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 2010  novembre 12 Venerdì calendario

VERSO LA CRISI, PER VANITY ONLINE (AGGIORNAMENTO)


L’incontro di ieri tra Bossi e Fini si è risolto in un nulla di fatto. La mediazione del leader della Lega è fallita, lunedì i quattro esponenti del Fli che stanno al governo si dimetteranno. Da Seul, dove si trovava per il G20, Berlusconi ha ribadito nella notte che non si dimetterà mai e che devono essere i finiani a sfiduciarlo in Aula. Il premier poi, terminata la due giorni del summit, è ripartito per l’Italia dopo aver annullato il tradizionale incontro con la stampa.

È bene sapere che:

• L’incontro tra Bossi e Fini, nello studio del presidente della Camera, è durato meno di un’ora. C’erano anche i ministri leghisti Maroni e Calderoli. Alla fine non c’è stato neanche un comunicato.

• Bossi all’uscita ha scherzato con i giornalisti: È d’accordo Fini per un reincarico allo stesso Berlusconi? «Abbastanza». Ma Berlusconi, con la garanzia del reincarico, si dimetterebbe? «Altre volte è avvenuto». E l’allargamento della maggioranza all’Udc? «Casini può andare al mare».

• Dopo ha parlato Fini: «Le cose sono più complicate di come le dice Bossi». Ai suoi il capo del Fli ha ripetuto che sulle dimissioni di Berlusconi non si discute.

• Bossi non aveva ricevuto da Berlusconi un mandato per trattare. L’incontro con Fini è stato concordato cinque ore dopo il discorso di domenica scorsa a Bastia Umbra, quello in cui Fini aveva chiesto a le dimissioni di Berlusconi (e il premier aveva risposto che se le sognava). Lunedì Bossi lo ha detto al Cavaliere. Il Cavaliere non ha mosso obiezioni.

• Ieri, parlando col primo ministro vietnamita Nguyen Tan Dung, Berlusconi ha ammesso di avere «qualche difficoltà».

• Il Pdl gli è andato in soccorso con questo comunicato: «I coordinatori, i capigruppi e la delegazione del Pdl al governo, con posizione compatta e coesa, ritengono inaccettabile che la legislatura possa proseguire con un differente premier e un differente governo. Chiunque voglia coltivare ipotesi diverse dovrà passare dall’inequivocabile verdetto della sovranità popolare».

• Martedì Berlusconi aveva ribadito che sarebbe pronto a dimettersi solo in caso di crisi brevissima e pilotata fin dall’inizio: reincarico a lui, Udc dentro. Qualunque altra ipotesi, a suo dire, è esclusa.

• Secondo Fini, invece, dopo che i futuristi al governo avranno lasciato l’incarico Berlusconi dovrà prendere una decisione: «Dice che si andrà a votare? Bene. E se poi si accorgesse che c’è una maggioranza alternativa in Parlamento?».

• Un’ipotesi evocata dal presidente della Camera è questa: nuovo esecutivo sostenuto da una maggioranza di centrodestra (con la Lega e «un pezzo del Pdl» che si stacca dal Cavaliere per legittimare la nuova fase, spiega il finiano Bocchino). Per Palazzo Chigi Fini ha fatto a Bossi il nome di Tremonti, prima di indicarne altri fra i quali Maroni.

• Bossi ha respinto ancora una volta l’idea di un governo di garanzia guidato da Tremonti, ma nella Lega comincia a serpeggiare il dubbio: non si starà mettendo in discussione il federalismo «per difendere il fortino che sta crollando»?.

• I bene informati dicono che in realtà, nonostante la fumata nera di ieri, la trattativa tra Bossi e Fini è a buon punto. Fini vuole restare presidente della Camera e che al Fli si diano due ministeri con portafoglio. Bossi vuole il federalismo con un voto abbastanza largo da rendere impossibile, poi, un referendum. Ieri ha mandato al mare l’Udc, ma perché la trattativa è a metà strada. Quando sarà il momento, l’Udc tornerebbe a far parte della maggioranza.

• Casini è sicuro che alla fine Berlusconi cederà e che «si farà un governo senza di lui». E ha già fatto una timida apertura su federalismo fiscale, «da cambiare».

• Napolitano l’altro giorno ha detto: «Chiunque sarà chiamato a governare ancora o nuovamente...». Il presidente ci sta dicendo che la crisi c’è già e che si tratta di capire chi sarà chiamato a governare «ancora o nuovamente». Il che significa che quando Berlusconi salirà al Colle, Napolitano non scioglierà le camere, ma cercherà una strada per andare avanti con la legislatura. Con Berlusconi (che governerebbe «ancora») o con qualcun altro (che governerebbe «nuovamente» cioè per la prima volta). Per il momento, sembra di capire, senza lo scioglimento delle Camere.