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 2010  novembre 13 Sabato calendario

Per risparmiare Londra spegne i lampioni (2 articoli + intervista) - L’idea è semplice e spaventosa

Per risparmiare Londra spegne i lampioni (2 articoli + intervista) - L’idea è semplice e spaventosa. Lasciare il Regno Unito al buio. La logica - risparmiare denaro - banale. Per questo presumibilmente inadeguata. Un ritorno agli orribili Anni Settanta. I minatori scioperavano, il carbone era poco e per tre giorni la settimana l’energia era contingentata. Black Out, è questo il nuovo spettro dell’Inghilterra di Cameron. Brutta prospettiva per la Big Society. Tutti assieme verso il futuro. Senza vedere esattamente dove. Messi sotto pressione dai tagli del governo, costretti a ridurre il loro budget del 26%, schiacciati dagli aumenti progressivi delle bollette, i presidenti dei Council hanno dichiarato che spegneranno o abbasseranno la luce dei lampioni. Non lo faranno tutti, ma sette su dieci sì, dal Sussex al Devon, dal Lincolnshire al Surrey. Il progetto, svelato da «Newsnight», programma radiofonico della Bbc, ha scatenato un grandioso dibattito.«Qualcuno ha idea del rischio che si corre?». Andrew Howard, responsabile dell’associazione strade sicure, ha invitato gli amministratori locali a cercare un equilibrio tra il bisogno di tirare la cinghia e quello «forse più importante» di salvare vite umane. E per risultare più convincente ha prodotto una ricerca condotta lo scorso anno da quattordici organizzazioni scientifiche in Gran Bretagna, Germania, Australia e Stati Uniti. «Dove si spengono le luci triplicano gli incidenti mortali. Se guidassi un Council non vorrei avere sulla coscienza la morte di nessuno». Un portavoce della Police Federation ha rincarato la dose. «Spegnere la luce sarebbe un regalo a ladri, rapinatori, stupratori e vandali. Ricordo per altro che i tagli hanno colpito anche noi. Quindi avremo meno forze dell’ordine per le strade ma criminali più liberi di agire». Immagine sgradevole. In Gran Bretagna ogni notte si accendono sette milioni e mezzo di lampioni. Il costo complessivo è di 500 milioni l’anno. Ogni singolo palo della luce ha un costo che varia tra le 20 e le 40 sterline ogni dodici mesi e ci sono circoscrizioni che ne hanno più di centomila. Non esiste alcuna legge che obbliga a tenerli accesi. Poche le eccezioni: gli ospedali e i punti di pubblica utilità. The Local Goverment Association, travolta dal dibattito, ha provato a tranquillizzare i cittadini assicurando che «saranno coinvolti nelle scelte». Aggiungendo, con infelice strategia della comunicazione, che se la criminalità ne dovesse approfittare basterebbe rigirare l’interruttore. «Ci sono circoscrizioni che potrebbero risparmiare più di due milioni di sterline l’anno senza abbassare il livello del welfare». Martin Southers, vicepresidente del Nottinghamshire County Council, gli ha risposto che la sua esperienza è diametralmente opposta. «Noi abbiamo novanataduemila lampioni. Ci abbiamo messo quattro anni per metterli e tre per recuperarne i costi. La sicurezza è denaro». David Head, direttore esecutivo di RP Fighting Blindness, ha spiegato poi che in Gran Bretagna ci sono tremila persone colpite da retinite pigmentosa, detta anche cecità notturna. «Si troverebbero due volte nell’oscurità. La notte sarebbe inaffrontabile». E anche l’associazione alcolisti anonimi è scesa in campo. «Immaginate che cosa può succedere a un ubriaco vestito di scuro. Come fa una macchina a evitarlo?». Coro unanime. Ma non importa. Click e luci spente. Da mezzanotte alle cinque e mezza in molte zone urbane, completamente in larga parte della campagna. Gli ambientalisti esultano. «Il vantaggio sarà straordinario. Gli animali notturni potranno finalmente tornare a vivere nel loro habitat naturale e le emissioni inquinanti si ridurranno drasticamente», dice James Ince di Clear Sky. La mamma Jenny James invece non ci sta. Vive a Stanton Hill, dove il livello di criminalità è il più alto del Nottinghamshire. Dice che suo figlio, a 16 anni, alle quattro del pomeriggio si chiude in casa. Colpa del buio, dei bulli e dei loro coltelli. «Non gli piace un mondo così». Andrea Malaguti *** Un Paese diviso tra Comuni virtuosi e spreconi Si iniziano a spegnere le luci anche in Italia. Non ovunque. E non in modo uguale e per motivi diversi. E poi ci sono anche i Comuni che le loro luci decidono di accenderle dieci volte di più. Insomma, è l’Italia. Dove in quasi tutti i Comuni si stanno scegliendo nuove tecnologie di illuminazione che garantiscono risparmi, ma dove esiste anche un Comune come quello di Roncade, in provincia di Treviso, che metà