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 2010  ottobre 07 Giovedì calendario

ITALIA-CINA, AFFARI DA 2,5 MILIARDI - ROMA

Dopo anni di moniti contrari, l´Italia scopre di avere un disperato bisogno della Cina e, soprattutto, di poterle essere utile. Parte da questo chiarimento, politico ed economico, la visita ufficiale del premier Wen Jiabao, ieri e oggi a Roma per inaugurare l´anno della cultura cinese in Italia. Accoglienza straordinaria per il leader della seconda potenza mondiale, primo banchiere dei debiti pubblici del mondo. Nella notte, al passaggio del corteo presidenziale, il Colosseo si è illuminato così di luci rosse intervallate da ombre e sugli archi romani ha sventolato, assieme al tricolore, la bandiera rossa con le cinque stelle della repubblica popolare. Un omaggio indispensabile alla civiltà millenaria della Cina, il solo partner uscito indenne, e anzi rafforzato dalla crisi dell´Occidente. Ma pure il tentativo italiano di placare l´irritazione di Wen Jiabao, reduce dal vertice con la Ue.
Sottoposto per due giorni al fuoco europeo contro la sottovalutazione dello yuan, il premier cinese ha esplicitamente invitato le cancellerie continentali a «smetterla di esercitare indebite pressioni valutarie» e a «trattare con obiettività il problema dei tassi di cambio». Il primo ministro di Pechino ha confermato che «l´aumento sarà graduale» e si è infine rifiutato di presenziare alla conferenza stampa del vertice, sancendo con un schiaffo diplomatico un bilancio fallimentare del suo tour in Eurolandia. Diverso il tono del soggiorno romano, segnato dal rapporto strategico globale avviato nel 2004. Wen Jiabao rilancerà oggi le relazioni culturali tra i due Paesi, ma la visita ufficiale ha un´agenda tutta politica ed economica. Il governo cinese sottolinea che Wen è il quinto leader cinese di primo piano a visitare l´Italia in diciotto mesi, caso unico in Europa. Ciò significa che Pechino ha scelto Roma quale interlocutore politico privilegiato, da usare come ambasciatore nel continente. Negli ultimi mesi i rapporti della Cina con Parigi, Londra e Berlino si sono raffreddati. L´Italia non ha alzato la voce né sui diritti umani, né sull´espansione commerciale e valutaria della locomotiva asiatica, cercando invece di coinvolgere Pechino in nuove responsabilità internazionali, a partire dall´Afghanistan. Va dunque ora all´incasso e la ricchezza della delegazione cinese a Roma lo dimostra. In poche ore Wen Jiabao incontrerà il presidente della repubblica Napolitano, invitato a chiudere l´Expo di Shanghai il 26 ottobre, il premier Berlusconi, i presidenti di Camera e Senato e una folta delegazione di imprenditori italiani e cinesi. Saranno firmati 16 accordi di settore e 10 contratti commerciali per un valore di 2,43 miliardi di euro.
La novità è che Pechino non si limita più a invitare le aziende italiane ad investire in Cina, ma chiede all´Italia di aprirsi agli investimenti cinesi. In cambio della rinuncia al protezionismo, Roma ottiene l´impegno cinese ad una maggiore tutela della proprietà intellettuale. Sono così 129 le imprese dell´ex Impero di Mezzo pronte a sbarcare nella penisola con 46 miliardi di dollari da investire. Obiettivo: portare l´interscambio annuo a 80 miliardi di dollari entro il 2015 ed entrare massicciamente nella modernizzazione delle vetuste infrastrutture italiane. Porti, alta velocità ferroviaria, aeroporti e autostrade, ma non solo. Wen Jiabao firmerà oggi accordi finanziari, che coinvolgono il fondo Mandarin e la China Development Bank in progetti di sviluppo delle piccole e medie imprese, e nel settore delle telecomunicazioni, con Tiscali e Vodafone alleate della cinese Huawei nella rete a banda larga di nuova generazione. Ma sul piatto ci sono anche investimenti comuni in centrali fotovoltaiche e solari per il Mezzogiorno, nel trattamento delle acque e nell´alta tecnologia. Istruzione, ambiente e giustizia completano il quadro degli accordi, sintetizzato nella cultura dallo scambio di spazi per l´arte nei principali musei dei due Paesi. Il David di Michelangelo che saluta un guerriero di terracotta può non bastare a chiarire che la Cina non è più un pericolo, ma un´obbligata opportunità. Wen Jiabao a Roma dice però che il dialogo con Pechino non può più restare l´ennesima occasione sprecata.