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 2010  novembre 13 Sabato calendario

Ermanno Olmi: «Ho deciso di tornare a dirigere perché Gesù mi ossessiona» - Una storia di accoglienza tra culture e confessioni reli­giose diverse

Ermanno Olmi: «Ho deciso di tornare a dirigere perché Gesù mi ossessiona» - Una storia di accoglienza tra culture e confessioni reli­giose diverse. Una storia di at­tualità, di integrazione. Ma so­­prattutto una storia spirituale. È un po’ tutto questo il nuovo film che, quasi ottantenne, Er­manno Olmi sta girando in quel di Bari con un cast interna­zionale composto da Rutger Hauer ( erano insieme in La leg­genda del santo bevitore , Leo­ne d’oro nel 1988), Michael Lonsdale ( Il nome della rosa e Uomini di Dio tra gli altri), Mas­simo De Francovich e Alessan­dro Haber, oltre che da nume­rosi africani non professionisti scelti con casting in tutta Italia. A spingere il maestro a tornare dietro la cinepresa dopo che, tre anni fa, aveva annunciato l’addio al cinema sono state una riflessione e una circostan­za personali. «Avrei dovuto rea­lizzare un documentario sulle coste del Mediterraneo per il di­rettore di Raitre Paolo Ruffini ­premette Olmi - . Sapete, alla mia età ormai si vive di osses­sioni e la mia ossessione è la fi­gura di Gesù Cristo. Non ne tro­vo di altrettanto luminose nel­la storia. Così, avevo in mente un viaggio sulle rive dei nostri mari per documentare attra­verso dei volti, dei gesti, anche un disagio, le tracce di un Gesù attuale. Che però ci desse uno sguardo sul futuro, un futuro di sentimenti più che di orologi». Purtroppo una caduta ha co­stretto il regista a una lunga im­mobilità, rendendo impossibi­le la realizzazione di un’opera itinerante. «A quel punto, anzi­ché viaggiare io alla ricerca dei miei personaggi, ho pensato che li avrei scelti e convocati in un posto.L’idea centrale si svol­ge attraverso le storie di una trentina di personaggi, in gran parte africani, molto diversi da noi». Ma questa diversità, anzi­ché essere solo motivo di con­­flitto, diverrà occasione di arric­chimento e completamento. «In fondo,l’Africa è la terra del­le origini, ritornando alle quali possiamo scoprire il nostro do­mani », sostiene il cineasta. Coprodotto da Cinemaundi­ci e Raicinema, in collaborazio­ne con Edison, la società nella quale oltre cinquant’anni fa Ol­mi lavorò come impiegato e do­ve mosse i primi passi da regi­sta, Il villaggio di cartone ( 4 mi­lioni di budget totali) si svolge tutto all’interno della chiesetta alta 15 metri, la sacrestia e la ca­nonica fatte costruire all’inter­no del palazzetto dello sport di Bari, dove si muovono un vec­chio prete (Lonsdale), il sacre­stano (Hauer), un medico (De Francovich) e un militare (Ales­sando Haber). All’età di ot­tant’anni il sacerdote, alter ego del regista, scopre di aver sem­pre voluto bene agli altri attra­verso le modalità pratiche del­l’amore. Ma che però il modo più profondo di amare è fatto di gratuità e perdono. «È un atti­mo che arriva alla fine della sua esistenza terrena- spiega Olmi -. Ma può essere il punto di par­tenza per il futuro del cuore che lo attende». Alla conferenza stampa so­no presenti alcuni degli attori di origine africana (senegalesi, egiziani, marocchini), che vivo­no da molti anni nel nostro Pae­se. «Ringrazio Ermanno Olmi di aver scelto un tema pericolo­so per l’Italia e l’Europa come l’immigrazione»,ha sottolinea­t­o in perfetto italiano il cameru­nese Ngoungou Essoua Blaise Aurelien, laureato in informati­ca che nel film recita la parte di una vittima. Titolo provviso­rio, Il villaggio di cartone è un’opera sulla carità, un senti­mento «rivoluzionario oggi, mentre si parla del partito del­l’amore, come se l’amore fosse una merce, un marchio», man­da­a dire comunque senza ani­mosità il regista. Mentre in Iraq si susseguono gli attentati con­tro i cristiani, con questo nuo­vo film Olmi vuole esortare a uno sguardo che vada «oltre i pregiudizi e l’ignoranza che ci deriva dal conoscere l’altro so­lo attraverso i telegiornali. Se impariamo a conoscerci, pos­siamo imparare a rispettarci e a collaborare. L’errore peggio­r­e sarebbe aggravare la separa­tezza con le ideologie e con un modo fasullo di credere nella patria». Olmi rimarrà a Bari a girare fino a metà dicembre, il film do­vrebbe uscire nell’autunno 2011. Ma già da ora, c’è molta attesa. La Edison ci ha investito grazie alla formula del tax shel­­ter, «nella speranza che altri soggetti privati seguano il no­stro esempio». La Abulia Film Commission e la Regione Pu­glia contribuiscono con 240mi­la euro. «Ritengo Olmi la più inattuale e perciò la più neces­saria delle persone che cono­sco- ha sottolineato il governa­tore Nichi Vendola - . Ma oltre che per amicizia oggi sono qui anche per motivi politici, per­ché ritengo che in un momen­to di crisi sia strategico investi­re nella cultura e nella creativi­tà artistica».