dei suoi lampioni li ha spenti davvero quest’estate. Lo racconta il sindaco Simonetta Rubinato, del Pd, che di professione fa l’avvocato ma con i conti ha una certa dimestichezza: fa parte anche della commissione Bilancio della Camera dei Deputati: «Lo scorso anno abbiamo deciso all’unanimità come giunta di sforare il Patto di Stabilità per pagare le fatture alle imprese che ci avevano già eseguito lavori che erano indispensabili. E’ un momento difficile, non pagare avrebbe voluto dire creare molti problemi a tante famiglie». Puntuali, quest’anno sono arrivate le sanzioni. «Pesantissime - ammette il sindaco - lo sapevamo, ma a quel punto abbiamo dovuto tagliare molte spese. Non volevamo ridurre i servizi essenziali per i cittadini come le spese per le scuole, le mense, gli aiuti alle famiglie in difficoltà. Abbiamo pensato di agire sull’illuminazione per tre mesi, quelli estivi quando c’è più luce di sera, in modo da ridurre i disagi per i cittadini». Sono stati spenti 1050 lampioni su un totale di 2.200, più o meno uno su due. Il risparmio è stato di oltre 13 mila euro. «Per noi sono una boccata d’ossigeno importantissima», spiega il sindaco alla fine di questo esperimento che considera riuscito anche se non sono mancati i malumori tra i cittadini di fronte ai lampioni spenti. L’esperimento è riuscito così bene che hanno deciso di copiarlo a Ponzano Veneto anche se in modo un po’ diverso per motivi tecnici. Per abbattere i conti delle bollette, infatti, il vicesindaco Baseggio ha ordinato lo spegnimento di un lampione ogni tre dopo mezzanotte e di due lampioni ogni tre dopo l’una. Una misura drastica per prevenire i tagli della Finanziaria. «Senza mettere a repentaglio la sicurezza. La scelta è fatta per ottimizzare i consumi continuando a garantire un servizio standard», spiega l’assessore al Bilancio, Fabrizio Nardin. A Torino, invece, si è cercato di razionalizzare il consumo di energia, riducendo di dieci minuti l’orario di accensione e spegnimento degli impianti di illuminazione pubblica: quella decorativa dei numerosi monumenti cittadini si spegne alle 23,30, tranne le notti del venerdì e del sabato quando lo spegnimento avviene più tardi, alle ore 2,00. Ma c’è anche chi ha deciso che i lampioni non erano sufficienti e che la sua città poteva avere di più. E’ Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, che ha portato al Sud un’idea torinese: riempire le strade di illuminazioni dalle forme create da artisti. Costo dell’operazione oltre 600 mila euro. Polemiche a non finire, consumi alle stelle, ma turisti in grado di compensare spese e critiche. FLAVIA AMABILE *** FRANCESCO MOSCATELLI Provate a prendere un volo Roma-Torino dopo il tramonto: la pianura padana è illuminata a giorno. Vent’anni fa non era così». Mario Di Martino, astronomo dell’Osservatorio astronomico di Torino, non nasconde la sua amarezza. Professore, cosa ci perdiamo con l’eccesso di luci? «A occhio nudo dovremmo vedere stelle fino alla sesta magnitudine. Invece riusciamo a scorgere solo Giove, quando è alto nel cielo, Venere, Sirio o Antares. La nostra capacità di osservazione si è quasi dimezzata». Quali sono le zone più buie d’Italia? «Dalle Madonie, in Sicilia, si vede la galassia di Andromeda. Un’altra zona incontaminata è la Sila. Salendo verso nord le condizioni peggiorano: l’alone di luce che sovrasta Milano, ad esempio, disturba la vista anche dalla cima del Gornergrat, a 200 chilometri di distanza». Ci sono difficoltà anche per gli astronomi? «Sì. alcune radiazioni artificiali disturbano le osservazioni spettroscopiche interferendo con le radiazioni dei corpi celesti. Correggerle costa tempo e fatica». Negli Stati Uniti c’è l’International Dark Sky Association.Vogliono convincere le pubbliche amministrazioni ad adottare luci meno invasive. Cosa ne pensa? «È una buona idea. Anche l’Unione Astronomica Internazionale (IAU) ha creato una commissione che monitora il problema e dà consigli agli Stati, ma non ha potere decisionale». Esistono città «amiche» delle stelle? «Alcune regioni hanno approvato leggi sull’inquinamento luminoso. In realtà, però, sono veramente pochi quelli che si attengono alle disposizioni. Per migliorare la situazione, come primo passo, basterebbe eliminare l’installazione di lampade a uovo, che disperdono la luce verso l’alto». Mettiamoci nei panni di un astronauta. Quanto è aumentata la luminosità della Terra negli ultimi 50 anni? «È impossibile dirlo. Dalla fine delle missioni Apollo nessuno è più andato nello spazio profondo, l’unico punto da cui è possibile fare misurazioni di questo tipo. Per avere queste informazioni dovremo forse attendere lo sbarco umano su Marte».