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 2010  novembre 16 Martedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "DINI

Lamberto"

Le vacanze dei politici italiani: Lamberto Dini, cappello in testa e borsa alla marinara, avvistato su un gommone a Capri
(Sette del Corriere della Sera del 23/08/01 a pagina 20 e Donatella Bogo su Sette del Corriere della Sera del 23/08/01 a pagina 94.)

Praticamente imponderabile, invece, il reddito della signora Donatella Zingone, moglie di Lamberto Dini.
(Luca Telese, Sette 13/05/1999)

Redditi mensili netti di alcuni deputati: [...] Lamberto Dini 35.161.000.
(MF, 21/10/1997)

Per Lamberto Dini il discorso è diverso. Il ministro degli Esteri l’inglese lo sa bene: gli anni a Washington non sono trascorsi invano.
(Beppe Severgnini, Corriere della Sera, 14/05/1997)

Il sogno di Franco Marini è fare un partito di moderati a cavallo tra l’Ulivo e Polo, raggruppando cattolici, benpensanti, mammole e brava gente. Punta a schierare sotto le sue bandiere gli ex dc del Ccd, del Cdu, di Mario Segni. Più quelli di Lamberto Dini e Silvio Berlusconi, stufi dell’uno e dell’altro.
(Giancarlo Perna, Il Giornale, 13/01/1997)

Lamberto Dini, presentatosi al Pontefice Giovanni Paolo II con sole 9 persone al seguito, si è gettato ai piedi del Papa in ginocchio, baciandogli l’anello.
(Sebastiano Messina su La Repubblica del 4/11/2000 a pagina 21)

Il cardinale vicario di Roma Camillo Ruini ospita per pranzi frugali Romano Prodi e Lamberto Dini.
(Antonella Piperno su Panorama del 9/11/2000 alle pagine 100-106).

il presidente del senato, Nicola Mancino, e il ministro degli esteri, Lamberto Dini, hanno escluso la legalizzazione delle droghe leggere ed è stato letto un documento in cui i Popolari si dissociano dalla linea antiproibizionista dell’Ulivo.
(Beppe Gualazzini, il Giornale 2/10/98)

Lamberto Dini colleziona scatoline d’argento e orologi da tasca.
(Il Foglio, 16/7/97)

[Nichi Vendola]: Lamberto Dini: ”Noto venditore di tappeti, resterebbe al governo pure con Gengis Khan”.
(Giampaolo Pansa, L’espresso 27/1/2005, pagina 51)

Per Rosy Bindi «il più bello del centrodestra è il presidente della Camera Pierferdinando Casini, mentre il più brutto è Ignazio La Russa». Nel centrosinistra, invece, «il più bello è il diessino Pierluigi Bersani, il più brutto è l’ex presidente del Consiglio Lamberto Dini».
(Monica Setta,"Gente" 10/3/2005. pag. 61)

Non perdona facilmente donna Franca, non l’ha perdonata a Donatella, figurarsi a Lamberto Dini, reo di aver negato nel 1995 al Corriere della sera di essere affiliato alla massoneria. Doppiamente reo, Dini, perché ci mise del suo dicendo: "Aggiungo che, in Banca d’Italia, i governatori che io ho conosciuto, Menichella, Carli e Baffi, non erano certamente iscritti alla massoneria". Dini si ricordò soltanto dopo di avere dimenticato Ciampi.
(Panorama 19/05/2005, Pietrangelo Buttafuoco)

Il Vaticano, che già nel 1993 si spese con determinazione perché il successore di Ciampi fosse un cattolico assai fervente come Fazio - Lamberto Dini lo era un po´ poco - e non un laico.
(La Repubblica 23/09/2005, pag.1-4 Alberto Statera)

Lamberto Dini fu ministro del Tesoro nel governo Berlusconi del 1994, presidente del Consiglio, ministro degli Esteri dopo la vittoria del centrosinistra nelle elezioni del 1996.
(Corriere della Sera 13/09/2005, Sergio Romano)

