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 2010  novembre 13 Sabato calendario

LA PASTA DI MANDORLE E IL SEGRETO DEGLI 80 GUSTI

Kailìa per i Greci, Caelium per i Romani, Ceglie Messapica è una delle più antiche città di Puglia. E una delle città dove la cucina dà enorme soddisfazione al viandante, con una concentrazione di buoni ristoranti capaci sanare anche l’ appetito più robusto. Già in tutta questa meravigliosa regione il cibo è una cultura, prima che un piacere e una necessità, ma qui di più, qui a Ceglie il cibo è un’ arte. Non per niente il mio viatico per le strade strette e le piazze affascinanti di questo storico borgo fondato dai Messapi - secondo Erodoto, i Cretesi, di ritorno dalla Sicilia a Creta, a causa di una violenta tempesta furono costretti a fermarsi lungo la costa iapigia e qui fondarono colonie per contrastare il potere della spartana Taranto, cambiando il loro nome in Iapigi-Messapi - si chiama Cibus, il ristorante di Angelo «Lillino» Silibello e della sua famiglia. Ceglie Messapica resta, ingiustamente, fuori dalle rotte turistiche, ma invece merita il viaggio, magari in una bella serata d’ agosto, con le vie piene di gente e le luminarie splendenti. Dal borgo ottocentesco al centro storico antico, è come fare quattro passi nella storia. Un aperitivo in piazza Plebiscito sotto l’ ottocentesca Torre dell’ orologio apre la passeggiata tra gli stretti vicoli su cui si affacciano case bianche e palazzi gentilizi, terrazzi e logge, portali e stemmi nobiliari. Dell’ antica colonia Messapica resistono i resti delle mura di cinta e i 100 gradini («li ciènd scalùn») dai quali si accedeva all’ Acropoli. La moderna Acropoli è quella dei meravigliosi frutti di questo territorio, cucinati e offerti da alcuni ottimi ristoranti - Al Fornello da Ricci, la Fontanina - e nel bel palazzo di Cibus ove mi accoglie la famiglia Silibello. L’ attività venne cominciata - in un altro luogo - nel 1952 da papà Camillo. Lillino e le sue donne in cucina (mamma Giovanna, la sorella Filomena, soprattutto) l’ hanno proseguita nelle cantine di un ex convento dei domenicani. La famiglia Silibello si muove con gentilezza e precisione non solo nel ristorante ma offrendo altri momenti conviviali nella grande enoteca, tra degustazioni e concerti jazz. Da segnalare il presidio slow food in difesa dei prodotti locali e per il rilancio di antiche tradizioni come quella del biscotto cegliese, antichissima delizia fatta di pasta di mandorle (qui ce ne sono ottanta qualità) e marmellata di ciliege (anche amarene) e d’ uva, fatta in casa. Ma è presto per il dolce, prima mi stuzzicano i piccoli antipasti del territorio, le orecchie di prete con cacioricotta e pomodoro, la purea di fave in terracotta con contorni di stagione, il vitello podolico, il contorno di patate cotte sotto la cenere. E, soprattutto, la grande offerta di formaggi affinati da Lillino e ospitati da una cantina a parte, fresca e odorosa dove l’ olfatto, prima del gusto, raggiunge il suo paradiso. Solo per immergersi in questo antro dei formaggi vale la pena di affrontare il viaggio, come nuovi Messapi.
Roberto Perrone