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 2010  settembre 01 Mercoledì calendario

Gli Usa premiano Viterbi, inventore di un algoritmo decisivo - Andrew Viterbi ha ricevuto la «IEEE Medal of Honor», il più alto riconoscimento conferito dall’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE), un’organizzazione che raccoglie 400 mila ingegneri in 150 nazioni

Gli Usa premiano Viterbi, inventore di un algoritmo decisivo - Andrew Viterbi ha ricevuto la «IEEE Medal of Honor», il più alto riconoscimento conferito dall’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE), un’organizzazione che raccoglie 400 mila ingegneri in 150 nazioni. Per intenderci, in passato solo un altro italiano aveva vinto la medaglia: Guglielmo Marconi nel 1920. Eh sì, Viterbi è italiano, anche se credo in pochi conoscano la sua storia. E’ nato a Bergamo nel 1935 e il suo nome, prima della naturalizzazione americana, era Andrea. In Italia è rimasto poco però, perché le leggi razziali costrinsero la sua famiglia a rifugiarsi negli Usa, prima a New York, nel 1939, e poi a Boston. «Da quando avevo 10 anni, guardavo oltre il fiume Charles e il mio sogno era quello di andare al MIT», racconta in una vecchia intervista per gli archivi dell’IEEE. Studia nel prestigioso ateneo, fino al master in Ingegneria Elettrica, ma subito dopo si sposta in California, al Jet Propulsion Laboratory, per il progetto dell’Explorer I, il primo satellite Usa. Continua a frequentare l’università part-time fino al dottorato in comunicazioni digitali, che gli permette di trovare un incarico da professore all’Università della California a Los Angeles. La teoria dell’informazione muoveva i primi passi e Viterbi decide di seguirne gli sviluppi. «L’algoritmo di Viterbi l’ho creato allora. Dovevo insegnare cose difficili e mi sono accorto che esistevano degli strumenti analitici meno complicati per arrivare agli stessi risultati. Così ho inventato l’algoritmo». E’ considerato uno dei più importanti concetti matematici del XX secolo, ma dicono sia l’argomento preferito agli esami di ingegneria delle telecomunicazioni, per via della sua semplicità. Usato per separare il segnale dal rumore di fondo nelle trasmissioni numeriche, l’algoritmo di Viterbi ha trasformato il mondo della comunicazione digitale. Oggi è alla base del funzionamento dei cellulari GSM, delle comunicazioni satellitari, delle reti senza fili, del riconoscimento vocale. Gli algoritmi precedenti usavano complessi alberi decisionali per capire se il valore di un bit estratto da un segnale corrotto dal rumore fosse 0 o 1. L’algoritmo di Viterbi, invece, ricava il valore di un bit analizzando solo i bits che lo circondano, per stabilire quale sequenza di dati sia la più probabile. Grazie alla maggiore efficienza, che estrae anche segnali debolissimi in contesti rumorosi, l’algoritmo ha riscosso un grande successo, tanto che nel 1968, un anno dopo averlo descritto in un articolo scientifico, insieme con i colleghi Irwin Jacobs e Leonard Kleinrock, Viterbi fonda Linkabit, una società di consulenza per applicazioni del suo algoritmo. Da allora non ha più smesso di fare l’imprenditore e la sua azienda più famosa è la Qualcomm, fondata con Jacobs nell’85 (molti la conoscono per Eudora, il software per la posta elettronica). «In realtà, è un prodotto secondario. Le nostre attività sono i cellulari e i sistemi satellitari». Così a Viterbi capitava di rispondere quasi ad ogni viaggio di lavoro, prima di lasciare l’azienda nel 2000 per fondare una compagnia di venture capital (The Viterbi Group), con cui finanzia nuove generazioni di imprenditori. Anche senza di lui, Qualcomm è rimasta leader nel settore delle telecomunicazioni e rappresenta un sogno per centinaia di studenti, che arrivano da tutto il mondo per frequentare la Viterbi School of Engineering della University of Southern California, sperando in uno stage che apra loro le porte dell’azienda. Per la cronaca, il nome di Viterbi è stato aggiunto a quello della facoltà nel 2004, dopo la sua donazione di 52 milioni di dollari. Nel 2008 è stata la volta di Marco Papaleo, un ingegnere calabrese classe 1981, che in California ha svolto parte del dottorato, lavorando alla prossima generazione di sistemi wireless. Per i suoi studi, nel 2009, è stato il primo italiano a vincere il «Marconi Young Scholars Award», il più prestigioso riconoscimento per giovani talentuosi nelle telecomunicazioni. A Papaleo, che ha conosciuto Viterbi, piacerebbe tornare negli Usa e continuare le ricerche in Qualcomm. I compagni di corso a Bologna mi hanno detto di tenerlo d’occhio, perché potrebbe diventare lui il nuovo Viterbi. Io glielo auguro, anche se dispiace pensare che un altro giovane brillante lasci l’Italia per dar spazio al proprio talento.