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 2010  luglio 24 Sabato calendario

UN ESAME SEVERO, BANCHE EUROPEE MATURE

Assolutamente stressante. Vitor Constancio vice presidente della Banca centrale europea lo ha sottolineato più di una volta: il test che ieri ha sollevato il velo di sospetto sulla solidità del sistema bancario europeo è stato rigoroso anzi "molto severo". Gli stess test imposti da Banca centrale europea, Unione europea e soprattutto Cebs (il Comitato che riunisce le autorità di sorveglianza bancaria europee ) su 91 istituti di credito dell’Unione si sono conclusi con 7 condanne e 84 assoluzioni. A cadere sono stati enti minori: cinque casse spagnole già interessate da un processo di ri-strutturazione, un istituto tedesco e uno greco. Nello specifico si tratta di Unnim, Diada, Espiga, CajaSur, Banca Civica sul fronte iberico, dell’ellenica Ate e della tedesca, da tempo chiacchierata, Hypo Real Estate. In caso di un nuovo severo schock economico finanziario in grado di produrre nel volgere di un biennio una caduta del pil del 3% e violente turbolenze sui titoli sovrani, assai più marcate di quelle viste in maggio in occasione della crisi greca, il sistema bancario europeo potrebbe accumulare perdite globali per 566 miliardi di euro portando l’indice di capitalizzazione del mondo del credito (tier 1) aggregato a quota 9,2% contro il 10,3 di fine 2009. Uno scenario pesante che vedrebbe, però, solo quelle sette banche europee scivolare al di sotto del 6% nel margine capitalizzazione, ovvero sotto il livello di riferimento considerato dal test.
Per risalire oltre la soglia avrebbero bisogno di garantirsi 3,5 miliardi di capitali. Danari che dovranno recuperare negoziando con gli organismi nazionali la strategia da seguire, ma seguendo in prima battuta la via privata. «Solo se necessario – si legge nel comunicato della Bce – potranno fare ricorso ai fondi messi a disposizione dagli stati membri». Concetto che sia il presidente del Cebs Giovanni Carosio, sia Vitor Constancio, sia il direttore generale Ecofin Marco Buti, hanno ribadito ripetutamente nel corso della conferenza stampa di presentazione dei risultati. Concetto accolto, peraltro, immediatamente da AteBank istituto già controllato dal governo di Atene che ha fatto sapere che si garantirà (dallo Stato) i capitali necessari per risollevare il tier 1. Risulta che anche in Spagna siano in corso trattative per rassicurare i risparmiatori sulla solidità degli istituti usciti più malconci da un test considerato estremo, almeno da chi lo ha organizzato. Vitor Constancio è stato netto. «Il sistema bancario europeo è solido anche dinnanzi alla prospettiva di schock severi. Quello immaginato è uno scenario in termini sia macroeconomici che finanziari molto severo e ha scarsissime possibilità di concretizzarsi ». Eppure a molti osservatori è apparso, al contrario, eccessivamente morbido, soprattutto perchè non ha preso in considerazione l’ipotesi davvero più estrema quella di default di un paese dell’Unione. «No – ha aggiunto il vice presidente della Bce – è un’ipotesi che non abbiamo valutato perchè non è un’ipotesi che ritieniamo possibile. E questa non è – ha aggiunto – una scelta politica». Concetto che ha dovuto ribadire ripetutamente nell’incontro stampa, perchè molti osservatori s’attendevano una risposta dagli stress test anche allo scenario ultimo, quello appunto del default evocato nel corso della crisi greca delle scorse settiamane.
La risposta non c’è stata, ma, soprattutto, ha sorpreso il basso livello di capitali necessari per riportare sopra la quota del 6% tutte le banche europee. Quei 3,5 miliardi e mezzo sono una frazione della cifra circolata nel pomeriggio di ieri quando Goldman Sachs aveva diffuso una ricerca fra 376 operatori, inclusi hedge fund europei, asiatici e americani che avevano ipotizzato il fallimento di almeno 10 istituti e l’esigenza di rastrellare capitali fra i 10 e i 50 miliardi di euro ( 68% degli interpellati).
Non è andata così e a Londras si è diffusa la sensazione di un approccio troppo soft al test, nonostante sia elevato il numero di istituti che dalla soglia del 6% non è affatto lontana. «Undici banche- ha precisato Giovanni Carosio sono fra il 6 e 6,5% di tier 1 e altre 19 entro il sette». Per spiegare il basso livello di capitali necessari al sistema bancario europeo per gestire con tranquillità le conseguenze di uno schock severo, il presidente del Cebs ha ricordato che «il test è avvenuto in un contesto molto diverso da quello che c’era negli Stati Uniti lo scorso anno». Senza dimenticare che almeno 200 miliardi di capitali pubblici sono già stati immessi nel sistema innalzando di 1,2 punti percentuali l’aggregato del Tier1.
Il mercato risponderà bene al test che promuove l’Europa senza però arrivare ad ipotizzare il default di uno stato? Vitor Constancio è stato netto. «Ho già detto che un’ipotesi che non consideriamo perchè non è credibile, ma se il mercato ha bisogno di capire meglio le informazioni sono ora sotto gli occhi di tutti». Non solo: l’esame continuerà. Le prove di stress, infatti, sono destinate a divenire una costante del monitoraggio europeo sul sistema del credito.