemente crescente costituisce essa stessa un deterrente alla guerra e all’uso di armi di distruzione di massa: la coscienza del mondo si ribella all’uso di quelle armi che comportano un gran numero di vittime civili. È già successo nell’ultima contrapposizione fra Israele e Palestina, quando il grandissimo numero di vittime palestinesi da parte dei militari israeliani ha provocato una sollevazione da parte del mondo civile che ha costretto Israele a rinunciare a quell’impiego di forza militare: la popolazione è diventata essa stessa uno “scudo” per difendersi da pesanti aggressioni.
Quale via d’uscita, allora, per il futuro. Innanzitutto cercare di riequilibrare demograficamente il mondo. E quindi spingere ancora, e decisamente, sulla diffusione delle pratiche di controllo delle nascite laddove, specie nell’Africa sub-sahariana, la fecondità è ancora molto elevata, puntando sulle donne per perseguire il più rapidamente possibile questo obiettivo incrementando per loro istruzione e lavoro, considerati il miglior contraccettivo che si possa immaginare. E dall’altro lato spingere, se possibile, su una possibile moderata ripresa della fecondità nei Paesi a bassissima fecondità, com’è, fra gli altri, il caso dell’Italia. Ma ancora non si è scoperto in che modo convincere una donna e una coppia ad avere un figlio o un figlio in più, specie quando le prospettive del futuro sono incerte o addirittura nere soprattutto per il lavoro che scarseggia. La carenza di lavoro sarà drammaticamente importante nei decenni a venire e anche questo potrebbe spingere a una crescente e per molti versi irrefrenabile mobilità delle persone alla ricerca di migliori condizioni di vita.
A questo riguardo e a riguardo di tutti gli altri elementi che renderanno la condizione umana straordinariamente complessa nel futuro prossimo venturo, si può immaginare che per avere un miglior governo delle cose del mondo si vengano a formare 5-7 grandi Unioni di Stati una delle quali potrebbe essere una mega Unione europea, collegata con il resto del Mediterraneo che assumano la responsabilità de governo del mondo e all’interno delle quali si possa avere una piena mobilità di idee, merci, capitali, persone. Una piena mobilità che possa costituire una efficace risposta alla grande crescita demografica, alla globalizzazione e alle sfide che esse comportano.