[L’operazione Telecom Serbia] ha contribuito ad alimentare nei confronti del governo italiano, all’epoca guidato dal presidente del Consiglio Romano Prodi e dal ministro degli Esteri Lamberto Dini, un clima di forte sospetto da parte americana. [...] Secondo le accuse di un protagonista pentito, Igor Marini, nascondono il pagamento di una super tangente per 450 miliardi di lire incassata da Prodi (denominato in codice con il riferimento mortadella), Dini (ranocchio), Piero Fassino (cicogna, al tempo sottosegretario agli Esteri con competenza sui Balcani), Clemente Mastella, Francesco Rutelli, Walter Veltroni. [...] Il capitolo delle responsabilità di governo è altrettanto spinoso e controverso. La commissione d’inchiesta ha raccolto la deposizione dell’ex ambasciatore a Belgrado, Francesco Bascone. Agli atti risultano 14 tra lettere e telegrammi inviati a Dini e Fassino contro l’operazione.
(Fabio Tamburini Il Sole-24 ore, 02/09/2003)

[Toto Cutugno] Una poltrona gliel’hanno mai offerta? «Sì, anni fa, Lamberto Dini. Ma non è roba per me.
(Andrea Scarpa Vanity Fair, 03/03/2005)

Lamberto Dini, «beccato» lui pure alla Camera mentre sibilava «e bbasta! Caz...!». Dini fu sottoposto da Striscia la notizia a un tormentone al rallentatore: l’ha detto o non l’ha detto?
(Gian Antonio Stella Corriere della Sera, 24/12/2002)

Dopo le dimissioni di Berlusconi nel dicembre 1994, Scalfaro, eletto due anni prima alla presidenza della Repubblica, incaricò Lamberto Dini di formare un governo prevalentemente tecnico e indicò Mancuso, probabilmente, come persona adatta a ricoprire l’ incarico di ministro della Giustizia.
(Corriere della Sera 06/03/2006, pag.23 Sergio Romano)

Dopo la defenestrazione del suo governo nel gennaio ’95, Berlusconi, indica Lamberto Dini per la successione a Palazzo Chigi. Scalfaro se ne impipa, convoca Prodi al Quirinale e gli dice chiaro che preferirebbe fosse lui a presiedere il nuovo governo.
(Il Giornale 25/03/2006, pag.6 Giancarlo Perna)

Si parla, ad esempio, dei possibili futuri ministri, Berlusconi si interroga su quale dicastero toccherà a Lamberto Dini: «Non credo affatto che diventerà presidente del Senato o della Camera. Gli piace avere contatti internazionali, finirà per scegliere gli Esteri o il Tesoro. Chissà poi chi metteranno agli Interni...».
(Corriere della Sera, 23/04/1996, Maria Latella)

Quando, però, si trattò di scegliere il nuovo baluardo della moneta e del sistema bancario, Oscar Luigi Scalfaro s’impose dal Colle e il vicedirettore generale Padoa Schioppa, che avrebbe dovuto scavalcare il direttore generale Lamberto Dini e il vicedirettore anziano Antonio Fazio, si ritrovò con quest’ultimo al comando, che per completare l’opera gli negò perfino la promozione a direttore generale preferendogli Vincenzo Desario.
(Il Foglio 13/05/2006, pag.I Fabio Dal Boni)

Per la serie delle Ferrovie, merita di essere segnalata anche la presenza di Giuseppe Trippanera (conosciuto come un fedelissimo di Lamberto Dini) all’Isfort.
(CorrierEconomia 19/06/2006, pag.3 Sergio Rizzo)

Dice Renato Farina che ha cominciato a lavorare per il Sismi nel 1999 in Serbia, durante la guerra, anzi prima della guerra e per evitarla. Aveva allora buoni rapporti con il ministro degli Esteri, Lamberto Dini e soprattutto con Giulio Andreotti, e il governo era di centro-sinistra e il presidente del Consiglio Massimo D´Alema.
(Carlo Bonini e Giuseppe D’Avanzo, la Repubblica 11/7/2006, pagina 25)

[Daniela Melchiorre] I suoi referenti politici li dichiara con il sorriso: ”Appartengo alla corrente di Lamberto Dini”».
(Alessandra Longo, ”la Repubblica” 9/10/2006).

