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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

SARKO LIBERA LE ISLAMICHE BURQA VIETATO IN FRANCIA  iniziato il conto alla rovescia definitivo per il burqa

SARKO LIBERA LE ISLAMICHE BURQA VIETATO IN FRANCIA  iniziato il conto alla rovescia definitivo per il burqa. C’è tempo fino a settembre, poi potrebbe essere proibito indossarlo e, soprattutto, imporlo alle donne su tutto il territorio di Francia. Non hanno dovuto spacciare una questione di diritti delle donne per una finta emergenza sicurezza. Superando ogni ipocrisia, il testo presentato dal ministro della Giustizia Michèle Alliot-Marie, prevede il divieto di indossare il velo integrale in tutti i luoghi pubblici. Il dispositivo legislativo è studiato con accortezza: saranno i mariti o i conviventi che obbligano le loro compagne a coprirsi completamente il volto con il niqab, il burqa od ogni altro indumento, a incorrere nell’arresto fino a un massimo di un anno e condannati a pagare 30.000 euro di multa. La sanzione pecuniaria raddoppia a 60.000 euro se le vittime dell’imposizione sono minorenni. Molto più lievi le pene previste per le donne che portino il velo integrale in pubblico: una multa di 150 euro e/o l’obbligo di seguire un corso di educazione civica. In fondo, le vittime sono le mogli, le figlie e le sorelle dei fondamentalisti. Il primo passo per tutelarne la dignità lo ha compiuto ieri l’Assemblea nazionale francese, approvando in prima lettura il progetto di legge che mette al bando il velo integrale islamico. Dopo l’estate, toccherà al Senato, che ha calendarizzato il provvedimento per settembre, esprimere il parere definitivo. E vi sono altissime probabilità che la normativa passerà senza modifiche rispetto al testo, fortemente voluto dal presidente Nicolas Sarkozy, ma via via condiviso senza riserve da un numero sempre più alto di parlamentari dell’opposizione.  la schiacciante maggioranza ottenuta alla votazione di ieri, 355 a favore a fronte di un solo contrario, a dimostrarlo. Molte le defezioni fra socialisti e comunisti, che avevano deciso di non partecipare al voto, come il gruppo dei Verdi, che in un primo tempo aveva annunciato l’intenzione di votare contro. Alla disciplina di partito si sono sotratti una ventina di esponenti socialisti, che hanno votato insieme alla maggioranza come il comunista André Gérin, presidente della commissione di inchiesta sul velo integrale. Dopo il voto dell’Assemblea Nazionale, il ministro della Giustizia Alliot-Marie ha sottolineato la stessa unanimità di fondo, definendo l’approvazione una vittoria per la democrazia e per i valori francesi: «I valori della libertà contro tutte le oppressioni che cercano di umiliare gli individui; i valori dell’eguaglianza tra gli uomini e le donne, contro coloro che spingono per l’ineguaglianza e l’ingiustizia». Del resto anche l’opinione pubblica, compresi gli oltre cinque milioni di musulmani prevalentemente moderati che vivono Oltralpe, ne aveva abbastanza di subire la trasformazione dei propri quartieri in pessime repliche dei dintorni di Kabul. Secondo un sondaggio realizzato la scorsa primavera da TNS Sofres/Logica, sebbene soltanto il 10% dei francesi dichiari di considerare ”prioritaria” una regolamentazione del velo integrale, il 64% degli intervistati è convinto che si debba vietare il burqa per legge. Schiacciante maggioranza, dunque, equamente divisa tra il 33% che ritiene opportuno estendere la proibizione «in tutta la Francia» incluse strade e piazze, mentre il 31% si dice favorevole a un’applicazione «solo in determinati luoghi pubblici». Quel sacco che imprigiona le donne non piace a nessuno, insomma, nemmeno al 22% di francesi che si dice favorevole solo a una «sensibilizzazione della popolazione». Nel gioco delle parti, si registra la debole protesta di Mohammed Moussaoui, presidente del Consiglio francese del culto musulmano. Poiché deve pur mantenere un minimo grado di credibilità anche presso le frange più segregazioniste del mondo islamico, si è detto favorevole all’adozione di misure volte a scoraggiare l’uso del velo integrale, ma a suo avviso un divieto per legge potrebbe rappresentare una stigmatizzazione eccessiva per un gruppo vulnerabile. Anche Amnesty International ha criticato la nuova legge. Per ora, a Parigi si è scelto di salvare le più vulnerabili, le donne, dalla barbarie.