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 2010  settembre 01 Mercoledì calendario

SOLDATI AMERICA TROPPO GRASSI PER COMBATTERE

Too fat to fight. Detta così, all’americana, riassume in uno slogan quasi hollywoodiano l’impellente problema dell’esercito americano. Che sempre più spesso si ritrova con reclute al di sopra di ogni pesoforma che si rispetti «Ma che fai, palla di lardo?!? Tu non fai nessuno sforzo per superare questo maledetto ostacolo del cazzo!», così griderebbe il sergente di Kubrick. E però, questo troppo grassi per combattere trasfigurando ma solo un po’ suona anche come il motto tombale dell’ineluttabile decadenza di una civiltà dalla pancia troppo piena. E per carità, niente stucchevoli esercizi di stile sulle “controindicazioni del benessere”. Resta il fatto che, a fronte di stime che calcolano in 150 milioni i bambini fra Unione Europea e Stati Uniti che presentano patologie da eccesso di cibo, sono anche più numerose le masse di disperati che si muovono perché di cibo, invece, ne hanno punto. E va andrà da sé che da mangiare, in senso alimentare ma anche figurato, ne dovranno trovare. In un modo o nell’altro.
Ma riportiamoci alla cronaca, ché la retorica incombe. La notizia la dà il New York Times, ripresa da ilpost.it: come detto, l’esercito più potente della storia ha problemi di peso. «Il sovrappeso è la principale ragione per cui l’esercito respinge le potenziali reclute», spiega il giornale. E sarebbe strano il contrario, visto che come rimarca un rapporto stilato da generali e ammiragli in pensione, intitolato per l’appunto “Too fat too fight” «tra il ’95 e il 2008 la quantità di potenziali reclute che non hanno superato il test a causa dell’eccesso di peso è aumentata quasi del 70 per cento». Ma il problema non si ferma alle visite preliminari. Perché l’esercito stesso conferma che, allo stato attuale, soltanto una recluta su cinque riesce a superare alcuni degli esercizi fin’adesso ritenuti basilari per la preparazione di un soldato. Peraltro, ogni militare americano deve superare un paio di test che ne attestino la forma fisica, per poter passare a un grado superiore oppure accedere a un corso di superiore livello.
Ragion per cui cioè, non soltanto per questo, c’era anche da aggiornare schemi ormai del tutto superati ma insomma, per i marines che verranno è stato messo a punto un nuovo programma d’allenamento, che da quest’anno sarà adottato a Fort Jackson, Carolina del Sud, il più grande campo d’addestramento dell’esercito americano. E vista la situazione, comprenderà anche una nuova dieta: niente o quasi junk-food tipo patatine fritte e bibite gassate e tortacce alla Homer Simpson, e invece più latte e più verdura e meno calorie, please. Un regime per ora obbligatorio soltanto per le reclute. I graduati già tremano solo all’idea.
Che poi, com’è ovvio, non è che la questione sia soltanto americana. Restando nei paraggi, neanche un mese fa la Su-
prema Corte messicana ha stabilito l’illegittimità di alcuni licenziamenti di soldati obesi per dire, il Messico ha la medaglia d’oro in quanto a diffusione di obesità infantile e adulta. E in Europa, c’è il Belgio che accertato come addirittura il 60 per cento dei militari sia in sovrappeso ha ordinato, ed è proprio il caso di dirlo, una cura dimagrante ai soldati. E ancora, qualche giorno fa l’inglese Guardian ha riferito di un altro rapporto, compilato stavolta dalla commissione parlamentare tedesca che monitora lo stato delle forze armate, che ha verificato con stupore come il 40 per cento dei soldati teutonici sia sovrappeso, percentuale addirittura superiore a quella registrata fra i civili. Fino alla surreale situazione in cui si sono trovati gli ufficiali russi quando lo stilista incaricato di ridisegnar loro le uniformi «il noto Valentin Iudashkin»s’è accorto che le pancette impedivano l’elegante e marziale portamento necessario a indossarle: «Orrore!».
E per l’immagine conclusiva quasi ci vorrebbe un Peter Sellers, magari ingrassato, nei panni di novello Stranamore, l’hamburger in una mano e l’altra col dito pronto a pigiare il bottone che darà il via alla guerra definitiva. Ma questo sarebbe un film, e di pellicola non si muore. La verità è che il posto dell’ordigno nucleare, fino a mica tanto tempo fa garanzia di mutuo terrore e dunque d’equilibrio mondiale, quel posto adesso l’ha preso il colesterolo. Quando si dice il progresso.
Andrea Scaglia