[Rapporti Italia-Libia] "come il partito della guerra, nel 1911, fu costituito da una variopinta coalizione di persone provenienti dalla destra e dalla sinistra, così il partito della conciliazione, in questi ultimi anni, ha rappresentata un’area della politica italiana che comprende Lamberto Dini, Romano Prodi e Silvio Berlusconi".
(Sergio Romano), Corriere della Sera 28/8/2009)

[Il governo di] Lamberto Dini, nato zoppo, visse nell´oramai lontano 1995, quasi un anno. Considerate le diagnosi, tutte infauste, alla vigilia del suo sforzo, la resistenza è stata da superman.
(A.Cap., la Repubblica 8/9/2009)

Ma l’osmosi tra tecnici di Palazzo Koch e politici ha visto anche Lamberto Dini o Tommaso Padoa-Schioppa (un bocconiano anche lui) scendere direttamente nell’arena. Il primo s’è fatto politico. Il secondo si è ritratto per conservare il proprio profilo di tecnico e intellettuale.
(Stefano Cingolani, Il foglio 3/10/2009)

[Per Nichi Vendola] Lamberto Dini, ministro degli Esteri con D’Alema, era «un noto venditore di tappeti».
(Giampaolo Pansa, Libero 26/1/2010)

Sul primo numero della Voce io esordii con un’intervista a Lamberto Dini che era ancora direttore generale della Banca d’Italia ma mi rivelò di essere il prossimo ministro del Tesoro. Era il primo numero della Voce, 400mila copie, c’era una bellissima copertina di Vittorio Corona, il padre di Fabrizio Corona, che mescolava fumetti e fotomontaggi. Dini aveva i dentoni, per mordere il sistema paese.
Come ottenne la notizia?
Avevo chiamato alla Banca d’Italia, dove non ti passano mai nessuno, e avevo detto che ero la segretaria di Montanelli, dicendo che il direttore voleva parlare con Dini.
(Luca Mastrantonio, Il Riformista 28/1/2010)

La riforma varata dal governo di Lamberto Dini nel 1995, che ha introdotto il sistema contributivo (la pensione si calcola sulla base dei reali contributi versati e non più in base alla retribuzione).
(Sergio Rizzo, Corriere della Sera 30/01/2010)

Personaggio scomodissimo, Bertolaso. Il primo che lo mette a capo della Protezione civile è Lamberto Dini, nel marzo del 1996, mentre sta per lasciare Palazzo Chigi.
(Sergio Rizzo, Corriere della Sera 06/02/2010)

Le volte in cui furono i radicali a chiedere proroghe dei termini per la presentazione dei candidati: marzo del 1995: in vista delle elezioni del 23 aprile, Marco Pannella chiede la proroga dei termini per la presentazione delle firme. Risultato: Lamberto Dini, allora presidente del Consiglio, presentò prima un decreto legge (bocciato), poi una leggina che ne recepiva i contenuti (con conseguente riduzione dei giorni per la campagna elettorale da 25 a 23 giorni).
(Francesco Cramer, il Giornale 4/3/2010)

L’ ex segretario generale di Palazzo Chigi Silvio Traversa, considerato legato al leader di Rinnovamento italiano Lamberto Dini.
(Sergio Rizzo, Corriere della Sera 15/03/2010)

