Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 13 Sabato calendario

La strage dei purosangue (+ tabella) - Vincevano troppo. E li hanno uccisi: un colpo di pistola per sconfiggere, non sulla pista, i cavalli più forti dei galoppatoi sardi, spesso protagonisti delle gare anche a Roma, Milano e Pisa

La strage dei purosangue (+ tabella) - Vincevano troppo. E li hanno uccisi: un colpo di pistola per sconfiggere, non sulla pista, i cavalli più forti dei galoppatoi sardi, spesso protagonisti delle gare anche a Roma, Milano e Pisa. Erano esemplari di valore, pluridecorati, quelli massacrati nel cuore della notte all’interno dei box dell’ippodromo Pinna di Sassari. Avevano conquistato, nel giro di pochi anni, un bottino di oltre centosessantamila euro. Sei dei purosangue massacrati appartenevano a Salvatore Pili di Gavoi, una delle scuderie più importanti d’Italia, mentre il settimo era di proprietà di un allevatore di Ollolai e molto probabilmente è stato ammazzato per errore. Salvatore Pili da qualche giorno era a Milano per partecipare a un’asta, ma ieri per lui non era la giornata migliore per fare affari. Ha già annunciato che lascerà l’ippodromo di Sassari, anche se ancora resta da chiarire il significato di questo messaggio. La Lav, la Lega antivivisezione, ha già dato la sua interpretazione: «Questa - dice l’associazione - è un’intimidazione "zoo mafiosa"». La prima ipotesi che tutti si sono fatti, carabinieri compresi, è che il massacro dei cavalli sia legato a una questione di invidia per le troppe vittorie accumulate. Eppure, resta anche il dubbio che si tratti di una vendetta per qualche altra storia che probabilmente poco ha a che fare con l’ippica. L’incursione all’interno dell’ippodromo di Sassari era stata ben organizzata: da gente che sapeva muoversi all’interno della struttura e che sarebbe stata in grado di affrontare la reazione dei cavalli. Almeno in due, secondo i carabinieri, hanno raggiunto i box facendosi luce con una torcia. Perché la pista e le scuderie non sono illuminate e neppure tenute sotto controllo da un impianto di videosorveglianza. Con un martello, o forse una mazza, hanno scassinato i lucchetti dei box e hanno dato inizio alla mattanza. I cavalli sono stati bloccati con un cappio e con un colpo di pistola sono stati uccisi: un’ esecuzione di cui nessuno si è reso conto fino a ieri mattina. Per uccidere i sette purosangue è stata utilizzata una pistola da macello (poco rumorosa) e questo fa credere ai carabinieri che il piano sia stato eseguito da qualcuno che lavora nel settore delle corse e dell’allevamento. Gente che frequenta i palii, che sapeva in quali box fossero rinchiusi i sei cavalli di Salvatore Pili e che era anche in grado di bloccare con una corda i puledri. Prima di andar via i killer hanno richiuso tutti i box, ma un lago di sangue ha attirato l’attenzione della moglie di un allenatore che è arrivata all’alba. «Quello che è successo in Sardegna - dicono ancora gli attivisti della Lav - riporta alla ribalta un capitolo importante di illegalità nel mondo dell’ippica e delle corse organizzate da clan e gruppi malavitosi su circuiti abusivi». Ma quella di Sassari, probabilmente è tutta un’altra storia: nell’Isola c’è una lunga tradizione di corse di cavalli, ma questa strage non ha precedenti. Eppure, i purosangue che si accaparrano i montepremi più alti, molto spesso (o quasi sempre), vengono dagli allevamenti del Sassarese o del Nuorese. E non è un caso se i fantini più famosi, non solo quelli che si sfidano al Palio di Siena, portano cognomi sardi.