Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 31 Martedì calendario

intervista a Enrique Vila-Matas «Non posso vivere senza Web Ma il libro di carta è vivo e sta ancora bene: aspettiamo a fargli il funerale» - La Galassia Gutenberg è implosa: piangono la scomparsa del libro di carta amici e parenti, Joyce e Beckett, in primis

intervista a Enrique Vila-Matas «Non posso vivere senza Web Ma il libro di carta è vivo e sta ancora bene: aspettiamo a fargli il funerale» - La Galassia Gutenberg è implosa: piangono la scomparsa del libro di carta amici e parenti, Joyce e Beckett, in primis . Ci è voluta tutta la ver­ve catalana di Enrique Vila- Matas, classe 1948, considerato tra i migliori scrittori della Spagna contem­poranea per la sua capacità di mescolare con successo alta letteratura e leggibilità, per inventare un romanzo sullo stato dell’editoria di oggi,e renderlo una lettura go­dibile. Saggista provocatorio e narratore fuori dagli sche­mi, Vila-Matas pubblica ora Dublinesque (Feltrinelli, pagg. 247, 18 euro; trad. di Elena Liverani), storia di un editore spagnolo sul lastrico che decide di officiare le ese­quie del libro di carta tra le vie di Dublino, in compagnia di pochi e fidati amici (e anche di qualche fantasma delle lettere). Ne esce una riflessione mai scontata, sovente ironica, sul destino della letteratura e dell’editoria nell’ era digitale, argomento di cui lo scrittore parlerà sabato al Festival della Mente di Sarzana («Da Gutenberg a Goo­gle », ore 11.30, chiostro di San Francesco). Enrique Vila-Matas, lei è raffinato uomo di letterema ammette di soffrire della sin­dromeche colpisce Samuel Riba, il prota­gonista di Dublinesque: l’astinenza digi­tale. Guai a passare un giorno senza web. Tutto nasce paradossalmente da un diffi­cile rapporto con il computer... «All’inizio ho attuato una resistenza asso­luta e radicale: non volevo nemmeno guar­dare una schermata di Internet. Dieci anni fa, ho cominciato a fare qualche incursione casuale nella rete ed è cominciata una lenta e inesorabile attrazione. Negli ultimi tempi, vivo letteralmente immerso in Internet e pas­so settimane a sembrare un hikikomori». Enrique Vila-Matas si comporta alla stre­gua dei giovani giapponesi che si nutro­no di realtà virtuale? «Diciamo che considero questi ragazzi del­­le creature perfette per i romanzi di oggi: rap­presentano il futuro immediato dell’umani­tà. Sono come sonnambuli informatici, che per evitare le pressioni esterne si isolano completamente a livello sociale e concentra­no la loro vita sui programmi tv di giorno e sul computer di notte». In Dublinesque si mette in scena una sor­ta di funerale dell’editoria di carta e della letteratura per come le abbiamo intese fi­no ad oggi. Le nuove tecnologie sono le responsabili di questa morte? «Più che di morte della letteratura, direi che si stanno trasformando le coordinate della sua fruizione, sconvolgendo la nozio­ne di spazio- tempo nella quale eravamo abi­tuati a muoverci. Questo influenza la creati­vità, è innegabile, e anche la pubblicazione dei libri». Amazon ha dichiarato che la vendita de­gli e-book nei mesi estivi ha superato quella dei libri rilegati.La Galassia Guten­berg sta implodendo? «No, affatto. Gutenberg e Google convi­vranno per molto tempo». Eppure non mancano ibollettinidi guer­ra tra editoria cartacea e digitale: Ama­zon ha intenzione, tra mille polemiche degli editori americani, di pubblicare in versione digitale, a 10 dollari l’uno, classici della letteratura moderna, mentre Google Editions metterà on line milioni di e-book di editori piccoli e indipendenti. «Innegabilmente si è aperta una battaglia commercia­le e sappiamo bene che i venditori vivono per superare altri venditori. Ora sono tutti presi nel lanciare in com­mercio qualcosa che finora non era stato inventato. Al momento, mi pare una guerra nella quale né gli agenti letterari né gli editori corrono alcuno pericolo, e lascia­mo perdere chi pensa il contrario. La verità è che è tutto in fieri. C’è in giro troppa attenzione per il contenitore, sia esso Ipod o Kindle, e troppo poca per il contenuto. Dovremmo preoccuparci di pensare prima di scrivere, anziché pensare solo in che formato scrivere o leggere». Per celebrare il funerale della letteratura, fa volare l’editore Riba a Dublino, tra i fantasmi di Joyce e Bec­kett. Perché? «Dopo Joyce, Proust e Musil inizia una lenta decaden­za delle lettere. Ma non dimentichiamoci che Guten­berg e la letteratura possono rinascere ogni giorno. In Dublinesque , con la scusa di celebrare un funerale, il pro­tagonista organizza una festa talmente grande che il sup­posto cadavere si rianima con forza inaudita. Le crisi ci sono sempre state e fanno parte della nostra angoscia esistenziale: la cerimonia che Riba dedica al libro di car­ta è in realtà un funerale per se stesso, perché è ovvio che la stampa in quanto tale continuerà ancora a lungo. Ho scritto questo romanzo per dire che in fondo il morto ­l’editoria dell’era Gutenberg per come la conosciamo- è ancora vivo, e non pensa di darsi per spacciato tanto pre­sto ».