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 2010  agosto 31 Martedì calendario

Dopo 10 anni di tira e molla Zara blocca l’asilo italiano - «A Zara le autorità locali non hanno mai visto di buon oc­chio l’apertura di un asilo italia­no

Dopo 10 anni di tira e molla Zara blocca l’asilo italiano - «A Zara le autorità locali non hanno mai visto di buon oc­chio l’apertura di un asilo italia­no. Questa storia va avanti da 10 anni e adesso che sembrava rag­giunta una convergenza si è tor­nati al punto di partenza». Furio Radin non ha peli sulla lingua nel denunciare al Giornale l’en­ne­simo stop del comune della cit­tà dalmata a una sezione infanti­le italiana: «Non la volevano e per evitare di aprirla hanno appli­cato un filtro etnico che è un so­pruso ». Parlamentare della mi­noranza italiana nel Sabor, l’as­semblea di Zagabria, è pure presi­dente dell’Unione, che rappre­senta la nostra comunità in Slove­nia e Croazia con 37mila iscritti, di cui 24mila connazionali di­chiarati. In gran parte concentra­ti in Istria e a Fiume, dove non mancano asili e scuole italiane frequentati pure dai croati. «Il sindaco, Zvonimir Vrancic, sostiene che non esistono le con­diz­ioni per aprire una sezione ita­liana infantile a Zara perché non ci sono connazionali in città, in quanto i dichiarati sono meno di 100 - racconta Maurizio Tremul, che governa la giunta dell’Unio­ne - . In realtà gli iscritti alla Co­munità italiana sono 520, perché esiste ancora un certo timore a uf­ficializzare la propria apparte­nenza etnica». Stesso discorso a Spalato, seconda città della Croa­zia, sulla costa dalmata. «La no­stra presenza è storica e oggi ha ancora un senso. Per questo è do­veroso aprire l’asilo e in futuro le scuole» incalza Radin. Prima arrivò l’impero romano e poi i marinai dalmati combatte­rono a Lepanto nel 1571 contro i turchi, sotto il vessillo veneziano di San Marco. Alla fine della se­conda guerra mondiale, di fron­te alla vittoria dei comunisti di Ti­to, 20mila italiani abbandonaro­no Zara. Lo stilista Ottavio Misso­ni trascorse la sua infanzia nella «città del maraschino». Arrivato in Italia con 250mila connaziona­li in fuga, dopo il 1945, divenne sindaco del Libero comune di Za­ra in esilio. Il regime titino estirpò il più possibile tradizione e storia ita­liana in Dalmazia. A Zara furono distrutti a picconate i Leoni di San Marco. Nel 1991, con l’indi­pendenza gli ultranazionalisti, che si annidavano soprattutto sulle coste dalmate, non erano da meno. Non a caso nel comu­ne di Zara governa l’Hdz, il parti­to oggi di centrodestra, che evi­dentemente non in tutta la Croa­zia si è riformato alla stessa ma­niera. I retaggi anti italiani del passa­to e dieci anni di braccio di ferro con le autorità locali non hanno certo favorito le iscrizioni alla se­zione italiana dell’asilo pubblico Sunce di Zara. Nonostante gli ostacoli 13 famiglie avevano co­munque presentato domanda a maggio. Dopo 65 anni si era arri­vati a un passo dalla riapertura del primo asilo italiano. E invece «è stata impropriamente richie­sta l’appartenenza etnica per l’iscrizione alla sezione italiana e in aggiunta hanno applicato cri­teri molto severi previsti per le se­zioni croate », spiega a Il Giornale Maurizio Tremul responsabile della giunta dell’Unione italiana in Slovenia e Croazia. «Per que­sto motivo alla fine solo tre do­mande sono state considerate ammissibili - rivela Tremul - . Il comune le ha ritenute insuffi­cienti per aprire una sezione, an­che se la legge non stabilisce una soglia minima per gli asili delle minoranze». Ilbello è che l’Unione ha pron­ti 150mila euro arrivati dall’Italia per strutture, attrezzature e corsi di formazione del personale. I connazionali soprattutto in Istria, a Fiume e in Slovenia pos­sono contare su 11 scuole d’in­fanzia con 1.500 iscritti. Proprio oggi saranno inaugurate due se­zioni italiane negli asili croati del rione MontegrandeaPola, la cit­tà che ospita l’Arena romana. «Nessuna legge prevede il fil­tro etnico utilizzato a Zara. Si ap­plicherebbe solo nel caso che ci fossero più richieste rispetto ai posti. Potevano tranquillamente accettare le domande d’iscrizio­ne aprendo la sezione italiana» spiega Tremul. Ma la nostra minoranza non in­tende cedere. «Noi andiamo avanti. Valuteremo assieme alla Farnesina se aprire un asilo priva­to a Zara - conferma Tremul - . Il timore è creare un precedente perché in Istria e a Fiume le sezio­ni italiane fanno parte di struttu­re pubbliche. E poi il problema è mantenere gli istituti privati».