Il diritto di ispezione, sancito nell’articolo 107 della Costituzione, rappresenta un insormontabile baluardo contro un uso improprio ed esorbitante delle funzioni giurisdizionali. E uno degli ultimi. Abbattuto lo scudo dell’immunità parlamentare, rese inoperanti le presenze di nomina politica nel Csm e nella Corte costituzionale a causa della miope contrapposizione tra le parti, resta solo il diritto di ispezione. Istituto costituzionale che già ha subito un duro colpo nel 1995, quando Filippo Mancuso, Guardasigilli del governo di Lamberto Dini, decise di utilizzarlo per esaminare il carattere inquisitorio delle inchieste milanesi sulla corruzione. Si voleva fare chiarezza sull’uso della detenzione preventiva come ricatto, a partire da noti casi di colpevole disattenzione o di occhiuta utilizzazione della custodia cautelare in carcere come arma di pressione. Com’è noto, per impedire che l’attività ispettiva si svolgesse, fu presentata una mozione di sfiducia personale nei confronti del ministro Mancuso, atto senza precedenti nonché dimostrazione di viltà da parte dell’allora maggioranza di centrosinistra.
(Il Foglio 18/03/2010)

[Irene Pivetti] prima alla Lega, poi dopo l’espulsione voluta da Bossi fonda il movimento Italia Federale che confluisce in Rinnovamento Italiano di Lamberto Dini, infine nell’Udeur di Mastella di cui è presidente per due anni.
(Loris Mazzetti, il Fatto Quotidiano 13/4/2010)

Il segretario generale della Farnesina, l’ambasciatore numero uno è Giampiero Massolo. Entrato con Lamberto Dini nel 1996, vi è rimasto seguendo i ministri Ruggiero, Fini e D’Alema guadagnandosi un apprezzamento bipartisan.
(Gian Maria De Francesco, il Giornale 18/5/2010, pagina 5)

Il cumulo pensionistico negli ultimi 36 anni è costato oltre 5 miliardi di euro. La seconda pensione, cumulabile al 100 per cento con quella di Montecitorio o Palazzo Madama, scatta per tutti i parlamentari che prima di essere eletti, avevano già aperto una posizione previdenziale. Tra i beneficiari: Oscar Luigi Scalfaro e Luciano Violante, ex magistrati, Carlo Azeglio Ciampi, ex governatore della Banca d’Italia, Lamberto Dini, ex direttore generale. Gianfranco Fini, Massimo D’Alema, Maurizio Gasparri, Paolo Bonaiuti, Adolfo Urso, Marco Follini, Clemente Mastella, Walter Veltroni, ex giornalisti.
(Mauro Suttora, Oggi, 23 giugno 2010, pag. 18)

[Lamberto Cardia] sottosegretario del governo, guidato da Lamberto Dini.
(GIANLUCA PAOLUCCI, La Stampa 29/6/2010, pagina 27)

Lamberto Dini, il premier dal l’occhio sporgente che accese un dibattito in Rifondazione: «Baciare il rospo?»,si leggeva sui manifesti elettorali.
(Marco Zucchetti, il Giornale 21/7/2010, pagina 9)

Occorre dunque pensare a un governo di transizione con un programma circoscritto e destinato a durare sino alla fine della legislatura, come quello che fu presieduto da Lamberto Dini fra il 1995 e il 1996?
(Sergio Romano, Corriere della Sera 29/07/2010)

Ricorda il professor Giampaolo D’Andrea, «sottosegretario al Senato» del governo Prodi: «Per noi, soprattutto nella fase finale, era diventato faticosissimo rincorrere gruppi e gruppetti, Turigliatto e Rossi, Bordon e Manzione, gli amici di Dini».
(FABIO MARTINI, La Stampa 1/8/2010, pagina 4)

