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 2010  novembre 13 Sabato calendario

La felicità è adesso - Vivere il presente, fino in fondo e senza distrazioni. Niente sogni a occhi aperti, dunque; il passato, poi, è appunto passato e lasciamolo dov’è

La felicità è adesso - Vivere il presente, fino in fondo e senza distrazioni. Niente sogni a occhi aperti, dunque; il passato, poi, è appunto passato e lasciamolo dov’è. Riuscirci è quasi impossibile: divagare con la mente è infatti uno degli attributi che ci rende quel che siamo, uomini e donne pensanti. La ricetta della serenità sta invece nel bloccare quel flusso d’incoscienza e concentrarsi su ciò che stiamo facendo. Il consiglio viene da uno dei templi del sapere, ovvero la statunitense università di Harvard. Grazie a un’applicazione per iPhone scaricata da 2.250 adulti, gli psicologi dell’ateneo sono infatti riusciti a scoprire che viviamo con la testa da un’altra parte circa il 47% del nostro tempo. Sbagliando. Perché sono proprio quei momenti passati a immaginare cose piacevoli che c’intristiscono. Gli autori dello studio, Daniel Gilbert e Matthew Killingsworth, hanno raggiunto questa conclusione con dei sondaggi «in presa diretta» attraverso il melafonino: ogni volta che lo smartphone della Apple vibrava, i partecipanti - di età compresa tra i 18 e gli 88 anni - dovevano scegliere una delle 22 attività previste nella griglia e specificare il loro grado di felicità. Quasi una volta su due il trillo dei ricercatori di Harvard li ha sorpresi nel mezzo di un «filmino»: ritoccare quella decisione fondamentale presa dopo la laurea, cantargliele al capo, pianificare nei minimi dettagli l’evoluzione della carriera, uscire a cena con Keira Knightley, decidere come spendere i soldi del Superenalotto. «La mente umana - dice lo studio - è una mente che divaga; e una mente che divaga è una mente infelice». Ora, anche senza l’iPhone, un certo Orazio era arrivato a una conclusione simile già nel I secolo avanti Cristo, con il suo «Carpe diem/Quam minimum credula postero» - letteralmente «cogli il giorno», ovvero «vivi il presente», «confidando il meno possibile nel domani». Filosofia ripresa anche dallo scrittore-santone tedesco Eckhart Tolle, che con il libro «Il potere di adesso» - tre milioni di copie vendute nel solo Nord America - cerca di mostrare all’uomo la «via verso l’illuminazione», tessendo le lodi del tenere i piedi ben piantati a terra. La letteratura, insomma, qualche preoccupazione per la tendenza dell’homo sapiens a costruire castelli in aria l’aveva già avanzata. Gilbert e Killingsworth, con la precisione propria dello scienziato, forniscono però anche una lista delle attività che più ci rendono felici. Al primo posto, e probabilmente non è una sopresa, c’è il sesso. Non tanto - o meglio, non solo - perché è piacevole, ma perché in quei momenti di massima intimità il nostro cervello è davvero dedicato all’hic et nunc. Stessa cosa quando facciamo esercizi in palestra o siamo impegnati in conversazione con gli amici. Anche giocare, ascoltare la musica o fare una passeggiata aiutano la mente a distrarsi senza per questo lasciarla libera di spaziare tra passato, futuro e realtà parallele. Cosa che puntualmente capita quando si riposa, si sta al computer, si lavora, si viaggia sui mezzi - i francesi a tutte queste attività hanno dato un nome preciso: routine. Tenersi occupati - oltre a fare l’amore - sembra dunque essere l’unico sistema per sfuggire alla gogna dell’immaginazione infruttuosa. Che, per quanto dannosa, ha reso l’uomo quello che è. «Solo gli esseri umani - spiega infatti Killingsworth - sono capaci di astrarsi dal presente, imparando cosi’ dal passato, anticipare ciò che accadrà in futuro e immaginare cose che possono anche non succedere». Abilità che, in una parola, serve a ragionare. «Purtroppo - conclude lo studioso - quando le nostre menti fantasticano non portano alla serenità, ma anzi l’intralciano». E in questo paradosso sta in fondo la tragedia dell’uomo. Che pensa e dunque è. Infelice.