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 2010  luglio 24 Sabato calendario

LE DUE STRADE DI MIRAFIORI: IMPIANTO JOLLY O FABBRICA DELL’ALFA

Un manager abilissimo, ma anche un grande giocatore di poker. Nessuno sa se l’ultima mossa di Marchionne sia stata un bluff, ma è già scattato il toto-Mirafiori per cercare di scoprire il futuro dello storico stabilimento Fiat. Certo gli operai di Pomigliano, secondo lui troppo ancorati ad un concetto di lavoro antico, lo hanno innervosito. difficile però credere che l’amministratore delegato del Lingotto e di Chrysler abbia deciso lo sbarco in Serbia di un modello strategico come la L0 mentre volava da Torino a Detroit. La Fas, nata nel 2008 con l’acquisizione della Zastava, ha un suo piano di sviluppo concordato con il socio di minoranza che non è un piccolo imprenditore ma il governo di Belgrado. E sicuramente la famiglia L0 è uno dei modelli che per volume produttivo poteva soddisfare quel piano. A Kragijevac, infatti, ci sono le condizioni favorevoli per operare con un’elevata produttività, costo del lavoro contenuto e aiuti statali rilevanti. La L0 sarebbe potuta nascere made in Italy se fosse saltato il rientro della Panda a Pomigliano. In quel caso lo stabilimento di Tychy avrebbe continuato a produrre il suo ”gioiello” lasciando libera la Lancia Ypsilon (ancora prodotta a Termini Imerese destinato a chiudere) che quindi poteva essere dirottata in Serbia invece di finire in Polonia.Marchionne sa bene che, anche se il progetto ”Fabbrica Italia” dovesse fallire, non sarà certo per la chiusura o il forte ridimensionamento di Mirafiori, un impianto che è il cuore della Fiat stessa. Per mantenere ben piantato in Italia un piede del grande gruppo transatlantico (obiettivo 6 milioni di veicoli l’anno) è necessario lasciare le radici a Torino. E per far questo non basta la progettazione, che pur dovrà essere divisa con Auburn Hills, serve anche una grande fabbrica.
Nel piano industriale presentato dal Lingotto a fine aprile è prevista una crescita dello stabilimento, la produzione dovrebbe salire dalle 188mila unità dello scorso anno alle 280-300mila nel 2014. Oltre a guadagnare 100mila unità bisognerà compensare la fuga di Musa, Idea e Multipla le cui eredi vedranno la luce nell’Europa dell’Est. Le ipotesi più probabili sono due, una delle quali particolarmente affascinante. A differenza di altri impianti progettati per realizzare un solo modello, Mirafiaori è sempre stata la ”fabbrica”, uno stabilimento che tanto tempo fa produceva l’intera gamma Fiat. Anche ora è quello italiano più flessibile, che produce più auto diverse (anche la vecchia Punto e l’Alfa Romeo Mito) e in futuro potrebbe essere i jolly per assemblare le varie auto con una produzione non elevata.
La seconda ipotesi è quella di trasformare l’impianto nella fabbrica dell’Alfa Romeo, quella che fino a qualche tempo fa era Pomigliano. Il marchio milanese, dopo tante promesse non mantenute, sembra veramente sul punto del rilancio grazie soprattutto allo sbarco in America. Il suo numero uno Harald Wester (è anche responsabile di tutta l’ingegneria del gruppo Fiat) ha dichiarato che l’obiettivo è di affondare il colpo nell’area di mercato dominata dalla Volkswagen e di produrre mezzo milione di vetture l’anno, oltre 4 volte in più delle circa 120mila del 2009. Già ora la Mito viene realizzata a Mirafiori e altrettanto potrebbe accadere con l’erede della 159 che dovrebbe chiamarsi Giulia. La nuova Giulietta nasce a Cassino ma, visto che la piattaforma sarà la stessa della Giulia, un trasferimento al Nord è da escludere. Per il Biscione sarebbe una grande rivincita, occupare totalmente la tana della Fiat dopo che l’avvocato Agnelli oltre un ventennio fa acquistò la casa di Arese. A Mirafiori attualmente lavorano oltre 15 mila dipendenti, circa 8mila dei quali operai. L’impianto fu inaugurato nel 1939 da Mussolini per sostituire il Lingotto ormai inadeguato. Una fabbrica che ha scritto una parte della recente storia d’Italia e pagine importanti della storia mondiale dell’auto.