Né era andata diversamente, anni prima, con Lamberto Dini, il ministro del Tesoro del primo governo delle destre, reo di aver messo su un governo tecnico inviso («Serve a mascherare che governano comunisti e alleati. È il maggiordomo del Quirinale») al Cavaliere. «Sappiamo in base ai nostri dati, che la lista Dini non raggiungerà il 4%», sentenziò Berlusconi. «Arriverà al 3,3%», certificò quello che era allora il suo sondaggista preferito, Luigi Crespi di Datamedia. Dini passò il quorum e, miracolo, prese 26 seggi.
(Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 3/8/2010)

Daniela Melchiorre, classe 1970, ex Margherita, ex sottosegretaria della Giustizia nel governo Prodi nella quota liberaldemocratica di Lamberto Dini, nel 2008 si è candidata con Berlusconi insieme con il suo mentore. Ma contrariamente a Dini, dopo un mese ha lasciato il Pdl per passare al gruppo misto e ora sta contrattando il suo ritorno nella maggioranza in seguito allo strappo dei finiani, con i suoi 4 deputati e un senatore: buttali via, di questi tempi.In cambio,s’immagina,di un nuovo posto come sottosegretario.
(Miguel Gotor, Il Sole-24 Ore 5/8/2010)

Poi, quando cadde, B. chiamò “ribaltone” il governo tecnico di Lamberto Dini, che aveva indicato lui e a cui aveva promesso la fiducia, salvo poi negargliela a sorpresa e accusarlo di esser diventato “comunista” solo perché gliel’avevano data gli altri (Lega e centrosinistra).
(Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 9/9/2010)

Ci sono tre parlamentari che nella scorsa legislatura stavano con Lamberto Dini e ora si dicono Liberaldemocratici e in qualche caso (quello di Daniela Melchiorre) «diniani eterodossi».
(MATTIA FELTRI, La Stampa 17/9/2010, pagina 12)

«La nostra classe dirigente - ricorda Vincenzo Desario, direttore generale della Banca d’Italia dal 1994 al 2006 - diede una buona prova di sé. Al di là di tutto, oggi lo possiamo dire. Ricordo bene un episodio: si iniziava a discutere della necessità di fare uscire la politica dalle banche e Lamberto Dini, allora direttore generale di Via Nazionale, a un convegno a Capri si pronunciò a favore della discesa delle fondazioni sotto la soglia della maggioranza. I partiti intonarono un coro di no. Alla fine, la cosa si fece».
(Paolo Bricco, Il Sole 24 Ore 24/9/2010)

Era il 23 maggio del 2007 e quella mattina, nella storica sede dell’Ulivo di piazza Santi Apostoli, a Roma, a due passi da piazza Venezia, fecero il loro ingresso quarantacinque personalità “rappresentanti le diverse sensibilità politiche che concorrevano alla formazione del Pd” (tra di loro c’era anche Gad Lerner). Bene: sono passati poco più di tre anni e molte di quelle teste che avrebbero dovuto attivarsi per tracciare la rotta entro la quale far viaggiare il barcone del Pd hanno scelto, anche loro, di abbandonare la nave. Tra i quarantacinque, ricorderete, c’era l’ex premier Lamberto Dini (che oggi è un illustre parlamentare del Pdl).
(Claudio Cerasa, Il Foglio 21/10/2010)

La normativa assegna la scorta agli ex presidenti del Consiglio: tra gli altri Romano Prodi, Giuliano Amato, Lamberto Dini e Massimo D´Alema («È una decisione del Viminale», precisa il portavoce di quest´ultimo, ora presidente del Copasir).
(la Repubblica 11/11/2010)

Liberaldemocratici sono un partito che sorge da Rinnovamento Italiano di Lamberto Dini, uno che, se si fosse perso il conto, cominciò con Berlusconi, proseguì in solitaria con concorso esterno della sinistra (dopo il ribaltone del 1994), il concorso si trasformò in affiliazione, e il cerchio si è chiuso due anni fa col ritorno di Dini a destra dopo l’ammazzamento di Romano Prodi.
(Mattia Feltri, La Stampa 14/11/2010)