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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

«PREPARARE IL COLLOQUIO E NON BLUFFARE»

«Il lavoro c’è, ma la crisi allunga i tempi di selezione e diminuisce le possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato ». Per Paolo Iacci, vicepresidente dell’Associazione italiana direttori del personale, «la disoccupazione si fa sentire soprattutto al Sud, al Nord la dinamicità delle aziende determina invece una maggiore prudenza ovvero meno assunzioni di tipo classico, e più offerte di stage e di lavoro interinale, che permettono all’azienda di prendere il neolaureato, di formarlo e di avere il tempo di capire se è valido».
I neolaureati troveranno un lavoro?
Sì, purché aumentino i laureati in ingegneria e diminuiscano quelli in scienze della comunicazione.
Insomma, il divario è sempre quello tra lauree scientifiche e umanistiche?
I ragazzi scelgono ciò che piace ed è comprensibile, ma pensano poco alla spendibilità del loro titolo di studio. Poi c’è l’eccezione di chi studia in un istituto tecnico ed è comunque carente in quelle materie. I diplomi in telecomunicazioni sono ad esempio molto distanti dalle esigenze delle aziende, che lavorando in un settore ad alta tecnologia, richiedono un livello di innovazione spesso del tutto assente in strutture scolastiche ingessate.
Quanto conta avere un buon curriculum?
Tanto e bisogna costruirlo mentre si studia. necessario lavorare anche durante l’università, perché una persona che ha già esperienze lavorative, seppur piccole, ha comunque imparato qualcosa. Le aziende del resto guardano molto a questo aspetto, così come guardano agli esami fatti. Uno laureato in psicologia che abbia dato esami sulla selezione del personale, se fa un colloquio per lavorare nel settore delle risorse umane, è bene che lo segnali. Stesso discorso per la tesi di laurea: anche se il titolo in sé è poco utile, l’aver fatto una tesi su un determinato argomento può servire per destare l’interesse di un’azienda.
Quali sono, invece, gli elementi di carattere soggettivo che contano?
Conta molto l’entusiasmo, la voglia di lavorare, di apprendere e la serietà con cui ci si propone. Prima di andare a un colloquio di lavoro, bisogna prepararsi: studiare il sito dell’azienda, leggere storie e particolari riguardanti il settore in cui opera. Chi non possiede tutte le capacità tecniche richieste, può comunque dimostrare di saper imparare in fretta.
Cosa non bisogna mai fare?
Barare. Il colloquio non è un bluff, bisogna preparare un curriculum chiaro, dire chi si è, cosa si vuol fare e cosa si può offrire. Se non si vuole viaggiare o non si parla bene l’inglese, meglio non mentire.
Quali sono i rischi che corre un neolaureato?
Che per colpa della crisi si senta demotivato. Capita che molti vanno ai colloqui disillusi, e spesso accettano lavori non adatti. Invece non bisogna smettere di lottare per perseguire il proprio sogno. Questo succede molto al Sud ed è comprensibile perché la lontananza dal mondo del lavoro è reale, ma bisogna stare attenti a non perdere la propria autostima.