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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

2 articoli - TRIBUNALE, STRADE E OSPEDALE. TUTTI GLI AFFARI DELLE COSCHE - Pentiti, zero. In compenso, 1 milione e 494mila conversazioni intercettate in due anni su 572 utenze: per ascoltare la ’ ndrangheta mentre, a cavallo di una grande impresa edile «preda e strumento degli interessi mafiosi» fino al fallimento nel 2009 (la «Perego General Contractor»), entra nei cantieri della nuova sede del Tribunale di Milano, dell’ ex area del Portello-Fiera, di CityLife, dell’ ospedale Sant’ Anna di Como, della statale Paullese; e per un soffio non riesce a completare la scalata a un’ altra (ignara) grande impresa trentino-austriaca («Cosbau») che fa gola perché già assegnataria di 21 milioni di euro di commesse di prefabbricati per i terremotati in Abruzzo

2 articoli - TRIBUNALE, STRADE E OSPEDALE. TUTTI GLI AFFARI DELLE COSCHE - Pentiti, zero. In compenso, 1 milione e 494mila conversazioni intercettate in due anni su 572 utenze: per ascoltare la ’ ndrangheta mentre, a cavallo di una grande impresa edile «preda e strumento degli interessi mafiosi» fino al fallimento nel 2009 (la «Perego General Contractor»), entra nei cantieri della nuova sede del Tribunale di Milano, dell’ ex area del Portello-Fiera, di CityLife, dell’ ospedale Sant’ Anna di Como, della statale Paullese; e per un soffio non riesce a completare la scalata a un’ altra (ignara) grande impresa trentino-austriaca («Cosbau») che fa gola perché già assegnataria di 21 milioni di euro di commesse di prefabbricati per i terremotati in Abruzzo. Sanità Cosa Nostra Sono 25mila ore di telefonate e altre 20mila ore di colloqui registrati in auto-casa-campagne-ristoranti-lavanderie a far prendere forma alla nuova gerarchia di ’ ndrangheta, ieri scompaginata da 300 arresti tra Milano e Reggio Calabria. E 63mila ore di videoriprese filmano i boss non soltanto quando dentro un centro sociale intitolato a Falcone e Borsellino eleggono a Paderno Dugnano il loro nuovo capo in Lombardia, ma anche quando dispongono di «uno degli uomini più influenti della sanità lombarda, il direttore sanitario dell’ Asl di Pavia, Carlo Antonio Chiriaco», alla guida di un budget annuale di 780 milioni di euro per 530mila cittadini. I voti Il direttore dell’ Asl, ieri arrestato per associazione mafiosa e corruzione, per l’ accusa «incanala a favore della candidatura di Giancarlo Abelli» (non indagato vicecoordinatore nazionale pdl) i voti di cui dispongono Pino Neri e Cosimo Barranca», rispettivamente punto di riferimento della ’ ndrangheta in Lombardia e capo della "locale" di ’ ndrangheta a Milano; «porta l’ uomo di fiducia di Pino Neri, Rocco Del Prete, a colloquiare direttamente con Abelli proponendogli i voti di uno dei più alti esponenti della ’ ndrangheta, con tutto quanto consegue in termini di inquinamento delle elezioni»; con buste di denaro compra i voti che contribuiscono a mandare un avvocato (l’ indagato Pietro Trivi, già difensore del chirurgo della clinica Santa Rita, Brega Massone) a fare l’ assessore al Commercio del Comune di Pavia. E quando l’ anno scorso la moglie di Abelli (l’ ex assessore provinciale pavese pdl Rosanna Gariboldi) viene arrestata per riciclaggio di fondi neri del re delle bonifiche ambientali Giuseppe Grossi, Chiriaco «concorda con la segretaria di Gariboldi una linea difensiva volta a precostituire false prove per agevolarne la scarcerazione», e cioè «una falsa certificazione attestante uno stato di depressione». Rapporti politici «Le relazioni con i politici», non necessariamente indagati dai pm benché «avvicinati dal gruppo criminale e coinvolti in un rapporto sistematico di cointeressenze», diventano così «parte del capitale sociale dell’ organizzazione criminale». Indagato per corruzione e concorso in bancarotta è ad esempio l’ ex assessore Udeur al Turismo 2007-2009 della giunta provinciale milanese di centrosinistra di Filippo Penati, Antonio Oliverio, passato al Pdl poco prima delle ultime elezioni vinte da Guido Podestà; non indagato è il consigliere regionale pdl della Lombardia ed ex assessore all’ Ambiente Massimo Ponzoni, «indicato in un colloquio tra Strangio e Nocera (due degli arrestati di ’ ndrangheta di ieri, ndr) come il personaggio giusto al quale rivolgersi per sostenere la candidatura» alle elezioni europee alla quale aspira invano un colonnello dei carabinieri al vertice del Comando provinciale di Vercelli, Giuseppe Romeo. E non è tanto questione giudiziaria, quanto sociale, «la condizione di sudditanza» che le intercettazioni rilevano indirettamente nel commercialista Pietro Pilello rispetto al capo della "locale" di ’ ndrangheta di Milano, Cosimo Barranca: davvero singolare, visto che Pilello è tra l’ altro presidente del collegio sindacale dell’ Ente Autonomo Fiera Internazionale di Milano, sindaco della Metropolitana Milanese e di Rai Way spa. Expo I clan mostrano ovviamente attenzione a tutto ciò che può farli trovare preparati agli appalti per l’ Expo 2015: «Nei prossimi cinque anni c’ è l’ Expo - si infervora per esempio il direttore dell’ Asl Chiriaco intercettato -: sai cosa c’ è da fare nei prossimi cinque anni proprio a livello di infrastrutture in Lombardia?». Allo stato continua