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 2010  novembre 13 Sabato calendario

EMIGRO AL SUD (E SON CONTENTO)

Proviamo a vedere l’ Italia capovolta. Ogni anno circa trecento mila meridionali si trasferiscono al Nord per studio e lavoro. Ma quando il viaggio è all’ inverso, come quello di Claudio Bisio, alias Alberto, brianzolo direttore delle Poste che per punizione viene spedito in Campania nel film «Benvenuti al Sud»? Il remake della pellicola francese di Dany Boon non è solo finzione. Nella realtà sono 66.500 i settentrionali che ogni anno si spostano dal Nord al Sud. Un’ emigrazione al contrario che incuriosisce, la trasposizione di un’ Italia divisa tra «polentoni» e «terroni» spiazza. Perché i pregiudizi in breve tempo lasciano il posto alle emozioni e ai sentimenti. Lo sanno bene Pierluigi, Pierangelo ed Enrica che tutto a un tratto si sono trovati dall’ altra parte, al Sud, a centinaia di chilometri di distanza da casa. Pierluigi Boda, 34 anni, piemontese di Casale Monferrato, è finito a Napoli per un’ avventura professionale che lo ha poi portato a diventare assistente personale di Antonio Bassolino. «Ero lì da pochissimi giorni - racconta - e prese fuoco una canna fumaria abusiva della zona. Il quartiere spense l’ incendio prima ancora che arrivassero i pompieri». Accoglienza garantita. Anno dopo anno, Pierluigi ha scoperto una città diversa dai popolari luoghi comuni: «Associazioni, gruppi musicali, ragazzi da tutta Italia e una lotta tra bene e male continua e visibile». E quella che doveva essere un’ esperienza lavorativa si è trasformata in un’ esperienza di vita. Con moglie e suoceri napoletani a seguito. «E dieci chili in più - aggiunge oggi che per lavoro vive a Bruxelles -. La divisione tra Nord e Sud è solo un gioco divertente che piace agli italiani, ma ormai il Sud è al Nord e il Nord al Sud». Quando Pierangelo Paganelli, 47 anni bergamasco, ha detto alla sua famiglia della promozione come direttore Regione Sud Supermercati e Prossimità Carrefour Italia, il clima di euforia è cambiato in pochi secondi. Con la comunicazione della città di destinazione: anche lui Napoli. «Una scena indimenticabile - ride Pierangelo, ormai da un anno nel capoluogo campano - uno dei miei figli si è messo a ridere, l’ altro è rimasto senza parole». Tant’ è che loro, con la mamma, hanno deciso di restare in provincia di Bergamo e Pierangelo fa la spola Napoli-Brembate due volte al mese. «Ricordo ancora il primo viaggio quando mi sono trasferito, passavano i chilometri e pensavo terrorizzato alla tangenziale di Napoli come fosse un girone dantesco». In pochi giorni tutto è cambiato. «Sono ormai innamorato di questa città - ammette - ho incontrato persone splendide, c’ è calore e partecipazione in tutto». Gli aspetti negativi non mancano. Le carenze nelle infrastrutture ad esempio, o i mezzi pubblici che non funzionano. «Sono stata costretta a portarmi la macchina - spiega Maria Enrica Scilipoti, 36 anni, nata e cresciuta ad Ivrea e oggi responsabile del Costumer Care Sales di Vodafone a Catania - è impensabile affidarsi alla puntualità degli autobus, non c’ è la metropolitana e oltretutto quando piove si allaga tutto». Per non parlare del cibo: «Qui è un vero e proprio culto e guai a dire di no. Positivo per il palato, un po’ meno per la linea». Ma quali sono le caratteristiche di questa emigrazione interna? «Il flusso di settentrionali al Sud è di dimensioni più ridotte e interessa solo alcune élite - spiega Luca Bianchi, vicedirettore dello Svimez, l’ associazione che ogni anno pubblica un rapporto con un focus sull’ emigrazione interna - professori universitari, manager o studenti. Dei 66 mila trasferimenti, gran parte sono emigranti di ritorno». Tant’ è che mentre solo lo 0,7% dei ragazzi del Nord va a studiare in un’ università del Sud, quasi il 20% dei giovani del Sud fa il viaggio contrario. «Dalle analisi il Settentrione risulta più dinamico - aggiunge Bianchi - e in grado di offrire forme di arricchimento culturale. Invece il Mezzogiorno è una terra aperta all’ altro, ha una tradizione di maggiore integrazione». «Dice bene il film - aggiunge Enrica Scilipoti - quando un forestiero viene al sud piange due volte, una quando arriva e una quando se ne va. E per me sarà la stessa cosa. Mi ha sorpreso l’ apertura mentale che c’ è qui, è tutto diverso rispetto a come me l’ aspettavo. Certo, le battute tra meridionali e settentrionali non mancano mai - precisa - quando sono arrivata mi hanno detto che mi aspettavano col foulard verde della Padania. Ma penso che, sia da un lato che dall’ altro, c’ è solo timore di conoscersi e abbattere i pregiudizi. Una volta che le barriere cadono, scopri posti e persone uniche e straordinarie». Sia al Nord che al Sud. Tant’ è che gli sceneggiatori di Medusa sono già a lavoro per «Benvenuti al Nord». Il successo è assicurato.
Corinna De Cesare