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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

LIBERA SCELTA SUGLI OGM. L’EUROPA SI AFFIDA AGLI STATI

Se non è un «liberi tutti», poco ci manca: la Commissione europea abbandona il progetto di adottare regole comuni per vietare o autorizzare la coltivazione degli Ogm, organismi geneticamente modificati destinati all’ alimentazione umana, e propone ora che siano i singoli Stati a scegliere, ognuno per sé. I singoli Stati a livello di governo, ma anche di amministrazioni locali: come le Regioni o le Province, nel caso dell’ Italia. Quella di Bruxelles è una «raccomandazione» formale, che nei prossimi mesi dovrà passare il vaglio di quegli stessi 27 governi, dell’ Europarlamento e del Consiglio dei ministri Ue: la strada è ancora lunga, insomma, ma la svolta politica c’ è tutta, ed è importante. Come ha confermato, per una volta schivando il linguaggio felpato delle euro-palazzi, il commissario Ue alla salute e ai diritti dei consumatori, il maltese John Dalli: «Intendiamo dare agli Stati membri la libertà di decidere». Tutto ciò sarà valido, è stato poi spiegato, a meno che non vi siano rischi evidenti per l’ ambiente e la salute pubblica: una postilla che dovrà avere in seguito una formulazione più precisa. L’ annuncio di Dalli era appena stato dato, dal palazzo Berlaymont sede della Commissione, che già si sollevava un turbine di domande: con i critici più moderati che parlavano sconsolatamente di decisione «pilatesca», e con quelli più severi che ingaggiavano una raffica di polemiche trasversali. Un solo esempio: la Francia che è decisamente a favore degli Ogm, e gli ambientalisti anti-Ogm di Greenpeace, pur da posizioni opposte e per motivi diversi si sono già schierati per il «no». Il ministro francese dell’ ambiente Jean-Louis Borloo parla di proposte Ue «inaccettabili», perché «non rispondono alla richiesta, fatta da tutti noi ministri nel dicembre 2008, di un miglioramento dei criteri professionali per il rilascio delle omologazioni e delle autorizzazioni». Detto in soldoni: vi avevamo chiesto di tracciare un percorso sicuro per permetterci di coltivare legalmente gli Ogm, e invece voi buttate i paletti, cancellate ogni strada, ci lasciate nel guado. Quanto a Greenpeace fa capire di considerare la proposta Ue come ambigua, e insufficiente a garantire la salute pubblica o la protezione dell’ ambiente, mentre un ecologista come José Bové spara a zero: «Questo è un mercato degli imbrogli». Altri ambientalisti, al contrario, vedono nella «decisione-non decisione» europea uno spiraglio promettente: perché considerano più facile e più probabile il divieto alle coltivazioni locali imposto da una Regione, o da un governo, una volta che si sia dissolta l’ ombra del «guardiano» europeo. E con ogni probabilità, anche la Commissione ha una sua speranza tacita, affidata al gioco degli equilibri europei: quella che i governi più contrari agli Ogm, una volta alzata la barriera in patria, abbandonino l’ opposizione totale a ciò che fanno gli altri nel giardino di casa loro. Il problema, però, è che una superpatata coltivata in Francia può essere mangiata anche in Grecia, o in Finlandia: e proprio da questa «globalizzazione degli Ogm» hanno avuto origine la «guerra», e le paure, degli ultimi anni. ancora il commissario Dalli, a dire che i governi «hanno bisogno di maggiore flessibilità...»: troppe polemiche, troppi interessi in gioco, troppa confusione di principi ideali e norme applicative; tanto che ormai da 12 anni, nell’ Unione Europea, dopo il via libera a un tipo di mais Ogm e a una «super-patata» il cui amido è utilizzato anche dall’ industria della carta, non è più stata autorizzata la coltivazione di alcun altro prodotto simile. Bruxelles spera adesso di sciogliere questo groviglio, in un senso o nell’ altro. Ma non è detto che riesca a farlo con la sua ultima decisione, o non-decisione.
Luigi Offeddu