però a essere solo un programma di intenti. E non solo perché, come liquida infastidita il pm Boccassini, «oggi i lavori non ci sono ancora, potremo discuterne quando ci saranno». Ma anche perché i clan, che solidi appalti pubblici veri come quelli prima elencati ottengono davvero tramite imprese cannibalizzate con l’ usura o direttamente controllate, mostrano in realtà idee meno scontate ma molto concrete, di basso ma assai redditizio profilo. Basta ascoltare come uno dei pochi boss sfuggiti ieri all’ arresto, Vincenzo Mandalari, sveglia un ex assessore di Bollate: «Perché tu sogni se tutto l’ Expo di Rho pensi di farlo tu! Non stiamo pensando a questo! Noi stiamo pensando ad andare a mettere i chiusini» (le lastre di metallo che chiudono i pozzetti). E’ un po’ come per «il ponte fra Reggio Calabria e Messina: io non miro al ponte», ma «magari se mi danno la pulizia del ponte mi interessa!». Piuttosto, «adesso si punta ai centri sportivi, si punta al sociale sistemandoci anche noi. Oggi si punta a queste cose». Luigi Ferrarella UNA «TALPA» NEI SERVIZI LI AVVISO’ DELL’INDAGINE - Ci sono uomini delle istituzioni che combattono la criminalità organizzata e altri che l’ aiutano. Che la tengono in vita, per esempio soffiando notizie importanti sulle indagini in corso. I boss della ’ ndrangheta sapevano quasi tutto dell’ indagine culminata ieri con centinaia di arresti. Forse la più importante sulla mafia calabrese, non fosse perché ha svelato la sua struttura unitaria e verticistica. Sapevano anche questo i boss che si riunivano nella casa di Giuseppe Pelle, capo di una delle più importanti famiglie della costa jonica. Ignari che una microspia stava registrando anche quei loro discorsi. «Qua c’ è la Dda di Reggio», diceva uno, riferendosi alla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo. «Voglio dire, allora per forza... è una cosa unica... non è che solo Reggio, prende Reggio fino a Milano, quindi diventa una cosa più...». E in un’ altra occasione, la «fonte» svela che un pezzo di indagine è condotta proprio da Milano, e fa il nome di Ilda Boccassini, procuratore aggiunto con delega sull’ antimafia: «Perché la Boccassini», accenna, e Giuseppe Pelle: «Quella è una tigre... Io la vedo in televisione delle volte...». Ancora l’ informatore avverte: «Davanti a una cosa di questo tipo, uno deve stare con gli occhi aperti a trecentosessanta gradi. Questa è una che non si ferma davanti a niente». Ieri il procuratore di Reggio Pignatone, insieme agli aggiunti Prestipino e Gratteri e ai sostituti Musarò e Miranda, ha ordinato il fermo della presunta «talpa», per il reato di concorso esterno con la ’ ndrangheta. Cinque firme per sottolineare l’ importanza e la delicatezza della scoperta e del provvedimento. L’ indiziato si chiama Giovanni Zumbo, è un commercialista di 43 anni che per quindici ha amministrato i beni sequestrati; lui stesso dice di essere un collaboratore esterno dei servizi segreti. Presumibilmente era in contatto con carabinieri del Ros passati all’ Agenzia per la sicurezza interna (l’ ex Sisde), succhiava notizie e le spifferava agli uomini della ’ ndrangheta. Non in cambio di soldi, ma «per amicizia, perché è riggitano», dice il suo referente nel crimine organizzato, Giovanni Ficara, che l’ ha portato al cospetto del boss Pelle. Denaro non ne voleva, «perché loro già prendono bei soldi, per questo fatto... che sono nei Servizi..». E lo stesso Zumbo si descrive come parte di un mondo opaco: «Faccio parte tutt’ ora di un sistema che è molto, molto più vasto di quello che... ma vi dico una cosa, ve la dico in tutta onestà: Sunnu i peggiu porcarusi du’ mundu (sono i peggiori che fanno porcherie al mondo, ndr), ed io mi sento una persona onesta». L’ uomo a mezzo servizio tra Stato e ’ ndrangheta lo diceva mentre distribuiva informazioni sull’ operazione che s’ è conclusa ieri, e a marzo scorso il boss Ficara sapeva già che «hanno sentito là sotto, alla Madonna della Montagna, quando abbiamo rifatto le cariche nuove». Si riferiva alle intercettazioni durante le annuali riunioni di ’ ndrangheta al santuario della Madonna di Polsi, con dovizia di particolari: «In quella di Milano ci sono, dice, quelli che sono andati a Polsi. Lo zio Nino, Pepè, che dice che hanno cambiato carica... sa tutti i cazzi, compare!». Precisi anche i numeri degli arresti previsti: «Sono qualche 150 a Milano! Gira e volta altri 150 qua in zona! la Dda di Reggio e la Dda di Milano». Davanti a Giuseppe Pelle, l’ informatore snocciola l’ elenco degli intercettati, fa i nomi dei Gattuso, dei Napoli, dell’ ottantenne Mico Oppedisano considerato il nuovo patriarca dell’ organizzazione. E rassicura il padrone di casa: «Non ho avuto il piacere di sentire le vostre voci». Zumbo però mette in guardia: «La disgrazia degli uomini sono stati i telefonini e le macchine», perché nelle automobili si captano molti discorsi con le microspie, e rivolto a Giovanni Ficara dice: «Io più di aprirti gli occhi cosa devo fare?». Niente. Era già molto quello che faceva, secondo gli investigatori che ieri sono andati a prenderlo per accompagnarlo in carcere con l’ accusa di avere «concretamente contribuito al rafforzamento e alla realizzazione degli scopi dell’ associazione mafiosa denominata ’ ndrangheta». Giovanni Bianconi